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La geopolitica della visita del cardinale Parolin in Ucraina

Le prossime elezioni negli Stati Uniti potrebbero già influenzare la situazione in Ucraina.

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Redazione (24/07/2024 17:24, Gaudium Press)  Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin è in Ucraina da venerdì scorso e vi rimane fino a tutto il 24 luglio. Inviato come legato pontificio per le commemorazioni del pellegrinaggio dei cattolici di rito latino al santuario di Berdychiv, è chiaro che è andato con l’intenzione, tra le altre, di cercare di portare Kiev e Mosca allo stesso tavolo. Si tratta della visita vaticana di più alto livello dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022.

In agenda non c’era solo Kiev, ma anche Leopoli, Odessa e le città colpite duramente dalla guerra. Ha incontrato l’arcivescovo maggiore greco-cattolico Schevchuk e le autorità civili, a partire da Zelensky.

Si dice che la visita del cardinale italiano abbia reso migliore l’immagine del Papa tra gli ucraini, peggiorata a causa di alcune dichiarazioni del Pontefice, tra cui l’ultima, che è stata interpretata da molti come un invito di Francesco ad alzare “bandiera bianca”.

Sembra che oggi ci siano condizioni migliori per cercare di negoziare, visto lo stallo delle operazioni militari. Anche Zelensky ha proposto per la prima volta la partecipazione della Russia alla conferenza di pace del prossimo ottobre, e Mosca non ha detto di no.

Sembra che sia migliorata una certa impressione negativa sul Vaticano da parte di alti livelli russi e ucraini, e questo potrebbe facilitare il suo ruolo di mediazione. L’Ucraina ha riconosciuto gli sforzi del Vaticano nello scambio di prigionieri e nel rilascio dei bambini ucraini rapiti da Mosca, che ha già portato alla condanna di Putin per crimini di guerra da parte della Corte penale internazionale. Ci sono persino voci di un prossimo viaggio del cardinale Zuppi in Ucraina per preparare il terreno per i negoziati.

Inoltre, il panorama globale sta cambiando.

Dopo le elezioni del Parlamento europeo, in cui si è rafforzato un certo settore poco favorevole al sostegno all’Ucraina, sono in agenda le prossime elezioni negli Stati Uniti, dove potrebbe vincere Trump e con lui una posizione più isolazionista degli americani. Lo stesso ministro degli Esteri russo sembra aver auspicato la vittoria di Trump in un recente discorso alle Nazioni Unite.

In altre parole, ciò che accadrà a novembre negli Stati Uniti condiziona già sostanzialmente l’intero sviluppo della guerra, perché anche se Trump volesse ritirare il sostegno economico e militare all’Ucraina, non è così certo che la sua stessa base e il popolo americano lo permetteranno all’unanimità. Tuttavia, Trump potrebbe spingere per i negoziati, in modo deciso, pena il ritiro dell’essenziale sostegno americano. In altre parole, queste prospettive, che sono più che semplici ipotesi, starebbero già preparando il terreno per uno sforzo vaticano a favore del negoziato.

Insomma, il mondo segue con attenzione tutto ciò che accade nella regione, soprattutto dopo la minaccia di Putin di mettere tutte le capitali europee nel mirino dei suoi missili, dopo l’annuncio degli Stati Uniti di dispiegare armi ipersoniche a lungo raggio in Germania entro il 2026, tutti fatti che potrebbero cambiare con l’ascesa al potere di Trump. Tuttavia, le variabili sono molte e altamente instabili. (SCM)

 

 

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