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Pubblicato il libro sul Presepe di Papa Francesco

 Il libro presenta una serie di testi, riflessioni, discorsi e omelie che il Santo Padre ha dedicato al presepe e ai personaggi che lo popolano.

Papa Francisco publica livro sobre o Presepio 2

Redazione (22/11/2023 15:32, Gaudium Press)  È stato presentato martedì 21 novembre il nuovo libro scritto da Papa Francesco sul Natale. Si intitola “Il mio Presepe. Vi racconto i personaggi del Natale”.

L’opera, che presenta una serie di testi, riflessioni, discorsi e omelie che il Santo Padre ha dedicato al presepe e ai personaggi che lo popolano, è ora disponibile in sette lingue: portoghese, italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo e sloveno.

Un testo inedito scritto dal Pontefice è presentato come introduzione alla pubblicazione. In esso Francesco racconta di essere stato due volte a Greccio, la città italiana in cui San Francesco d’Assisi allestì un presepe vivente nella notte di Natale del 1223, modello per tanti presepi da allora.

Papa Francisco publica livro sobre o Presepio 1

Foto: Pubblicità.

Per due volte ho voluto andare a Greccio.

La prima volta è stata per visitare il luogo dove San Francesco d’Assisi inventò il presepe, che ha segnato anche la mia infanzia: a casa dei miei genitori a Buenos Aires, questo simbolo del Natale era sempre presente, ancor più dell’albero.

La seconda volta sono tornato volentieri in questo paese, nella provincia di Rieti, per firmare la lettera apostolica Admirabile Signum sul senso e il significato del presepe oggi.

In entrambe le occasioni ho provato una emozione speciale emanata dalla grotta dove si può ammirare un affresco medievale che raffigura la notte di Betlemme e quella di Greccio, che l’artista ha posto come in parallelo.

L’emozione di quella visione mi ha portato ad approfondire il mistero cristiano che ama nascondersi nell’infinitamente piccolo.

L’incarnazione di Gesù Cristo rimane infatti il cuore della rivelazione di Dio, anche quando si fa così discreta da passare inosservata.

La piccolezza è, infatti, la via per incontrare Dio.

– Il mio presepe – Vi racconto i personaggi del Natale -.

Un epitaffio commemorativo di Sant’Ignazio di Loyola recita: “Non coerceri a maximo, sed contineri a minimo, divinum est” NT. È divino avere ideali che non sono limitati da nulla di ciò che esiste, ma ideali che allo stesso tempo si contengono e si vivono nelle più piccole cose della vita. Insomma, non c’è da spaventarsi per le grandi cose, ma piuttosto andare avanti e osservare sempre le cose più piccole.

Ecco perché custodire lo spirito del presepe diventa una salutare immersione nella presenza di Dio, che si manifesta nelle piccole cose, a volte banali e ripetitive, della vita quotidiana. Saper rinunciare a ciò che seduce ma che ci porta su strade sbagliate e scegliere le vie di Dio è il compito che ci attende. Il discernimento è un grande dono e non dobbiamo mai stancarci di chiederlo nella preghiera.

Nel presepe, i pastori sono coloro che accolgono la sorpresa di Dio e vivono con stupore l’incontro con lui, adorandolo: nella loro piccolezza riconoscono il volto di Dio. Umanamente siamo tutti portati a cercare la grandezza, ma è un dono poterla trovare veramente: poter trovare la grandezza in quella piccolezza che Dio ama tanto.

Nel gennaio 2016 ho incontrato i ragazzi di Rieti, all’Oasi di Gesù Bambino, proprio sopra il Santuario del Presepe. Ho ricordato loro allora, e ricordo a tutti oggi, che ci sono due segni che ci guidano a riconoscere Gesù a Natale.

Uno è il cielo pieno di stelle. Ce ne sono tante, infinite, ma tra di esse ne brilla una speciale, che spinge i Magi a lasciare le loro case e a mettersi in viaggio, una strada che non sanno dove li porterà. La stessa cosa accade nella nostra vita: a un certo punto, una “stella” speciale ci invita a prendere una decisione, a fare una scelta, a metterci in viaggio. Dobbiamo chiedere a Dio con forza di mostrarci quella stella che ci spinge a superare le nostre abitudini, perché quella stella ci porterà a contemplare Gesù, quel Bambino nato a Betlemme che vuole la nostra piena felicità.

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In quella notte resa santa dalla nascita del Salvatore, troviamo un altro segno potente: la piccolezza di Dio. Gli angeli mostrano ai pastori un bambino nato in una mangiatoia. Non un segno di potenza, di autosufficienza o di orgoglio. No. Il Dio eterno si è ridotto a un essere umano indifeso, povero e umile. Dio si è abbassato perché noi potessimo camminare con lui e perché lui possa stare accanto a noi; Dio non vuole mettersi al di sopra o lontano da noi.

Stupore e meraviglia sono i due sentimenti che muovono tutti, grandi e piccoli, davanti al presepe, che è come un Vangelo vivente che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura. Non importa come sia allestito il presepe, se sempre uguale o diverso ogni anno; ciò che conta è che parli alla nostra vita.

Il primo biografo di San Francesco, Tommaso da Celano, descrive la notte di Natale del 1223, di cui quest’anno ricorre l’ottavo centenario. Quando Francesco arrivò, trovò la culla con la paglia, la mucca e l’asino. Il popolo accorso espresse una gioia indescrivibile, mai provata prima, per quella scena natalizia. Poi il sacerdote celebrò solennemente l’Eucaristia sulla mangiatoia, mostrando così il legame tra l’Incarnazione del Figlio di Dio e l’Eucaristia. A Greccio non c’erano statue: il presepe era fatto e vissuto dagli stessi presenti.

Sono sicuro che il primo presepe, che svolse una grande opera di evangelizzazione, può suscitare ancora oggi stupore e meraviglia. Quindi, ciò che San Francesco realizzò con la semplicità di quel gesto rimane oggi una forma genuina della bellezza della nostra fede.

Francesco

Città del Vaticano,27 settembre 2023 (EPC)

 

 

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