Il testo più antico sulle apparizioni di Nostra Signora di Guadalupe
In questo documento, tale meraviglioso incontro tra Dio e l’essere umano attraverso sua Madre, è descritto nel modo più bello, più pieno e meglio realizzato
Foto: Pubblicità/Istituto Superiore di Studi Guadalupani
Redazione (22/09/2023 16:39, Gaudium Press) Il testo più antico sulle apparizioni della Madonna di Guadalupe si chiama “Nican Mopohua”, che significa “Qui si narra”. Il documento fu scritto in lingua “náhuatal nobile”, con caratteri latini, seguendo la fonetica della lingua indigena.
“Questo documento descrive nel modo più bello, più pieno e meglio rappresentato questo meraviglioso incontro tra Dio e l’essere umano attraverso la sua stessa Madre, Santa Maria di Guadalupe”, ha dichiarato monsignor Eduardo Chávez Sánchez, Postulatore della Causa di Canonizzazione di San Juan Diego e Direttore Generale dell’Istituto Superiore di Studi Guadalupani (ISEG).
Il testo fu scritto tra il 1545 e il 1548
La paternità del testo è attribuita ad Antonio Valeriano, un indigeno saggio e nobile che fu educato nel Collegio della Santa Croce di Tlatelolco, fondato nel 1536 dai Francescani, di cui fu uno degli studenti più brillanti. Era un bravo scrittore, tanto da aiutare fra Bernardino de Sahagún a scrivere i suoi sermoni in “náhuatal”. Si ritiene che il “Nican Mopohua” sia stato scritto proprio da Valeriano tra il 1545 e il 1548.
Nonostante la rilevanza del testo, pochissimi indigeni erano in grado di leggerlo, poichè era scritto in caratteri latini, che solo pochi indigeni sapevano leggere. “C’erano anche pochissimi spagnoli che comprendevano questa lingua, quindi c’erano pochissimi indigeni e spagnoli che potevano leggere e capire il ‘Nican Mopohua’”, spiega monsignor Chávez.
Accesso limitato al documento
Pochi avevano accesso al documento, poiché si trattava di un manoscritto e ne erano state redatte solo poche copie, motivo per cui non fu la fonte attraverso la quale il meraviglioso evento di Guadalupana raggiunse le masse.
“Il ‘Nican Mopohua’, pur essendo il documento più accurato, completo, bello, evangelizzatore e storico, non rappresenta la fonte principale da cui gli indigeni e gli spagnoli vennero a conoscenza dei dettagli dell’impressionante evento su larga scala. Le fonti principali sono tre: una è la tradizione orale, la cui fonte è lo stesso San Giovanni Diego, che non si stancava mai di diffondere la testimonianza”, spiega l’esperto del fenomeno guadalupano.
Un’altra fonte attraverso la quale è stato reso noto l’evento della Madonna di Guadalupe è rappresentata dall’immagine impressa sul mantello di San Juan Diego, venerata nella Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, secondo monsignor Chávez.
Pubblicazione del manoscritto “Nican Mopohua
Un decennio dopo la pubblicazione del manoscritto “Nican Mopohua”, padre Luis Lasso de la Vega lo pubblicò in lingua nahuatl. Era il 1649. Il sacerdote era l’autore di “Huei tlamahuicoltica”, che racconta il “grande evento” della Madonna di Guadalupe, un’opera di 36 pagine quasi interamente in náhuatl.
La copia più antica di ‘Nican Mopohua’ si trova attualmente alla New York Public Library.
I protagonisti del racconto di Antonio Valeriano sono la Beata Vergine, San Juan Diego, il vescovo Fray Juan de Zumárraga, lo zio di San Juan Diego, i servitori del vescovo e la città che riconosce l’evento soprannaturale. (EPC)
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