Perché San Padre Pio attirava e continua ad attirare tante anime?
Trascorreva dalle dieci alle quindici ore al giorno ad amministrare il sacramento della Riconciliazione. Gli fu persino proibito di celebrare la sua Messa quotidiana in pubblico.
Redazione (23/09/2023 15:31, Gaudium Press) Pietrelcina è un piccolo paese dell’Italia meridionale, circondato da una terra fertile ma rocciosa. Ancora oggi è possibile passeggiare per le sue strette vie dalla pavimentazione irregolare, percependo l’atmosfera dei tempi passati.
Il 25 maggio 1887 vi nacque un bambino, battezzato con il nome di Francesco, che negli anni sarebbe diventato noto in tutto il mondo.
Stiamo parlando del “martire” del confessionale, che possedeva il dono di leggere le coscienze e passava dalle dieci alle quindici ore al giorno ad amministrare il sacramento della Riconciliazione; del sacerdote perseguitato, a cui fu proibito per oltre due anni di celebrare la Messa quotidiana in pubblico, di confessare e perfino di dare consigli spirituali a chi li richiedeva; del religioso che mantenne un obbediente silenzio di fronte a tale situazione; del frate cappuccino ricercato dalle folle di tutto il mondo: San Pio da Pietrelcina.
A tutto ciò si aggiungeva il fatto di aver ricevuto il segno evidente, soprannaturale e doloroso delle stimmate sulle mani, sui piedi e sul costato, che segnò la sua vita e il suo apostolato per cinquant’anni.
“Sono solo un povero frate che prega”.
Papa Paolo VI commentò così questo frate stigmatizzato, che ha sconvolto e sconcerta tuttora il mondo intero: “Guardate che fama ha avuto Padre Pio! […] Ma perché? […] Perché celebrava umilmente la Messa, assisteva alle confessioni dalla mattina alla sera, ed era un testimone visibile delle stimmate di Nostro Signore. Era un uomo di preghiera e di sofferenza.
Uno dei suoi biografi riassume così la sua vita: “una genuflessione, un altare, un confessionale”. Queste tre parole indicano i luoghi in cui trascorreva la maggior parte delle sue giornate, dedicate alla preghiera, alla celebrazione della Santa Messa e all’assistenza di migliaia di penitenti che si inginocchiavano per chiedere perdono, oltre che una luce sul cammino della loro vita.
Padre Pio pregava in ogni momento e in ogni luogo. Era la fonte da cui attingeva la sua forza. “Cosa vuole questa gente da me? Sono solo un povero frate che prega”, diceva di sé.
Viveva della Messa e per la Messa
Le Messe di Padre Pio erano un meraviglioso spettacolo di pietà e di fede. Saliva all’altare senza i guanti che normalmente coprivano le stimmate sulle mani, e chi ha potuto vederlo in queste occasioni non lo dimenticherà mai. I fedeli si accalcavano davanti alla chiesa due ore prima dell’inizio del Santo Sacrificio per occupare i primi posti, e tutti andavano via con una devozione accresciuta.
Si dice che Padre Pio vivesse della Messa e per la Messa. A questo proposito, negli anni Cinquanta l’ambasciatore francese presso la Santa Sede disse: “Mai in vita mia ho assistito a una celebrazione così sconcertante eppure così semplice […] La Messa acquisiva non so quali proporzioni e diventava un atto assolutamente soprannaturale”.
Più che per ascoltare le sue omelie, i fedeli accorrevano per partecipare alla celebrazione, che era una predica in sé. Tutti volevano avere un contatto con lui. Mentre si recavano all’altare o al confessionale, cercavano di toccarlo, si stringevano a lui, gli raccontavano le loro pene e gli chiedevano una guida.
Quando, nel settembre del 1916, arrivò a San Giovanni Rotondo nel “convento della desolazione”, così chiamato da un cappuccino dell’epoca perché pochi fedeli frequentavano la sua chiesa, nessuno immaginava che, anni dopo, le folle sarebbero accorse per assistere alle sue Messe e confessarsi. Volevano ricevere consigli spirituali, risolvere problemi familiari o addirittura ricevere un miracolo.
Il “martire” del sacramento della Riconciliazione
Le testimonianze dei penitenti che si sono confessati con Padre Pio rivelano quanto fosse severo con chi non si rendeva conto della gravità del proprio peccato o non era deciso ad abbandonarlo, e allo stesso tempo quanto fosse paterno, comprensivo e incoraggiante con chi si pentiva delle proprie debolezze.
Alcuni di quelli che si rivolgevano a lui venivano accolti con atteggiamenti forse sconcertanti, ma questo non li scoraggiava: tornavano immancabilmente da lui. “È peccato, è peccato” – ripeteva a chi riceveva il sacramento della Riconciliazione – “Se non vuoi smettere di offendere Dio, che ci fai qui?”.
I penitenti di Padre Pio non provenivano solo dai paesi vicini, ma anche da tutta Italia e dall’estero. Poiché il numero dei penitenti aumentava, si decise di distribuire i biglietti e di fare i turni, e in alcuni giorni il servizio durava fino a sedici ore! Nel 1967 confessò circa 15.000 donne e 10.000 uomini, circa 70 persone al giorno.
“Una moltitudine di anime assetate di Gesù mi cade addosso” – diceva agli amici – “Non mi lasciano libero un attimo”. Il suo dono di leggere le coscienze e di scrutare i cuori lo rese famoso: “Li conosco dentro e fuori”, riconosceva. A coloro che non si confessavano da tempo, ricordava i loro peccati dimenticati.
Padre Pio trascorse gran parte della sua vita nel confessionale, ascoltando con ammirevole pazienza le miserie e i dolori umani. Può essere considerato un “martire” del sacramento della riconciliazione. “Mi sento bene, ma sono sopraffatto dalle centinaia e migliaia di confessioni che ascolto giorno e notte. Non ho un momento per me stesso”, dichiarò una volta.
Inviato da Dio per convertire gli uomini
Esausto per il suo generoso impegno verso i fratelli, il cappuccino stigmatizzato spirò nelle prime ore del 23 settembre 1968, con il volto sereno e il rosario in mano. Aveva ottantuno anni.
Benedetto XV, il Papa che governava la Chiesa quando la fama di Padre Pio cominciò a diffondersi in tutta Italia, lo definì “un uomo veramente straordinario, uno di quelli che Dio manda di tanto in tanto sulla terra per convertire gli uomini”.
Il giorno della sua canonizzazione, San Giovanni Paolo II disse: “Padre Pio è stato un generoso dispensatore della misericordia divina, sempre disponibile per tutti attraverso l’accoglienza, la direzione spirituale e, soprattutto, l’amministrazione del Sacramento della Penitenza”.
Fernando Néstor Gioia Otero, EP
Testo tratto dalla rivista Araldi del Vangelo n. 225 settembre 2020.
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