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Il vescovo Zanchetta è in carcere: condannato a 4 anni e mezzo per violenza sessuale

Il vescovo argentino Zanchetta è amico del Papa, lo ospitò a santa Marta dopo l’inizio dell’inchiesta

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Rita Sberna (10.03.2022 15:48, Gaudium Press) Gustavo Oscar Zanchetta, vescovo argentino è stato condannato a 4 anni e mezzo di carcere con l’accusa di violenza sessuale su due ex seminaristi. A decidere la sua sorte è stato il Tribunale di Orano, in Argentina, nella stessa città in cui Zanchetta è stato vescovo dal 2013 per volontà di Papa Francesco, suo vecchio amico.

Monsignor Zanchetta ha sempre negato le accuse fattegli, e nel 2017 era stato costretto a lasciare la guida della sua diocesi, all’epoca motivò questa scelta per “motivi di salute” che non gli permettevano di portare avanti il ministero pastorale vista anche la vastità del territorio.

In una lettera ai fedeli aveva scritto: “ho posto nelle mani del Santo Padre la decisione che credo sia la migliore, anzitutto pensando a voi prima che a me stesso e perché la cura che devo seguire non può essere intrapresa qui. Dal momento che devo partire prima possibile per iniziare il trattamento, mi congedo con questa lettera, anche se mi piacerebbe stringere la mano a tutti, specialmente ai più poveri, ai più deboli e ai più sofferenti”.

Quelle sue parole furono interpretate da molti come una fuga ai problemi giudiziari, poi le sue dimissioni vennero ufficializzate dalla Sala Stampa il 1 agosto 2017.

Il presule nel frattempo aveva lasciato la sua residenza in Argentina per vivere nella residenza del Papa a Casa Santa Marta.

Il 19 dicembre, il Vaticano comunicava a sorpresa che il Papa lo aveva nominato assessore dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica. Una decisione che Francesco spiegò pubblicamente: “C’era stata un’accusa e, prima di chiedergli la rinuncia, l’ho fatto venire subito qui con la persona che lo accusava. Alla fine si è difeso dicendo che gli avevano hackerato il telefonino. Allora di fronte all’evidenza e a una buona difesa resta il dubbio, ma in dubio pro reo. Ed è venuto il cardinale di Buenos Aires per essere testimone di tutto. E l’ho continuato a seguire in modo particolare”.

All’epoca il Papa aggiunse: “L’ho fatto venire qui e gli ho chiesto la rinuncia. Bello e chiaro. L’ho mandato in Spagna a fare un test psichiatrico. Alcuni media hanno detto: ‘Il Papa gli ha regalato una vacanza in Spagna’. Ma è stato lì per fare un test psichiatrico, il risultato del test è stato nella norma, hanno consigliato una terapia una volta al mese. Doveva andare a Madrid e fare ogni mese una terapia di due giorni, per cui non conveniva farlo tornare in Argentina. L’ho tenuto qui perché il test diceva che aveva capacità di diagnosi, di gestione, di consulenza. Alcuni lo hanno interpretato qui in Italia come un ‘parcheggio’”.

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