Il più grande di tutti i Sacramenti
Qual è la migliore accoglienza che si può riservare a un visitatore illustre per farlo sentire gradito?
Salvatore Eucaristico, di Juan de Juanes – Museo di Belle Arti di Valencia (Spagna) Foto: Francisco Lecaros
Redazione (04/08/2024 17:00, Gaudium Press) Forse per molti uomini di oggi, la cui esistenza è pervasa da una costante inversione di valori, accogliere un re in casa propria non significherebbe molto. Pensiamo, allora, a una persona che stimiamo molto, a cui vogliamo molto bene e che desideriamo ripagare per qualche bene che ha fatto, sta facendo o farà per noi. Certamente, un modo per dimostrare la nostra gratitudine sarebbe quello di invitarla a casa nostra.
Ma soprattutto, nel nostro amato Brasile, questa visita dovrebbe includere un delizioso banchetto o, se questo è impossibile, almeno una semplice tazza di caffè. Ebbene, prima dell’arrivo del visitatore, abbiamo una serie di misure da prendere: pulire la casa, organizzarla, procurare il necessario per il pasto e sistemare le cose in modo che l’ospite si senta completamente a suo agio.
Ora, ciò che avviene nella sfera naturale dovrebbe avvenire in misura decisamente maggiore nella sfera soprannaturale, quando riceviamo l’Ospite Divino nella nostra anima al momento della Santa Comunione.
Il vero pane che porta la vita
In effetti, la liturgia di questa XVIII domenica del Tempo Ordinario ruota attorno all’importanza della Santa Comunione.
Nella prima lettura, tratta dal Libro dell’Esodo (Es 16, 2-4, 12-15), così come nel salmo responsoriale (Sal 77 [78]), ci viene ricordata la manna che Dio inviò agli israeliti nel deserto, come prefigurazione dell’Eucaristia. Nella seconda lettura, l’apostolo San Paolo mette in guardia sul santo comportamento che devono tenere coloro che desiderano ricevere il Corpo di Nostro Signore:
“Rinunciando all’esistenza precedente, togliete l’uomo vecchio, corrotto da passioni ingannevoli, e rinnovate la vostra mente e il vostro spirito” (Ef 4,22-23).
Nel Vangelo, vediamo le moltitudini che cercavano il Maestro divino con desiderio incontenibile, ma anche con interessi umani, al punto da prendere le loro barche e dirigersi verso Cafarnao per cercarlo.
Quando lo trovarono, Gesù li avvertì:
“In verità, in verità vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato del pane e vi siete saziati. Io sono il pane della vita. Chi viene a me non avrà mai fame e chi crede in me non avrà mai sete” (Gv 6,26-35).
Ecco una domanda: abbiamo capito cosa riceviamo veramente nella Santa Cena e, quindi, qual è il valore di questo vero “pane di vita”?
Il più grande di tutti i sacramenti
Secondo San Tommaso d’Aquino, l’Eucaristia è il più grande e il più importante di tutti i Sacramenti. Le ragioni addotte dal Dottore Angelico sono tre: 1°) in essa è contenuto sostanzialmente Cristo stesso; 2°) tutti gli altri Sacramenti sono finalizzati alla ricezione dell’Eucaristia; 3°) per il rito stesso dei Sacramenti, poiché quasi tutti si concludono con la ricezione delle Sacre Specie. [1]
Analizziamo un po’ in profondità i motivi per cui l’Eucaristia è il più grande di tutti i Sacramenti.
Nell’Ultima Cena, quando istituì questo meraviglioso sacramento:
“Gesù prese il pane, rese grazie, lo spezzò e disse: ‘Questo è il mio corpo dato per voi. Fate questo in memoria di me’. Allo stesso modo, dopo la cena, prese anche il calice e disse: ‘Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue'” (1 Cor 11, 23-25).
Ora, che cosa significa l’Eucaristia se non il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Nostro Signore, con cui ha trascorso 33 anni su questa terra, operando miracoli, esorcizzando demoni e insegnando alle folle? Con cui ha sofferto la sua sacrosanta Passione ed è ora seduto alla destra del Padre nell’alto dei Cieli?
Ricordiamo che lo stesso Gesù che è passato per questo mondo e ha compiuto tanti prodigi è lo stesso che entra nelle nostre anime al momento della Comunione.
Esame di coscienza
Facciamo allora un breve esame di coscienza: quando ci accostiamo alla Santa Comunione, siamo consapevoli del suo vero significato? Prepariamo la nostra dimora interiore a ricevere Nostro Signore, come fece una volta Santa Marta che lo ricevette a Betania, affinché al suo arrivo potesse riposare, oppure lasciamo la casa “sottosopra”, distraendoci durante la Messa, pensando ad altre cose?
È ancora peggio quando la casa diventa inabitabile per lui perché la nostra anima è in stato di peccato mortale. Dio non voglia che abbiamo un atteggiamento simile a quello di Giuda quando, durante la Santa Cena, fece la comunione nel peccato e il diavolo entrò subito in lui (cfr. Gv 13,26).
Qualunque sia la nostra situazione, cerchiamo di rivolgerci alla Madonna, la più grande devota della Santa Eucaristia. Se la nostra anima non è in grado di ricevere il suo Figlio Divino, non commettiamo mai la follia di commettere il sacrilegio di ricevere la Comunione in peccato mortale. Piuttosto, chiediamole di concederci la grazia di fare un’ottima confessione. E se la casa è “sottosopra”, che la aggiusti a piacimento dell’Ospite Divino, affinché si compiaccia della nostra interiorità e trovi così il miglior ambiente possibile per entrare con noi nel dialogo salvifico che tanto desidera.
Di Guilherme Maia
[1] Cfr. San Tessalonio III, q. 65, a. 3, co.
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