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Il rosario delle sette “allegrezze” di Maria dell’Arcangelo San Gabriele

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Redazione (Lunedì, 13-04-2020, Gaudium Press) L’angelo Gabriele un giorno apparì alla mistica Mechtild Thaller: “Tu soffri con Maria, rallegrati anche con me! Mai ancora tu hai recitato la corona in onore delle sette Allegrezze di Maria. Recitala dunque! Questo rosario è una sorgente di grandi gioie spirituali per tutti quelli che lo recitano, esso dona una grandissima gioia alla Regina dei Cieli. Fanne parte anche ai tuoi amici spirituali. Salutali in nome di Gesù e dici loro che la mia Regina li ama molto, che ella veglia su di essi incessantemente, perché essi diffondono il mio culto e quello di tutti gli angeli, il che è, per la Regina degli Angeli, la causa di una gioia che non si saprebbe esprimere”.

A questo rosario è legata una leggenda francescana del rosario delle sette allegrezze di Maria che viene riportata nel “Leggendario francescano, istorie de Santi, Beati, Venerabili ed altri Uomini”.

Le origini e la storia

Nel XV secolo, fra Giacomo stava attraversando una profonda crisi spirituale, era novizio presso gli osservanti del borgo di Sansepolcro (Arezzo). Una delle abitudini dell’uomo era quella di ornare sempre le immagini della Madonna con delle corone di fiori ma per mancanza di tempo non lo faceva più. Un giorno trovandosi davanti alla statua della Vergine Maria, si stava lamentando proprio di questo e gli apparve l’angelo Gabriele che gli insegnò ad onorare Maria con la recita delle sette decine – un Padre nostro e dieci Ave Maria – le allegrezze di Maria.

Fra Giacomo era felicissimo di ciò che l’angelo gli aveva detto e si mise a pregare in quel modo, mentre pregava entrò il maestro dei novizi che all’improvviso lo vide inginocchiato nella sua cella: un angelo in piedi ai suoi fianchi intrecciante una corona di rose e di gigli legati da un filo d’oro, che egli gli posa finalmente sulla testa.

In quel momento Fra Giacomo è obbligato a raccontare tutto e la devozione si propaga prima nella sua comunità, poi negli altri conventi della provincia delle Marche.

Alcuni anni dopo, un novizio aveva preso come impegno per una questione di “voto” di recitare prima di ogni pasto la preghiera di fra Giacomo ormai chiamato come fra Giacomo della Corona ma si accorge nel momento in cui entra in refettorio di non averla ancora recitata.

Così il povero novizio chiede al padre guardiano di recarsi nel coro per riparare questa sua dimenticanza. Il padre guardiano acconsentì ma vedendo che questi tardava, mandò un altro frate a cercarlo e poi un altro ancora.

Ad un certo punto vedendo che i frati non facevano di ritorno e il pasto si stava freddando, il guardiano si reca a vedere cosa stesse accadendo: i tre religiosi sono inginocchiati in estasi, contemplando l’angelo Gabriele impegnato a raccogliere le rose ed i gigli che escono dalla bocca del fraticello ed a intrecciarne con un filo d’oro una corona, che egli finisce col deporre sulla testa della statua della Vergine.

Questo rosario oggi è molto diffuso. (Rita Sberna)

 

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