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Si può cambiare la legge morale in virtù dei bisogni concreti?

 I Comandamenti non dipendono dall’arbitrio umano, e voler cambiare la legge morale in base a esigenze specifiche significa istituire una legge che non è la legge di Dio.

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Redazione (13/11/2023 14:50, Gaudium Press) La nostra vita è piena di evoluzioni, adattamenti e transizioni. Tuttavia, ci sono alcune cose che non cambiano mai. Le leggi universali che governano la natura sono sempre rimaste fisse. I principi matematici sono sempre validi. Due rette parallele non si incontrano mai o cessano di essere parallele.

Giocare con le parole, cambiandone il significato, può servire a ingannare gli altri, ma non a modificare la realtà. Così, uno scienziato che volesse ridefinire la legge di gravità a suo piacimento non cambierebbe il comportamento della materia, ma ingannerebbe solo chi seguisse le sue proposte…

Ora, la natura materiale è uno specchio delle realtà soprannaturali (cfr. Rm 20), il cui fondamento è Dio stesso, che è assolutamente invariabile in Sé stesso (cfr. Mal 3,6), così come è invariabile ciò che ha stabilito in modo permanente.

Ad esempio, i Sacramenti. Essendo un’istituzione divina, la Chiesa – custode e dispensatrice dei tesori di Cristo – deve limitarsi a mettere in pratica ciò che il Divino Maestro ha stabilito su di essi, e non può cambiarli (cfr. Sacramentum Ordinis, n. 1). Ogni tentativo in tal senso sarebbe illecito, vano e inefficace.

Ciò è ancor più vero per i Comandamenti, quella Legge chiarissima, espressione della verità (cfr. Sal 118,151), che Dio non solo ha rivelato (cfr. Es 20,3-17), ma ha anche impresso in noi. La fedeltà a questa Legge era la sostanza stessa dell’Alleanza che Dio stabilì essere immutabile “da tutta l’eternità” (Sal 118,152), come dice il Salmo.

Gesù ha cambiato questa dottrina? Si potrebbe obiettare che San Paolo la pensa così, quando ci insegna che la giustificazione nella Nuova Alleanza non avviene più attraverso la pratica della Legge, ma per fede (cfr. Gal 2,16). Tuttavia, Cristo stesso afferma di non essere venuto “per abolire la Legge o i profeti”, ma “per portarli a perfezione” (Mt 5,17). Infatti, come spiega San Giacomo, “la fede senza le opere è morta” (Gc 2,26); credere senza opere coerenti è proprio dei demoni (cfr. Gc 2,19).

Quali sono dunque le opere di Dio? “L’opera di Dio è questa: che crediate in colui che egli ha mandato” (Gv 6,29). E cosa insegna Cristo? Ad adempiere i Comandamenti, che egli riafferma nella loro interezza (cfr. Mt 19,18-19; Mc 10,19; Lc 18,20). Inoltre, questa osservanza è richiesta da Dio come prova del nostro amore (cfr. Gv 14,15).

Di conseguenza, nessuno su questa Terra ha il potere di cambiare ciò che è peccato. I Comandamenti non dipendono dall’azione umana, e voler cambiare la legge morale in base alle esigenze concrete significa istituire una legge che non è quella di Dio. Qualsiasi discrepanza tra la “mia legge” e quella di Dio potrebbe farmi prendere un terribile spavento al momento della morte.

Speriamo che si possa rimediare in Purgatorio…

In questo mondo, sia nella morale che nella natura, ci sono realtà che sono indenni dal passare del tempo. Passano i secoli, cambiano le società, scompaiono gli uomini, ma “il cielo e la terra passeranno più facilmente di quanto vada perduta una sola lettera della Legge” (Lc 16,17).

E Dio, il Giudice supremo, è sempre lo stesso, sovranamente immutabile.

 

Testo tratto, con piccoli adattamenti, dalla rivista Araldi del Vangelo n. 155, novembre 2014, editoriale.

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