Trasfigurazione del Signore: la conferma della vittoria finale
Sappiamo dai Vangeli sinottici che, dopo aver preannunciato la Passione ai suoi apostoli e discepoli, Gesù prese Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte
Redazione (06/08/2024 17:05, Gaudium Press) Dai Vangeli sinottici ( tutti tranne quello di Giovanni) sappiamo che dopo il primo annuncio della Passione ai suoi apostoli e discepoli, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e il giovane apostolo e li condusse su un alto monte (cf. Mt 17, Mc 9, Lc 9, 28 ss.),che la tradizione identifica con il Monte Tabor, nella Bassa Galilea, a ovest del Mare di Galilea. Per quella zona si tratta di un’alta montagna, a circa 600 m sul livello del mare.
Lì Gesù Cristo “si trasfigurò davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce” (Mt 17,2). Apparvero anche Mosè ed Elia, che discorrevano con il Salvatore.
San Pietro fu così entusiasta dell’evento, così incantato da tutta l’atmosfera, che sognava di vivere lì “in eterno”: propose infatti di costruire tre tende, generosamente non per gli apostoli, ma per il Signore e i due profeti. Ma il Padre Eterno non gli lasciò terminare queste parole che “una nube luminosa li adombrò e dalla nube si udì una voce che diceva: ‘Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo’” (Mt 17,5). Gli Apostoli posero il volto a terra, provarono una grande paura; poi vennero toccati e sollevati dal Signore.
San Tommaso spiega alcune delle ragioni della Trasfigurazione
San Tommaso dice che, poiché il Signore aveva spiegato loro che il cammino, anche il suo, sarebbe stato aspro, difficile, faticoso, “era opportuno che mostrasse ai suoi discepoli la gloria del suo splendore, che è lo stesso che essere trasfigurato, perché in questo splendore trasfigurerà i suoi”.
In altre parole, Dio nostro Signore non nascose loro che tutti, seguendo il suo esempio, avrebbero dovuto portare delle croci. Ma già all’inizio di questo cammino di sofferenza, il Signore li consolava e mostrava loro la ricompensa della gloria futura. Questo è l’atteggiamento materno di Cristo, che prevede, avverte, ma anche consola e rafforza.
Porta al Tabor gli stessi che condurrà al Getsemani
Non è un caso che i tre che accompagnarono il Signore sul Tabor fossero gli stessi che sarebbero stati con Lui nell’agonia del Getsemani: essi videro nella Trasfigurazione la gloria celeste di Gesù, che cercava di renderli forti per i successivi momenti di dure prove.
Questo ci porta anche un insegnamento: quando riceviamo delle grazie consolanti, conserviamole come il tesoro più prezioso, saranno la forza per i momenti di dolore. Queste grazie devono confermarci nella nostra fede e rafforzarci nei momenti in cui la nostra fede sembra vacillare. Inoltre, sapendo che dobbiamo portare la croce, le grazie simili a quelle del Tabor devono anche farci affrontare i momenti di lotta e di sacrificio, confidando sempre nell’aiuto del Signore.
San Pietro ricorderà per sempre i momenti sul Tabor.
Il primo Papa ricorderà per sempre la luce di Cristo sul Tabor. In una delle sue lettere afferma che non hanno testimoniato Gesù Cristo seguendo favole inventate, ma perché sono stati testimoni oculari della Sua maestà. Questa visione di Cristo trasfigurato, per tutta la vita dell’apostolo Pietro, ha sortito l’effetto voluto dal Figlio di Dio: fiducia, perseveranza, perché la vittoria è riservata a chi persevera fino in fondo, “là vivrai con me trasfigurato per tutta l’eternità, là avremo tutti le nostre tende”.
Infine, sottolineiamo l’onore che l’Uomo Dio ha voluto dare a Mosè ed Elia. È anche la conferma che Egli era il continuatore di tutto l’Antico Testamento, il coronamento luminoso e divino di tutte le grazie passate che Dio aveva inviato all’umanità.
Con informazioni di Aciprensa
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