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Rivoluzione e Controrivoluzione nell’arte sacra

La peggiore rivoluzione contro l’arte sacra può venire solo da falsi profeti, come nel caso di Giuda, un tempo vicino a Gesù, che distrusse il più grande dei templi: la stessa “Immagine del Dio invisibile”.

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Redazione (26/11/2023 11:27, Gaudium Press) In principio, Dio creò il cielo e la terra e vide che il tutto era “molto buono” (Gen 1,31) o bello, secondo una possibile traduzione del testo greco. Infatti, plasmò l’universo “con dita d’artista” (Sal 8,4) e lo coronò di “gloria e splendore” (Sal 8,6). Il capolavoro del Creatore è stato l’uomo, scolpito a sua immagine e somiglianza. A lui ha delegato la cura del creato, instillando in lui l’istinto per la bellezza, una sorta di “desiderio” del divino che lo porta a cogliere il trascendente nelle manifestazioni estetiche.

In seguito, il Signore stesso guidò Mosè nella realizzazione di un simbolo della sua alleanza con il popolo, l’Arca, che fu poi introdotta nel “Santo dei Santi” del Tempio di Salomone. Nella pienezza dei tempi, Gesù si rivelò essere il Tempio, che sarebbe stato distrutto e ricostruito in tre giorni (cfr. Gv 2,19).

E dalla fondazione della Chiesa, Nostro Signore divenne il fondamento di tutti i luoghi di culto. La costruzione delle chiese iniziò allora a rivelare la presenza di Cristo stesso tra gli uomini. Attaccarle, a sua volta, significava attaccare Cristo; amare il brutto significava odiare Cristo.

D’altra parte, contemplare una cattedrale gotica nel Medioevo era davvero un’esperienza mistica e trascendente. Si diceva che ciò che Mosè aveva velato, Cristo lo rivelava attraverso quei monumenti di pietra, inondati dalla luce  delle vetrate.

Tuttavia, la Rivoluzione non sopportava la presenza in questo mondo del “più bello tra i figli degli uomini” (Sal 44,3), né di quelle “nipoti di Dio” che sono le opere d’arte, soprattutto quelle sacre.

La Rivoluzione protestante fu particolarmente iconoclasta, come nell’Inghilterra anglicana, quando Elisabetta I ordinò la distruzione delle immagini sacre nelle chiese, e nella Ginevra di Calvino, quando pretese che tutte le rappresentazioni religiose fossero bandite dai templi, pena l'”idolatria”.

Con Voltaire che gridava “schiacciate l’infame” – cioè la Chiesa – la Rivoluzione francese promosse il saccheggio dei monasteri e la distruzione dell’arte sacra per adorare la dea Ragione. In ogni parte della Repubblica, essa doveva essere venerata come unica divinità, celebrata per la sua vittoria sul “fanatismo” cattolico. Anche le statue dei santi vennero decapitate. Tutto in nome della “fraternità”…

In nome dell'”uguaglianza”, la Rivoluzione comunista ha perpetrato la massiccia distruzione di templi e arte sacra non solo in Unione Sovietica, ma anche in ogni luogo dove si supponeva si respirasse l'”oppio dei popoli” e si potesse calpestare con lo stivale.

Si dice che i più grandi nemici di un governo siano i suoi stessi rappresentanti. Pertanto, la peggiore rivoluzione contro l’arte sacra può venire solo da falsi profeti, come nel caso di Giuda, un tempo vicino a Gesù, che distrusse il più grande dei templi: la stessa “Immagine del Dio invisibile” (Col 1,15), dopo aver gridato, presumibilmente a favore dei poveri, contro le esuberanti ed estasiate adorazioni che la Maddalena gli tributava con il costosissimo balsamo di puro nardo (cfr. Gv 12,5).

È quindi urgente una controrivoluzione interna alla Chiesa per favorire la sacralità del culto, l’arte sacra e una Liturgia ben celebrata. Solo così la Chiesa trionferà in tutta la sua gloria come Corpo di Gesù dopo la Risurrezione.

 

Testo tratto dalla rivista Araldi del Vangelo n. 260, agosto 2023. Editoriale.

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