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HongKong come la Cina: giornalista cattolico assolto ma resta in carcere

Jimmy Lai non ha nemmeno visto rispettata la sua libertà di difendersi.

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Jimmy Lai – Foto: Ufficio della Speaker Nancy Pelosi su Wikipedia

Redazione (20/08/2023 11:42, Gaudium Press) The Pillar racconta la triste situazione di Jimmy Lai, giornalista cattolico e proprietario dell’Apple Daily, uno degli ultimi organi di informazione critici nei confronti della crescente erosione delle libertà civili a Hong Kong. Nel 2021 l’Apple Daily è stato costretto a chiudere, dopo che il governo aveva congelato i beni appartenenti a Lai e alla sua holding mediatica, dopo l’ irruzione negli uffici del giornale con l’arresto di diversi redattori.

Lai è in carcere dal 2020 e ora è stato assolto dall’accusa di aver organizzato una manifestazione durante le proteste del 2019, quando il governo dell’isola voleva approvare una legge che prevedeva il trasferimento dei detenuti politici nella Cina continentale per il processo. L’assoluzione è stata pronunciata lunedì dalla Corte d’appello. Tuttavia, la Corte ha confermato le condanne di tutti coloro che erano stati accusati di aver preso parte alla manifestazione, all’epoca dichiarata illegale.

Lai, che ha dichiarato che la sua fede cattolica lo motiva e lo sostiene in tutti i procedimenti legali, ha affermato che la nefasta legge sulla sicurezza nazionale approvata qualche anno fa, per Hong Kong è una “condanna a morte” per lo stato di diritto dell’isola. Jimmy Lai è stato imprigionato a causa di accuse previste dalla legge sulla sicurezza nazionale, detenzione che ha definito “l’apice della sua vita”.

“Un’assoluzione da un’accusa falsa dopo aver scontato una pena detentiva e mentre si trova in carcere per un’altra accusa falsa non è davvero di aiuto a Jimmy Lai in alcun senso”, ha dichiarato Mark Simon, un ex dirigente di Apple Daily.

“È come se Babbo Natale ti portasse a dieci anni le batterie di un giocattolo che non ha mai funzionato e che ti aveva regalato quando ne avevi sei”, ha detto, “Detto altrimenti, è come se Ponzio Pilato inviasse un comunicato in cui spiega che la croce che stavi portando non avresti dovuto portarla per 200 metri, ma che la crocifissione è ancora valida”.

Nemmeno la libertà di difesa

La persecuzione di Lai si è spinta fino a impedirgli di scegliere un avvocato di sua fiducia per rappresentarlo.

Sebbene due tribunali locali abbiano riconosciuto a Lai il diritto di essere rappresentato da un importante avvocato britannico, l’anno scorso il capo dell’esecutivo di Hong Kong, John Lee Ka-Chiu, ha fatto appello al governo della Cina continentale per impedire a Luke Owen, un cittadino britannico, di rappresentare Lai. Lee ha sostenuto che i cittadini stranieri non dovrebbero essere autorizzati a rappresentare gli imputati in materia di sicurezza nazionale.

In effetti, lo scorso gennaio il governo della Cina continentale ha decretato che sarebbe stato il capo dell’esecutivo di Hong Kong, e non la magistratura, a definire quali avvocati sono qualificati a comparire in tribunale in questi casi. Ma Owen conosce bene la legge di Hong Kong, visti gli stretti legami culturali tra il Regno Unito e l’isola.

In base alla legge sulla sicurezza nazionale, altre figure di spicco sono state rinchiuse in carcere, come il cardinale Joseph Zen, che è stato rilasciato nel giro di poche ore, e Agnes Chow, un’attivista pro-democrazia, che è stata rilasciata nel 2021 dopo sei mesi di carcere per aver partecipato a un’assemblea “illegale” nel 2019.

All’inizio di questo mese, anche Bobo Yip, ex presidente della Commissione Giustizia e Pace della diocesi di Hong Kong, è stato arrestato per motivi di sicurezza nazionale.

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