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Il Corriere della Sera riproduce stralci di video di dichiarazioni del Vescovo Perlasca

L’ex capo dell’ufficio amministrativo della Segreteria di Stato è il principale testimone nel processo al cardinale Becciu e altri.

secretaria de estado

Rita Sberna (11.12.2021 18:25, Gaudium Press)Il quotidiano italiano Corriere della Sera ha avuto accesso ai video delle dichiarazioni del vescovo Alberto Perlasca, fino al 2018 e da diversi anni capo dell’ufficio amministrativo della Segreteria di Stato vaticana.

 Mons. Perlasca è il principale testimone nel processo secondo cui il Tribunale vaticano segue il cardinale Angelo Becciu, ex sostituto della Segreteria di Stato, e altre persone presumibilmente implicate in reati per transazioni immobiliari in Slovenia e Londra, dove la Santa Sede avrebbe perso circa più di 100 milioni di euro. Secondo il Corriere, quella sezione della Segreteria di Stato vaticana, che era diretta dal vescovo Perlasca, amministrava tra i 600 ei 700 milioni di euro del fondo San Pedro Obolo. Avere accesso ai video nella loro interezza era una delle richieste della difesa che non erano state soddisfatte.

Tra gli altri fatti dal quotidiano italiano, il Corriere sottolinea che nella sua dichiarazione agli inquirenti vaticani del 23 aprile 2020, procedura eseguita presso le strutture della Gendarmeria vaticana, Mons. Perlasca afferma che Rafael Mincione, finanziere a cui la Segreteria di Stato aveva dato 200 milioni di euro per l’acquisto dell’immobile a Londra, li ha ‘stregati’ con il suo fascino: “Mincione ci ha stregato, è un affascinante…”. Ma il tempo stringe, la faccenda con Mincione va male e la Santa Sede vuole rompere con lui. Questo a ritorno da novembre-dicembre 2018. Per questo è stato chiamato Gianluigi Torzi, che attraverso un contratto firmato dal vescovo Perlasca, prende possesso della proprietà londinese.

A proposito dell’accordo con il broker Torzi

Con l’ascesa di Mons. Edgar Peña Parra alla carica di sostituto della Segreteria di Stato, Mons. Perlasca viene destituito, e cercano di raggiungere un accordo con il mediatore Torzi, vogliono liquidare i loro servizi, cosa che viene infine concordata da una somma di 15 milioni di euro. «Ero favorevole alla denuncia», dice monsignor Perlasca, ma poi, racconta il Corriere, monsignore alza il braccio con l’indice rivolto verso l’alto: «L’indicazione di cui sopra era di mettersi d’accordo», facendo riferimento a un’indicazione del Papa.

Allora gli inquirenti si alzano e gli dicono: “Non puoi dire queste cose, siamo andati dal Santo Padre e gli abbiamo chiesto cosa è successo e posso dubitare di tutti tranne del Santo Padre!” Poi – secondo il Corriere – sono seguiti “minuti drammatici”, in cui il vescovo Perlasca insiste dicendo ” a causa della denuncia, la mia posizione era più intransigente”. Già nella sua dichiarazione dell’agosto 2020, in merito a presunti regali che avrebbe ricevuto da un altro dei coinvolti, Enrico Crasso, il Vescovo Perlasca ha affermato che ciò che ha ricevuto da lui erano cose di valore irrisorio, come una penna Parker che stava tirando fuori della sua valigetta. Riguardo ai soldi dati a Cecilia Marogna – la presunta agente che agisce su ordine del cardinale Becciu – per conto della Segreteria di Stato, Mons. Perlasca dice che “Non sapevo nemmeno che fosse una donna, l’ho scoperto qui. Per me quella persona era un numero di conto!” Il cardinale Becciu, dice il vescovo Perlasca, fu molto prudente nelle comunicazioni. Un giorno gli disse di scaricare Signal, un’app di comunicazione ritenuta molto sicura.

Tra gli altri punti di interesse citati dal Corriere vi è quello delle 12mila medaglie d’oro, d’argento e di bronzo, portate dai sotterranei dell’Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) ad alcuni armadi senza custodia nella Segreteria di Stato. “Tutti sapevano dove erano le chiavi”, dice il vescovo Perlasca.

Riguardo ai soldi movimentati dalla Segreteria di Stato, il cardinale George Pell, già segretario all’Economia della Santa Sede, all’inizio di novembre in dichiarazioni ad alcuni giornali italiani aveva dichiarato che era stata disposta una verifica esterna per le finanze vaticane, ma che l’allora sostituto perché il Segretario di Stato, il cardinale Becciu, aveva impedito questa verifica, sostenendo che i revisori “non avevano l’autorità per entrare nella Segreteria di Stato”, cosa che secondo il prelato australiano “era falsa”. “Avevamo l’autorità per entrare, ma ce l’hanno impedito”.

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