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Per il 22 marzo incontro tra vescovi tedeschi e Curia romana: troppo tardi?

È stato annunciato per il 22 marzo, un nuovo incontro tra i vescovi tedeschi e la Curia romana, incontro che era a serio rischio.

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Il cardinale Parolin a colloquio con mons. Bätzing – Foto: Vatican Media

Redazione (28/02/2024 16:24, Gaudium Press) È stato reso noto che il 22 marzo ci sarà un nuovo incontro tra i vescovi tedeschi e la Curia romana, un incontro che sarebbe stato in serio pericolo se tale episcopato avesse approvato gli statuti di un cosiddetto Comitato sinodale nella sua ultima assemblea plenaria. Un Comitato che avrebbe creato un Consiglio sinodale con funzioni di governo della Chiesa tedesca, misto tra vescovi e laici, cosa semplicemente non cattolica.

Infatti, in una lettera inviata dal cardinale Parolin e da altri due cardinali, il 16 febbraio scorso, pochi giorni prima dell’Assemblea, si avvisava che nei colloqui tra i tedeschi e il Vaticano “lo scorso ottobre è stato concordato congiuntamente che le questioni ecclesiologiche affrontate dal Cammino sinodale, compresa la questione di un organo consultivo e decisionale interdiocesano, sarebbero state discusse in modo più approfondito nel prossimo incontro tra i rappresentanti della Curia romana e della DBK [Conferenza episcopale tedesca]. Se lo Statuto del Comitato sinodale verrà approvato prima di questo incontro, si pone la questione dello scopo di questo incontro e, più in generale, del processo di dialogo in corso”.

In altre parole, il Segretario di Stato, con un linguaggio diplomatico, stava annunciando una rottura con Roma, che in sostanza avrebbe caratterizzato uno scisma.

Alla fine, i vescovi tedeschi hanno deciso di ritirare dall’ordine del giorno il punto relativo al Comitato sinodale, il che non significa che abbiano rinunciato alla sua realizzazione.

Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha dichiarato, nel mezzo della polemica, di voler incontrare le autorità romane, ma che il Vaticano aveva usato strategie dilatorie. In questo senso, si potrebbe pensare che il Vaticano abbia tirato per le lunghe per vedere se in Germania avrebbero rinunciato a creare una struttura gerarchica non cattolica.

Di fronte a questa attesa senza risposta, la maggioranza progressista dell’episcopato tedesco ha voluto premere sull’acceleratore durante l’ultima Assemblea, il che ha spinto il cardinale Parolin a premere decisamente sul freno, con il risultato che l’incontro tra la Chiesa tedesca e quella vaticana avrà luogo a breve.

In cosa si differenzierà questo incontro del 22 marzo e quelli successivi da quelli del novembre 2022, tra i vescovi tedeschi e i tre cardinali della Curia romana, Parolin, Ouellet e Ladaria? In particolare quello del 18 novembre presso l’Istituto Augustinianum, quando furono presentate loro relazioni teologiche chiarificatrici e devastanti sull’intero processo sinodale?

È chiaro che i numerosi avvertimenti, dialoghi e incontri tra Roma e la Chiesa tedesca non hanno fatto desistere la maggioranza dell’episcopato tedesco dal percorso che sta seguendo con la convocazione del cosiddetto Cammino sinodale tedesco. E cioè, in sintesi, uno scontro frontale con la morale cattolica, in particolare sulla questione sessuale, una fede relativizzata, se non acattolica, e la creazione di strutture “sinodali” che non sono conformi alla struttura stabilita da Gesù Cristo per la sua Chiesa.

Forse è per questo che si moltiplicano le voci secondo cui il tempo del dialogo è finito, e che è giunto il momento di adottare misure concrete per mettere ordine in una Chiesa che, altrimenti, perde fedeli e presenze a torrenti di giorno in giorno.

Ad esempio, il cardinale Muller ha affermato recentemente che quella che sta accadendo nel suo Paese è la “più grande crisi della Chiesa cattolica in Germania, causata dall’uomo, dai tempi della Riforma protestante”, e che i “responsabili” di questa crisi, riferendosi chiaramente ai vescovi liberali, “dovrebbero essere sottoposti a una visita apostolica. Devono tutti imparare che la Chiesa di Gesù Cristo può essere compresa solo in categorie teologiche. Chiunque cerchi di scomporla sociologicamente in una ONG del mondo o pensi di essere filantropo degradando gli esseri umani a una riduzione sessuale-psicologica, passerà alla storia della Chiesa non come un riformatore, ma come un distruttore”.

Si lamenta anche il celebre p. James Martin, fondatore dei Francescani di Maria, che dopo aver lodato la recente lettera dei cardinali si rammarica che sia arrivata con anni di ritardo, quando il male è già profondo e diffuso, e che si limiti alla difesa della natura gerarchica della Chiesa e non alla difesa della fede e dei sacramenti, beffata dalla diffusa pratica della comunione ai protestanti in Germania. Per il sacerdote, l’intervento del Vaticano è stato in extremis, in una situazione in cui molte diocesi tedesche sono già in uno scisma di fatto.

In ogni caso, il mondo cattolico seguirà con attenzione l’esito dei colloqui romani, ma forse sempre più stanco e desideroso di un minor numero di “dialoghi” che per molti non fanno che aumentare l’agonia della Chiesa tedesca, la confusione del popolo e quella della Chiesa nel suo complesso. (SCM)

 

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