Genitori della Madre del Messia: nonni di Dio!
Dall’unione di San Gioacchino e Sant’Anna sarebbe sbocciato il Giglio dei Gigli, Maria Santissima, da cui sarebbe nato il Salvatore. Oggi, 26 luglio, celebriamo la memoria dei genitori della Madonna.
Redazione (26/07/2023 13:34, Gaudium Press) Dall’unione di San Gioacchino e Sant’Anna sarebbe sbocciato il Giglio dei Gigli, Maria Santissima, da cui sarebbe nato il Salvatore. Per adempiere bene a questa missione, la Provvidenza doveva elevarli a un grado di santità mai raggiunto prima.
Il Verbo eterno ha voluto una Madre per assumere in lei la natura umana e, ricomponendo in sé l’intero universo (cfr. Ef 1,10), riparare al peccato dei nostri progenitori.
In questa prospettiva, la presenza della Madonna non si è limitata ad arricchire l’opera della creazione, ma l’ha innalzata a un compimento inimmaginabile. La natività della Regina dell’Universo ha dato inizio a un nuovo piano di grazie per gli angeli e gli uomini e ha permesso a Dio di stabilire il suo Paradiso sul piano fisico.
E per la manifestazione nel tempo di questo Paradiso, preparato con cura da tutta l’eternità, l’Artefice Divino aveva a disposizione due anime scelte: San Gioacchino e Sant’Anna. Per comprendere le grazie e i doni unici con cui la Provvidenza li ricompensò in virtù della loro straordinaria vocazione, dobbiamo ricordare alcuni presupposti teologici fondamentali.
Purificati dal peccato originale e ricolmi di grazie
Dopo la caduta dei nostri progenitori, il Creatore strinse un’alleanza con Abramo e gli indicò i riti che avrebbero santificato i suoi discendenti, purificandoli dalla colpa del peccato originale e mitigarne le conseguenze. In questo modo, formò per sé un popolo santo, dal quale sarebbe nato l’Uomo al centro e al vertice di tutta la storia, Gesù Cristo. E a lui, inseparabilmente unita nella mente divina, era la Madonna, capolavoro dell’Altissimo e partecipe dell’opera redentrice del Figlio.
Il Padre ha avuto una cura particolare nel preparare la nascita di Maria, e per certi versi si è occupato in modo più diretto e attento della sua venuta al mondo che della nascita del Bambino Gesù. Innanzitutto, perché era conforme alla nobiltà divina farlo con una creatura più fragile e delicata. Poi, per la semplice ragione che il fattore più importante e fondamentale dell’Incarnazione era l’esistenza della Madonna. Dal momento che Lei era su questa terra, la Santissima Trinità poteva “ignorare” gli altri dettagli.
Come veri israeliti, Gioacchino e Anna furono a suo tempo purificati dal peccato originale e vissero in stato di grazia. Ma la grandezza del concepimento della Madre del Messia raccomandava loro di elevarsi a un grado di santità e di purificazione mai raggiunto prima. Di conseguenza, dovevano essere dotati di doni e virtù molto speciali.
Inoltre, per quanto riguarda la natura della Bambina, era opportuno che Anna possedesse una santità ancora maggiore di quella del suo sposo, perché doveva diventare il tabernacolo vivente della Regina dell’Universo. Tuttavia, Dio adornò anche Gioacchino di virtù eminenti, perché sarebbero state la principale eredità che avrebbe lasciato alla Figlia. In un certo senso, la loro missione superava quella degli Angeli stessi, poiché nessuno di loro veniva chiamato “mamma” o “papà” dalla Madonna….
Effetti della vicinanza alla Madre di Dio e a suo Figlio
Il Dottore Angelico spiega che quanto più si è vicini alla causa, di qualsiasi tipo, tanto più si partecipa al suo effetto.[3] Applicando questo principio a Cristo, la Fonte da cui proviene ogni grazia e verità (cfr. Gv 1,17), coloro che gli sono più vicini beneficiano maggiormente dei frutti della sua Incarnazione, Morte e Risurrezione. Questa vicinanza, tuttavia, può essere considerata da due prospettive diverse, ma che non necessariamente si escludono a vicenda: una basata sul legame di sangue e di famiglia, l’altra sulla complementarietà della missione.
In Maria entrambi gli aspetti si realizzano in modo unico, poiché attraverso la sua Maternità divina ha contribuito alla formazione del Corpo perfettissimo di suo Figlio e, in quanto Corredentrice universale e Mediatrice di tutte le grazie, si è associata all’opera di salvezza da Lui compiuta. Per questo motivo, chi ha beneficiato più pienamente dei meriti previsti dalla Redenzione è stata la Madonna, che era libera da ogni macchia di peccato e piena di grazia fin dal primo istante del suo concepimento.
