San Giuseppe da Copertino: compiere la volontà di Dio
Il 18 settembre la Chiesa ricorda San Giuseppe da Copertino. Per quali ragioni rappresenta un modello per i cattolici?
Redazione (18/09/2023 14:32, Gaudium Press) Se mai c’è stato un uomo scarsamente dotato di qualità naturali, questo è stato Giuseppe da Copertino.
Al momento della sua nascita, a causa dei debiti del padre, i mobili della sua famiglia furono sequestrati e la madre dovette partorire in una stalla.
Figlio di artigiani, rachitico, malaticcio, disprezzato da tutti, deriso dagli amici che lo chiamavano “Bocca aperta”, fu ripudiato anche dalla madre. Con un’ulcera in cancrena, trascorse l’infanzia tra la vita e la morte, finché non fu curato da un religioso.
Non era in grado di superare un esame, non era capace di sostenere una conversazione, non riusciva a badare a una casa o a toccare un piatto senza romperlo, appariva incapace e poco utile.
La vita religiosa
Quando poi volle abbracciare la vita religiosa, incontrò le maggiori difficoltà. Entrò nei Cappuccini come converso, ma la sua incapacità naturale e la sua preoccupazione soprannaturale si combinarono per renderlo inetto in tutto. Per questo si faceva chiamare Frate Asino.
Mentre la sua goffaggine era evidente, la sua santità non era percepita da nessuno.
Alla fine, i religiosi lo trovarono assolutamente insopportabile. Rapito dall’estasi, mentre aveva cura del refettorio, faceva cadere piatti e vassoi, i cui frammenti venivano attaccati al suo saio in segno di penitenza.
Serviva pane nero invece che bianco. Impiegava un mese intero per portare un po’ d’acqua da un posto all’altro. Infine, ritenendo che non fosse utile né per i servizi materiali né per la vita spirituale, lo allontanarono dal convento.
Espulso da altre case religiose, Giuseppe finì per essere ammesso nel convento di Grottella. In questo nuovo convento, gli fu affidata la cura di un asino.
Ordinato sacerdote
Sapeva a malapena leggere e scrivere e voleva diventare sacerdote. Non riusciva a spiegare nessuno dei testi evangelici, tranne quello contenente le parole “benedetto il grembo che ti ha partorito”.
All’esame di diaconato, il vescovo aprì a caso il libro dei Vangeli e chiese al candidato di commentare la frase “benedetto il grembo che ti ha generato”.
Giuseppe lo spiegò magistralmente. Rimaneva l’esame per il sacerdozio. Tutti i candidati, tranne Giuseppe, conoscevano perfettamente la materia. I primi a sostenere l’esame furono così brillanti che il vescovo si fermò prima di aver esaminato tutti. Giudicando inutile l’esame, ammise insieme i restanti candidati, compreso Giuseppe.
Il 4 marzo 1628 Giuseppe divenne sacerdote, a dispetto degli uomini e delle cose, a dispetto di tutte le incapacità riconosciute ma dimenticate.
Essere efficienti
Quando qualcuno ama Dio con tutto l’impegno della sua anima, cerca di compiere tutto ciò che è nella sua vocazione. Un uomo efficiente non è uno che fa qualcosa al di fuori della sua vocazione. Il massimo dell’inefficienza è operare al di fuori della propria vocazione personale.
L’ordine delle cose consiste nell’operare secondo i piani della Provvidenza. Chi “gioca” al di fuori dei piani di Dio, per quanto efficiente possa essere, tanto più sbaglia!
Perciò un uomo deve chiedersi se è in grado o meno di compiere la volontà di Dio su di lui.
Per fare la volontà di Dio non serve l’intelligenza, ma l’amore.
Con chi agisce in questo modo, Dio disporrà al meglio per realizzare i suoi disegni su quell’anima. Per questo motivo, prima ancora di cercare di conoscere i talenti di un uomo, bisognerebbe chiedergli se ama Dio e se conosce i progetti di Dio su di lui.
La Provvidenza, infatti, a volte fa nascere uomini come San Tommaso d’Aquino o il Beato Angelico, con un’evidente capacità naturale; a volte fa nascere un povero incapace come San Giuseppe da Copertino, che, essendo un vero santo e ascoltando i disegni della Provvidenza, ha compiuto l’opera di Dio.
In questo modo, Dio fa risplendere tutti i suoi santi, permettendo loro di compiere meraviglie al di là delle proprie energie, possibilità, talenti o capacità, perché si mettono sulla strada della Provvidenza e ne compiono l’opera.
Ai due estremi delle capacità umane, da San Giuseppe da Copertino a San Tommaso d’Aquino, i santi hanno sempre ottenuto molto di più di quanto le loro capacità naturali avrebbero permesso.
In cielo sarà possibile vedere San Giuseppe da Copertino e San Tommaso d’Aquino fianco a fianco a venerare la Madonna e ad adorare Nostro Signore Gesù Cristo, cantando insieme inni per l’eternità.
San Giuseppe da Copertino Ozimo
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