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Udienza generale: il Papa su Sant’Andrea Kim, martire e primo sacerdote coreano

 Nella catechesi della scorsa settimana, il Pontefice aveva affrontato la figura di San Francesco Saverio, il grande missionario gesuita in Oriente.

 

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Foto: screenshot di Vatican Media

Redazione (25/05/2023 15:09, Gaudium Press) Dopo la catechesi sullo zelo apostolico, all’udienza generale di ieri, il Papa ha citato l’esempio di Sant’Andrea Kim Taegon, martire e primo sacerdote coreano. Nella catechesi della scorsa settimana, il Pontefice si era occupato di San Francesco Saverio, il grande missionario gesuita in Oriente.

“La vita di Sant’Andrea Kim Taegon è stata e continua ad essere una testimonianza eloquente dello zelo per l’annuncio del Vangelo”, ha commentato il Papa.

L’evangelizzazione della Corea fu portata avanti dai laici. Nel XVIII secolo, provenienti dalla Cina, i libri cristiani si diffusero in tutto il Paese. Una delle persone che avevano letto il libro, affascinata dalla nuova fede che conteneva, divenne un diplomatico in Cina e lì ricevette il battesimo dal vescovo Gouvea. Questo nuovo cristiano tornò in Corea nel 1784 e iniziò un apostolato molto fruttuoso, tanto che quando dieci anni dopo un sacerdote cinese arrivò in Corea, fu sorpreso di trovare 4.000 cristiani già formati.

“Sono stati i laici battezzati a trasmettere la fede. Non c’erano sacerdoti. Ci sono stati più tardi, più tardi. La prima evangelizzazione è stata fatta dai laici. Siamo capaci di una cosa del genere? Pensate! È qualcosa di interessante”, ha detto Francesco.

Ad un certo punto, mentre la comunità cristiana cresceva, le autorità, trascinate da una falsa paura, bandirono il cristianesimo. Il nonno di Sant’Andrea Kim fu martirizzato durante queste persecuzioni, così come suo padre; sua madre dovette ridursi a mendicare per strada.

Nel 1836 un missionario di passaggio nella sua città lo scelse come seminarista. Nel 1844 fu ordinato diacono e, un anno dopo, sacerdote a Shanghai. Tornò poi in Corea, ma poté servirvi come sacerdote solo per un anno e qualche mese, perché nel giugno 1846 fu arrestato e, tre mesi dopo, decapitato.

“Nella Corea di quel tempo, credere in Gesù Cristo significava essere pronti a testimoniare fino alla morte”, ha ricordato il Papa.

“La passione per l’evangelizzazione, questo grande zelo apostolico, è un dono che ci fa lo Spirito. E sebbene il contesto circostante non sia favorevole, come quello di Andrew Kim in Corea, la passione per l’evangelizzazione non cambia, anzi, diventa ancora più preziosa. Sant’Andrea Kim e altri fedeli coreani hanno dimostrato che la testimonianza del Vangelo offerta in tempi di persecuzione, può portare molto frutto nella fede”.

Prendendo l’esempio di Sant’Andrea Kim, il Papa ci ha invitato a guardare a questi grandi santi e a fare la nostra parte nel contesto in cui viviamo:

“Evangelizzare la famiglia, evangelizzare gli amici, parlare di Gesù, ma parlare di Gesù ed evangelizzare con un cuore pieno di gioia, pieno di forza. Questo ci viene dato dallo Spirito Santo. Prepariamoci a ricevere lo Spirito Santo nella prossima Pentecoste e chiediamo a Lui questa grazia, la grazia del coraggio apostolico, la grazia di evangelizzare, di portare sempre il messaggio di Gesù.

 

Con informazioni Vatican News

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