L’estensione del suicidio assistito in Canada: pericolo per i malati di mente
I difensori della salute mentale e gli attivisti Pro-Vita hanno sollevato preoccupazione per la possibile estensione delle leggi sul suicidio assistito in Canada.
Redazione (12/08/2023 15:24, Gaudium Press) I difensori della salute mentale e gli attivisti pro-vita manifestano preoccupazione per la possibile estensione delle leggi sul suicidio assistito in Canada, che consentirebbe di perseguire un trattamento medico terminale al paziente anche se non è affetto da una patologia mortale.
Il Canada ha legalizzato il suicidio assistito nel giugno 2016 per gli adulti affetti da malattie mortali irreversibili. Nel 2021, il governo canadese ha dichiarato che avrebbe aspettato altri due anni per estendere tali trattamenti ai cittadini affetti da malattie mentali, per “studiare come le cure mediche di fine vita (MAiD) possano essere somministrate in modo sicuro sulla base della malattia mentale”.
All’inizio di quest’anno il governo ha prorogato la scadenza per un altro anno. I canadesi che soffrono di malattie mentali potranno richiedere il suicidio assistito a metà marzo 2024.
Suicidio assistito possibile anche se non si è malati terminali
L’imminente modifica della legge ha generato un ampio dibattito in Canada, con i critici che sostengono che le nuove regole consentiranno alle persone di richiedere e ricevere il suicidio assistito anche se non sono in procinto di morire a causa di una malattia terminale.
La possibilità di assistere a una situazione del genere è emersa da un recente reportage della Reuters, in cui la 47enne canadese Lisa Pauli ha rivelato la sua intenzione di utilizzare l’imminente estensione del suicidio assistito da parte dello Stato, per porre fine alla propria vita.
La Pauli non è una malata terminale, ma ha sofferto di anoressia una parte della sua vita. Secondo quanto dichiarato alla Reuters, spera che le nuove leggi di prossima attuazione le permettano di richiedere una dose letale di farmaci, fornita da un medico, per potersi togliere la vita. “Sono molto stanca. Basta”, ha detto Pauli all’agenzia di stampa.
Reazioni pro-vita
Jeff Gunnarson, presidente della coalizione conservatrice Campagna per la Vita, si è detto “profondamente preoccupato e farà pressione contro qualsiasi accordo o azione che abbia l’obiettivo di facilitare l’accesso all’eutanasia attraverso le cosiddette terapie ospedaliere”.
La MAiD “sta di fatto permettendo ai forti e ai sani di uccidere i deboli e i malati con il pretesto della loro autonomia”, ha detto Gunnarson all’inizio di quest’anno, aggiungendo che la nuova estensione è destinata a “includere coloro che non stanno morendo e che vivono con disabilità, compresi quelli che vivono con malattie mentali”.
Christian Elia, direttore esecutivo della Lega cattolica per i diritti civili (CCRL), con sede a Ottawa, ha dichiarato che il gruppo “si è opposto e certamente intensificherà questa opposizione” sulla scia della imminente politica sulla salute mentale.
In un’intervista rilasciata alla stampa questo mese, il gruppo ha criticato quella che ha definito la “china pericolosa” delle leggi sull’eutanasia in Canada, come pure la mancanza di tutele offerte ai medici cattolici e ad altri obiettori al suicidio assistito.
“I diritti dei medici di opporsi in coscienza alla morte di un paziente non sono mai stati sanciti in modo adeguato”, ha dichiarato il CCRL, affermando che la Chiesa cattolica è stata “in prima linea” nell’offrire cure palliative dignitose e non suicidarie ai malati terminali in Canada.
Elia si è detto “fiducioso” che la legge per i malati mentali alla fine non verrà approvata.
“Non è stato possibile finora arrivare a tanto”, ha detto. “Siamo fiduciosi. Ci sono state delle reazioni negative. Queste pressioni hanno già causato questo rinvio”.
“Ci sono molti gruppi di professionisti della salute che stanno guidando la campagna e dicono che questa è un’idea mal concepita”, ha aggiunto.
Anche gli attivisti che non si sono opposti alla MAiD hanno espresso preoccupazione per la sua estensione alle malattie mentali.
Lauren Clegg, del Centre for Addiction and Mental Illness di Toronto, ha rimarcato le dichiarazioni del gruppo sulla legge sul suicidio assistito. Il gruppo ha “espresso pubblicamente preoccupazione per l’intenzione del governo federale di estendere l’ammissibilità al MAiD a persone la cui unica condizione medica è la malattia mentale”, ha detto.
Il gruppo ha lasciato intendere che le sue preoccupazioni potrebbero essere risolte se gli esperti fossero in grado di rispondere ” alla domanda per cui la malattia mentale può essere considerata ‘grave e irrimediabile’ ai fini della MAiD, e quali criteri potrebbero essere utilizzati per determinare se una persona soffre di una malattia mentale irrimediabile”.
Anita Federici, direttore clinico del Centre for the Regulation of Psychology and Emotionality, in Ontario, ha affermato che, per molti critici del provvedimento di estensione, “il problema… non è se la MAiD debba o possa esistere”.
“I problemi principali al momento sono: a) il modo in cui è stata proposta la terminalità e il danno che ne deriva, b) i criteri poco e mal definiti per le decisioni palliative e di fine vita, c) la totale assenza di un quadro completo di come la MAiD colpisca in modo sproporzionato i più vulnerabili della nostra società”.
In un articolo pubblicato sulla rivista Be Yourself dell’Associazione per la Bulimia e l’Anoressia Nervosa, con sede in Ontario, la Federici ha affermato che le persone affette da disturbi alimentari si trovano “in una posizione estremamente vulnerabile rispetto alla MAiD”, in parte a causa di “sostanziali barriere sistemiche all’assistenza medica nel campo dei disturbi alimentari”.
“Come si fa a stabilire se un disturbo alimentare è incurabile o non curabile, se la maggior parte non può accedere a cure mediche basate su dati certi?”, ha scritto Federici.
Alla domanda sui casi come quello di Pauli, Ary Maharaj del National Eating Disorders Information Center ha risposto che il gruppo comprende il desiderio di persone gravemente malate di mente di “porre fine al dolore e alla sofferenza” utilizzando il suicidio assistito.
Ma ha sostenuto che i governi “devono investire nel benessere della comunità per ridurre le condizioni sociali che possono causare e prolungare la malattia mentale”.
Dalla sua istituzione nel 2016, più di 30.000 canadesi si sono avvalsi della legge sul suicidio assistito nel loro Paese, per porre fine alla propria vita. La maggior parte di coloro che hanno ricevuto dosi letali nel 2021 ha citato il cancro come malattia di base.
Il governo canadese, nel frattempo, stima sul proprio sito web che “1 canadese su 3 (circa 9,1 milioni di persone) sarà affetto da malattia mentale nel corso della propria vita”.
Il sito web del governo offre anche assistenza ai canadesi che possono provare sentimenti suicidi, affermando che “a livello globale, il suicidio è riconosciuto come un importante problema di salute pubblica”.
(Raju Hasmukh con resoconto della CNA)
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