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“Nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”

Bibbia 2

Martedì della XXXI settimana del T. O.

3 novembre, san Martino di Porres

Lc 14, 15-24

In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

COMMENTO

I poveri, gli storpi, i ciechi, gli zoppi e i passanti… ecco gli invitati alla cena del Signore. Tra questi ci siamo anche noi!

***

“Chi prenderà cibo nel Regno di Dio?” vuol dire: chi troverà dopo la morte la salvezza eterna? A tale domanda Gesù risponde con la parabola della “grande cena”, alla quale si rifiutano di andare gli invitati.

Cos’è la grande cena? Tra gli altri significati mistici c’è sicuramente quello dell’istituzione dell’Eucaristia, che è stata rifiutata dal popolo come si legge al capitolo sesto del Vangelo di San Giovanni.

Chi sono gli invitati? Il popolo scelto da Dio, la stirpe di Abramo secondo la carne. A loro è stato offerto “in primis” l’invito per accedere alla sacra mensa del Signore. Ma, tutti, l’uno dopo l’altro, “cominciarono a scusarsi”. E per quali motivi? Per le banalità della vita: chi aveva un affare da concludere, chi voleva provare i buoi, chi si era appena sposato… Davanti alla grandezza dell’evento tutti oppongono la mediocrità dei loro orizzonti esistenziali. Quando il Cielo gli si apre davanti con i suoi splendori, voltano le spalle per affondare nella caducità quotidiana. Immenso peccato che causa, giustamente, l’ira del padrone!

Tuttavia, la casa non poteva restare vuota! Perciò sono stati condotti alla cena i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi, coloro, insomma, che si trovano nella sofferenza e non hanno le loro speranze riposte in questo mondo. Beati loro! L’essere scartati dal mondo gli è valso l’ingresso al Regno dei Cieli! E infine, anche i passanti sono stati costretti ad entrare. Il verbo costringere parla di azione imposta con la forza! E, sì, così è stato, per esempio, nel caso di San Paolo. Lui fu in qualche modo costretto a partecipare alla grande cena.

Riempiendo la casa, però, restavano definitivamente esclusi i primi ai quali era stata rivolta la benevolenza del Padrone: “nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”.

Lezione importantissima per noi. Avendo la possibilità di partecipare alla Messa tutte le domeniche, molti non ci vogliono andare. Non li possiamo paragonare agli invitati? Ahimè, abbiamo timore del Signore che passa e non torna più! Ma non solo. Non potrebbe essere più intensa la nostra devozione verso l’Eucarestia? Sappiamo riconoscere l’immenso dono che significa questa “grande cena” che ci offre un “Uomo”, cioè Gesù stesso, donandoci il suo Corpo in cibo e il suo Sangue in bevanda? Avendo la possibilità, cerchiamo di andare in chiesa davanti al Tabernacolo a trovare Nostro Signore, prigioniero d’amore, nell’attesa che andiamo a trovarlo? Vuole vederci vicini a Lui per consolarci, purificarci, elevarci con la sua grazia, e noi? Quante volte la banalità della vita, le attività pur lecite però sempre meno importanti, occupano la nostra agenda, mentre il Dio degli Altari lo si trascura e dimentica?

Riconosciamoci nel numero degli zoppi, dei ciechi, dei poveri in spirito e cambiamo vita! Meglio essere falliti in questo mondo pur di avere le porte dell’eternità aperte. Pentiamoci e rettifichiamo la nostra condotta! È per amore che dobbiamo rispondere con prontezza e devozione all’appello di Gesù nell’Eucarestia! Altrimenti, anche noi, correremo il rischio di essere scartati per sempre dal banchetto del Regno dei Cieli!

 

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