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In Cile sono state bruciate due chiese: continuano le violenze contro il cristianesimo

E’ avvenuto il 18 ottobre, nel giorno in cui un anno fa cominciarono le proteste. La cristianofobia dilaga nel mondo.

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Rita Sberna (21.10.2020 20:06, Gaudium Press) Chiese incendiate, scontri tra la Polizia e i Carabinieri: questa è la situazione in Cile in particolare a Santiago, il 18 ottobre è stata una giornata di paura, scontri e dolore. La giornata segna l’anniversario degli inizi delle proteste del 2019, ad una settimana dal plebiscito per dare vita a una nuova Costituzione.

Le violenze e gli atti vandalici contro le chiese sono sempre in aumento, sono state saccheggiate alcune immagini religiose e poi bruciate, ad essere preso di mira per la seconda volta in un anno è stato il tempio di San Francisco de Borja utilizzato dai Carabinieri per le cerimonie istituzionali.

Ma i saccheggi non si sono fermati lì perché qualche ora dopo, è stata bruciata la chiesa dell’Assunzione, una delle più antiche della capitale. Altri saccheggi e incendi sono stati causati in altre zone di Santiago, è tutta una continua persecuzione sui cristiani, possiamo dire una vera e proprio cristianofobia, un attacco violento al cristianesimo.

E’ un vero e proprio odio satanico contro l’amore di Cristo

Questi attacchi vanno aldilà degli atti vandalici, sono un vero e proprio odio satanico, a dimostrarlo è la felicità dei manifestanti che dopo aver bruciato i luoghi di culto cristiani hanno festeggiato ed erano tutti incappucciati.

 Tantè che quando la struttura in fiamme si stava frantumando, gli incappucciati hanno gridato “lasciala cadere” ed hanno continuato a festeggiare.

Secondo la stampa cilena, sono state già arrestate 580 persone, 287 delle quali
solo nell’area metropolitana.

I giornalisti del luogo si chiedono come mai il Vaticano sia rimasto in silenzio d’innanzi ad un fatto così grave che ha squarciato ancora per l’ennesima volta, i nostri simboli religiosi.

Questo silenzio assordante delle stanza Vaticane ha creato disappunto sulle reti sociali.

Questo è ciò che scrive la Conferenza episcopale cilena in una nota firmata dal presidente, mons. Santiago Silva Retamales: “Gli eventi delle ultime ore a Santiago e in altre città del Cile dimostrano che non ci sono limiti per chi drammatizza la violenza. Abbiamo tristemente assistito agli attacchi, ai saccheggi e agli attentati ai luoghi di preghiera, agli spazi sacri dedicati a Dio e al servizio di solidarietà delle persone.

Ci fa male vedere che un tempio che è patrimonio di Santiago viene distrutto e che si celebra la sua distruzione. Esprimiamo la nostra particolare vicinanza alle comunità della parrocchia dell’Assunzione e della chiesa istituzionale dei Carabinieri del Cile”. “Questi gruppi violenti – prosegue la nota della Cech – contrastano con molti altri che hanno manifestato pacificamente. La stragrande maggioranza del Cile desidera ardentemente giustizia e misure efficaci che aiutino a superare i divari di disuguaglianza; non vuole più corruzione o abuso, si aspetta un trattamento dignitoso, rispettoso ed equo.

 Crediamo che questa maggioranza non sostenga o giustifichi azioni violente che causano dolore a individui e famiglie, danneggiando comunità che non possono vivere tranquillamente nelle loro case o nel lavoro, spaventate da chi non cerca di costruire nulla, ma piuttosto distrugge tutto”.

“Domenica 25 ottobre, i cittadini che vogliono giustizia, onestà, superamento delle disuguaglianze e opportunità per potersi sollevare il Paese, non saranno intimiditi dalle minacce di violenza e si prenderanno cura di adempiere alla loro responsabilità civica. Nelle democrazie – concludono i vescovi – ci esprimiamo con il voto libero in coscienza, non sotto la pressione del terrore e della forza”.

 

 

 

 

 

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