Qualcosa di simile si sarebbe verificato con San Giuseppe, come l’Autore ha spiegato in un’altra opera. Sebbene il glorioso patriarca non abbia dato alcun contributo biologico al concepimento di Gesù, la sua singolare vicinanza fisica, in quanto padre verginale dell’Uomo-Dio e vero sposo di Maria Santissima, ha favorito una partecipazione sui generis agli effetti della Redenzione.
Dopo aver ricapitolato questi principi fondamentali, sorge inevitabile la domanda: che fine hanno fatto Sant’Anna e San Gioacchino? I Vangeli non dicono nulla di loro e non ne citano nemmeno il nome. Eppure sono i genitori della Madonna e i nonni di Gesù… Potrebbe esistere un legame di sangue più stretto e intimo? Quali furono allora gli effetti della grazia sulla santa coppia, in vista del concepimento di Maria, l’Immacolata? Un passo dell’Antico Testamento può aiutare a rispondere a queste domande.
L’esempio di Tobia e Sara
La Sacra Scrittura racconta dettagliatamente le nozze di Tobia e Sara, sua cugina, una ragazza di rara bellezza (cfr. Tb 7-8). La giovane donna era vittima di Asmodeo, il demone dell’impurità, che nella prima notte dopo il matrimonio aveva ucciso sette mariti che si erano avvicinati a lei nella passione e quindi si erano allontanati da Dio dentro di loro. Molto angosciata, Sara pensò al suicidio, ma resistette alla tentazione visto il dolore che avrebbe causato al suo buon padre, Raguel.
La Provvidenza, tuttavia, stava preparando una soluzione mirabile al caso. Tobia, istruito dall’arcangelo San Raffaele, che lo accompagnava in forma umana con il nome di Azaria, avrebbe vinto la brama della carne, esorcizzato Asmodeo e sposato Sara con un cuore puro.
Con il consenso dei suoi genitori, si celebrò solennemente la festa del matrimonio. Quando fu terminata, ed erano appena entrati nella camera nuziale, Tobia disse: “Alzati, Sara, e preghiamo Dio oggi, domani e dopodomani. In queste tre notti saremo uniti a Dio. Dopo la terza notte consumeremo la nostra unione, perché siamo figli dei santi patriarchi e non dobbiamo sposarci come i pagani che non conoscono Dio” (8:4-5).
Trascorso il termine, che entrambi osservarono in fervente preghiera, Tobia pregò Dio prima di consumare il matrimonio: “Tu sai, o Signore, che non è per soddisfare la mia passione che prendo in moglie mia cugina, ma solo con il desiderio di generare una posterità attraverso la quale il Tuo nome sarà benedetto per sempre” (8,9).
Grazie alla sua purezza e all’obbedienza al consiglio dell’Angelo, Tobia esorcizzò la sua unione nuziale e visse una lunga vita con Sara.
La castissima generazione di Maria, preludio della vendetta divina
Alla luce di questo avvenimento, si pone la questione su San Gioacchino e Sant’Anna. Se consideriamo che in entrambi convergevano i più raffinati doni naturali e soprannaturali del popolo eletto, in vista della loro piena manifestazione nella Madonna e nell’Uomo-Dio, sembra ragionevole supporre che anch’essi, ancor di più di Tobia e Sara, siano stati purificati dalla concupiscenza della carne prima del concepimento di Maria.
Inoltre, essendo Maria la Mediatrice universale di tutte le grazie – una mediazione che abbraccia l’intera storia della creazione – i primi a beneficiare di questa prerogativa non dovrebbero essere i suoi stessi genitori? Questa ipotesi viene presentata come il modo più decoroso e casto di preparare l’alba della Redenzione, che sarebbe sorta al momento del concepimento della Beata Vergine.
L’autore ritiene che la Provvidenza abbia completato la sua opera in entrambi concedendo loro questa grazia, affinché nella generazione di Maria la concupiscenza non contaminasse in alcun modo lo spirito degli sposi. Così, il castissimo concepimento della Madonna sarebbe stato il preludio della vendetta sul serpente che Dio aveva promesso in Paradiso (cfr. Gen 3,15).
Di Mons. Giovanni Scognamiglio Clá Dias, EP
Estratto, con piccoli adattamenti, da: CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Maria Santissima! Il Paradiso di Dio rivelato agli uomini. São Paulo: Araldi del Vangelo, 2020, v.II, p.57-73
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