Arrestato ancora vescovo cattolico nella Cina comunista
Il vescovo Peter Shao Zhumin non è riconosciuto dal governo cinese perché ha rifiutato di registrarsi presso l’Associazione patriottica cattolica cinese, la chiesa comunista controllata dallo Stato.
Redazione (08/01/2024 13:37, Gaudium Press) A quanto riferisce il sito AsiaNews, il vescovo Peter Shao Zhumin, 61 anni, di Wenzhou, è stato arrestato lo scorso martedì 2 gennaio 2024.
Il vescovo Shao non è stato riconosciuto dal governo cinese, in quanto ha rifiutato di registrarsi presso l’Associazione patriottica cattolica cinese. Per questo motivo, viene di solito arrestato durante le principali festività liturgiche e gli viene impedito di celebrare la Messa e di esercitare il suo ministero nella comunità cattolica locale.
Il governo comunista, ritenendo la sede vacante, ha affidato la diocesi a un membro dell’Associazione patriottica cattolica cinese, don Ma Xianshi.
Pochi giorni prima di Natale, il 16 dicembre, il vescovo Shao è stato fermato dalle forze di sicurezza e rilasciato due giorni dopo. Il 24 e 25 dicembre è stato portato nella contea di Taishun per impedirgli la celebrazione della Messa di Natale.
Tuttavia, il suo arresto è avvenuto in un secondo momento, dopo che il 31 dicembre aveva scritto una lettera a don Ma, protestando, per dovere di coscienza, contro le decisioni che la diocesi aveva preso senza la sua autorizzazione.
In particolare, il vescovo aveva espresso la sua opposizione al trasferimento di sacerdoti nella diocesi, alla divisione delle parrocchie, alla retrocessione di un’altra diocesi locale a parrocchia di Wenzhou e alla decisione di ordinare seminaristi.
“Secondo la legge della Chiesa, bisogna essere ordinati personalmente dal vescovo della diocesi o avere la sua procura. Secondo il Codice di diritto canonico, chiunque riceva gli ordini sacri da qualcuno che non ha il legittimo potere di ordinare è automaticamente sospeso”, aveva scritto il vescovo Peter Shao Zhumin.
In seguito alla pubblicazione della lettera del vescovo, che ha provocato una forte reazione da parte degli organi “ufficiali” della Chiesa di Wenzhou, il vescovo Shao è stato arrestato e la sua sorte è ancora sconosciuta.
AsiaNews riferisce inoltre che al vescovo “è stato ordinato di portare con sé abiti per la primavera, l’estate, l’autunno e l’inverno”, lasciando intendere che probabilmente sarà detenuto a lungo.
La detenzione di Shao è il più recente motivo di tensione tra la Chiesa e il governo cinese e aumenta l’incertezza sul possibile rinnovo dell’accordo tra Vaticano e Cina, che scadrà quest’anno.
L’accordo del 2018, già prorogato due volte, mirava a regolarizzare la situazione della Chiesa cattolica clandestina in Cina e a portare la gerarchia dell’Associazione patriottica in comunione con Roma.
Tuttavia, molti sacerdoti e vescovi “clandestini” rifiutano la richiesta dell’Associazione patriottica di riconoscere l’autorità del Partito comunista sulla Chiesa e sui suoi insegnamenti.
Da parte sua, il governo comunista si è dimostrato sempre più audace nell’effettuare nomine di vescovi diocesani senza la preventiva autorizzazione del Vaticano.
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