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I cattolici francesi protestano: “Vogliamo la messa”

Anche in Francia è sopraggiunta la seconda ondata di coronavirus, ecco perché sono stati sospesi tutti i riti religiosi. Ma i cattolici francesi non ci stanno.

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Rita Sberna (18.11.2020 13:14, Gaudium Press) A Parigi è momento di proteste, i cattolici francesi vogliono la messa e attraverso slogan e proteste, chiedono l’intervento di Macron. Centinaia di persone stanno in piedi davanti alla cattedrale di Versailles ma non solo, le stesse proteste si sono svolte in altre città della Francia e tutto per un unico motivo: riavere la messa!

La situazione in Francia è questa a causa del lockdown: le chiese sono aperte ma i sacerdoti hanno avuto il divieto di celebrare messe ma rispetto al primo lockdown, i matrimoni e i funerali potranno essere celebrati in forma ridotta.

Il ministro dell’Interno, Gérard Darmanin, ha minacciato di mandare poliziotti per fare multe prima di aggiungere: “Spero che non saremo costretti a farlo”.

La conferenza dei vescovi spiega di non avere organizzato i raduni in strada, ed invita i fedeli a rispettare le regole ma nel frattempo annuncia un ricorso al Consiglio di Stato contro il divieto del governo.

Adelaide, una giovane che ha manifestato davanti alla cattedrale di Versailles racconta: “Ci parlano di bisogni essenziali, per noi questo è essenziale”. Alcuni cattolici hanno esibito cartelli in cui si sottolinea l’attuale contraddizione: “Al supermercato sì, alla messa no”. 

Molti esponenti politici si sono esposti a favore di un ritorno delle celebrazioni. Il presidente del Senato, Gérard Larcher, ha commentato: “Si tratta di una libertà fondamentale, il governo deve aprire un dialogo”. Anche Marine Le Pen si è schierata con i manifestanti: “Si tratta di una legittima rivendicazione”.

I numeri della seconda ondata in Francia sono da record ed il lockdown è previsto fino al 1° dicembre e potrebbe essere esteso su alcune attività come bar e ristoranti.

In Francia ad oggi vi sono 25.000 casi al giorno di persone contagiate dal Covid 19.

Allo stesso tempo, i cattolici francesi continuano la battaglia per evitare che la tradizione transalpina scompaia dal contesto politico- religioso.

Padre Abbe Guy Pagès, esperto di Islam, in un’intervista ha detto in merito alla situazione francese: “Il 7 novembre, il Consiglio di Stato ha convalidato il divieto di assistere alla Messa. Tuttavia, questo divieto di culto non ha basi razionali: non solo costituzionalmente è una libertà fondamentale, ma ufficialmente ne rimangono altre. Libertà, come prendere la metropolitana, affollata e inquinata, o affrettarsi ai supermercati (mentre i nostri piccoli commercianti devono fare harakiri)”. Siamo dalle parti delle polemiche che abbiamo osservato anche in Italia: perché la Messa no ed altre eventuali sedi di aggregazione sì?

Continua il sacerdote francese: “Ciò che si sta verificando è già successo quando Mosè ha chiesto al Faraone di consentire che il popolo ebraico lasciasse l’Egitto per andare nel deserto ad adorare Dio. Lo Stato moderno, come il faraone, non conosce Dio e, per la prima volta dalla Rivoluzione francese, sfida il diritto fondamentale a adorare Dio”. Ecco che arriva il paragone: “Ora, proprio come i cristiani di Abitene durante la persecuzione di Diocleziano preferivano essere condannati a morte partecipando alla Messa proibita, così siamo costretti a scegliere tra adorare Dio e sottomettersi allo Stato. La libertà di culto non è negoziabile: la salvezza vale più della salute”.

 

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