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Segue la “novela” Rupnik: preoccupazioni per le vittime a seguito di una nota della diocesi di Roma

Sono numerose, soprattutto in Italia, le reazioni al comunicato del Vicariato di Roma sulla visita canonica del centro Aletti.

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Foto: Caritas Cile

Redazione (20/09/2023 15:48, Gaudium Press) Sono numerosissime, soprattutto in Italia, le reazioni al comunicato del Vicariato di Roma sulla visita canonica al Centro Aletti, comunicato che giunge due giorni dopo l’incontro di Maria Campatelli, direttrice di questo centro, con il Papa.

Ricordiamo che il Centro Aletti ha avuto come fondatore e direttore il contestato ex gesuita Marko Rupnik, e che in un comunicato di giugno la Campatelli e il Centro Aletti hanno difeso questo sacerdote, accusando inoltre la Compagnia di Gesù di “favorire una campagna mediatica basata su accuse diffamatorie e non provate (che hanno esposto p. Rupnik e l’intero Centro Aletti a forme di linciaggio)”.

Il comunicato stampa di p. Giacomo Incitti, docente di diritto canonico presso l’Università Urbaniana, riferisce di un’indagine condotta con “diligenza e riservatezza, attraverso incontri comunitari e un numero significativo di colloqui personali sia con i membri attuali sia con molte persone che a vario titolo hanno avuto contatti con la vita e le attività del Centro [Aletti]. Il 23 giugno 2023 il Visitatore ha presentato la relazione finale”.

Dopo aver constatato che “all’interno del Centro Aletti c’è una sana vita comunitaria senza particolari criticità”, e che l’uscita dei sacerdoti dalla Compagnia di Gesù ha imposto alcune modifiche agli statuti, la nota afferma che “secondo l’esplicita richiesta formulata nel decreto di nomina, tenendo conto delle ripercussioni sulla vita dell’Associazione, il Visitatore ha esaminato diligentemente anche le principali accuse mosse a p. Rupnik, in particolare quella che ha motivato la richiesta di scomunica. Sulla base dell’abbondante materiale documentario studiato, il Visitatore ha potuto riscontrare e quindi denunciare procedure gravemente anomale, il cui esame ha generato anche fondati dubbi sulla stessa richiesta di scomunica. Considerata la gravità di questi risultati, il cardinale vicario ha inoltrato la relazione alle autorità competenti”.

La diocesi di Roma afferma quindi che la richiesta di scomunica, pena che è stata infine decretata nei confronti di p. Rupnik e pochissimo tempo dopo stranamente revocata, è meritevole di “fondati dubbi”, ma non specifica di quali e quali tipi di dubbi si tratti, sollevando ora anche un serio “dubbio” su un’intera procedura di un dicastero romano, che ha determinato una sanzione tra le più gravi che si possano decretare.

Mentre gli analisti stanno già criticando il fatto che un Ordinario faccia valutazioni su una procedura di esclusiva competenza di una congregazione romana, dal momento che solo il Dicastero per la Dottrina della Fede è competente in casi di abusi di questo tipo, ci si chiede se il sacerdote-visitatore canonista abbia incluso tra il “copioso materiale documentale studiato” i resoconti delle interviste alle varie vittime che negli ultimi mesi hanno denunciato, anche attraverso i media, di aver subito abusi da parte del sacerdote sloveno.

“Sono sotto shock, come tutte le vittime di Rupnik. Il Papa non ha mai considerato le vittime. Ma è molto interessato ai soldi e al potere del Centro Aletti”, ha dichiarato a La Nuova Bussola Quotidiana una delle vittime dell’ex gesuita. Infatti, secondo La Nuova Bussola, alcune delle ex suore della comunità di Loyola, dove il sacerdote avrebbe abusato di diverse religiose, si sono rivolte “al Papa in persona nell’estate del 2021, inviandogli lettere; nessuna risposta dall’alto”.

Sono già in molti a chiedere di abbandonare i canali amministrativi in relazione alle varie accuse contro p. Rupnik, e di avviare invece un regolare processo giudiziario canonico, unico modo per offrire vera obiettività e giustizia.

Se il sacerdote è innocente, non ha nulla da temere.

Nel frattempo, le ipotetiche e varie vittime – i cui racconti dettagliati e credibili hanno inondato i canali mediatici negli ultimi mesi – potranno giustamente continuare a sostenere non solo che le loro sofferenze sono coperte dal mantello dell’impunità, ma anche che vengono rivittimizzate, gettando così un pesante manto di dubbi sull’intera trasparenza e sulla lotta agli abusi all’interno della Chiesa.

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