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Don Pirro Scavizzi, prete romano, venerabile

l sacerdote fu il confessore di Giovanni XXIII

Don Pirro

Redazione (17/06/2020 10:34, Gaudium Press) Don Pirro Scavizzi è venerabile, si attende un miracolo dal prete romano per poter procedere alla sua beatificazione anche in terra. Vittorio Capuzza, da un anno postulatore della causa di canonizzazione del sacerdote del clero romano morto nel settembre del 1964, non nasconde la sua grande gioia per la proclamazione delle virtù eroiche del sacerdote romano, sancite dal decreto della Congregazione della causa dei santi autorizzato a marzo da Papa Francesco.

E’ decisamente un passo avanti verso colui che fu il confessore di Papa Giovanni XXIII ovvero il “Papa buono” che lo nominò sessant’anni fa, predicatore degli esercizi spirituali presso Palazzo Apostolico e lo stesso anno, gli affidò le meditazioni dell’Avvento alla Curia Romana e due anni dopo anche la predicazione del mese mariano.

Don Pirro è molto conosciuto a Roma, è nato a Gubbio nel 1884 e la vocazione arrivò, ascoltando un missionario in casa di un amico sacerdote.

Fu cappellano militare durante le due guerre mondiali e testimone della tragedia della Shoah.

Monsignor Andrea Lonardo per la rubrica “Ritratti romani” ha dato un piccolo contributo: «Anche dinanzi alla persecuzione nazista don Pirro condivise la visione dell’intero clero romano, prodigandosi per aiutare gli ebrei nel 1944 – lo ricordava Lonardo -. Profondamente toccato dall’esperienza della guerra, fondò poi un gruppo di amicizia ebraico- cristiana e si impegnò perché fosse cancellata dalla liturgia l’espressione “perfidi giudei”».

Il corpo di don Pirro è sepolto presso la rettoria di Sant’Eustachio, la chiesa del centro storico. Ricorda il postulatore: «Qui il “pretarello del Vangelo” attuò in breve tempo una rivoluzione conciliare “ante litteram”, coinvolgendo i laici nell’andamento parrocchiale, inventandosi mille modi per attirare i giovani e risvegliare in tutti un profondo sentimento religioso, praticando una carità spirituale e materiale sine glossa, arrivando a togliersi il pane di bocca ed il materasso di sotto per darli a chiunque ne avesse bisogno. Con il congresso delle opere parrocchiali tenuto nel 1920, intendeva far parlare e coinvolgere i laici nelle varie problematiche della sua parrocchia. Da questa prima esperienza pastorale nacquero il Consiglio pastorale e le varie attività che fecero decollare la parrocchia».

Queste furono le parole scritte da don Pirro nel suo testamento spirituale: «Adoro l’unico vero Dio…nel canto della Madonna Magnificat esprimo il mio ringraziamento perché mi ha reso ministro di lavoro sacramentale per innumerevoli anime».

E’ bello vedere che Roma è fatta da persone come don Pirro, che hanno edificato nelle anime uno sguardo diverso e buono sulla città eterna. Don Pirro è stato uno dei pochi, che ha guardato al di là dei confini cittadini. (Rita Sberna)

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