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Santa Chiara diventa religiosa

 Conquistata dalla predicazione di Francesco, la giovane Chiara d’Assisi decise di consacrarsi a Dio, affrontando l’odio del mondo e l’opposizione della sua famiglia. La Chiesa celebra la sua memoria l’11 agosto

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Redazione (11/08/2024 17:36, Gaudium Press) Chiara nacque ad Assisi probabilmente l’11 luglio del 1194, da una famiglia illustre, figlia di Favorino degli Scifi e Ortolana dei Fiume, di Sterpeto. […]

Luminosa e nobile, crebbe nella casa di Assisi, circondata dagli agi. Fin dall’infanzia si mostrò caritatevole verso i poveri e dedita alla preghiera.

Si racconta che per contare i Padre Nostro e le Ave Maria che recitava e per sapere quanti ne avrebbe recitati, si serviva di piccole pietre.

Sotto i suoi ricchi abiti, indossava una tela di sacco, una tela di sacco ruvida con crini molto grossolani. A quindici anni era alta e bella, raccolta e silenziosa, con bei capelli biondi.

“Per privare il mondo malvagio di una preda così nobile”.

Un giorno i suoi genitori decisero di darla in sposa. Tra i tanti pretendenti, uno in particolare piacque a Favorino e Ortolana. Ne parlarono con la figlia e furono molto sorpresi dalla ferma risposta negativa della bellissima fanciulla.

Chiara non voleva sentir parlare di matrimonio e, poiché la madre cominciava a tormentarla con domande per sapere il motivo del suo ostinato rifiuto, la figlia rivelò di essersi consacrata a Dio e di essere fermamente decisa a non incontrare mai nessun uomo.

Avendo sentito parlare di Francesco, figlio di Pietro Bernardone, che si era improvvisamente convertito nel 1208 e che ora conduceva una vita a imitazione di Gesù Cristo, Colui che non aveva nemmeno una pietra su cui poggiare il capo, si era commossa. […]

Francesco aveva sentito parlare di Chiara e decise di “sottrarre una così nobile preda al mondo malvagio”, come dice la tradizione, per arricchire il Divino Maestro con la giovane donna.

Così iniziò subito a consigliarle con grande franchezza, di disprezzare il mondo, quel mondo vano e passeggero, di resistere ai suoi genitori e di tenere il suo corpo come un tempio per Dio solo, e di non avere altro sposo che Nostro Signore Gesù Cristo.

Da quel momento in poi, San Francesco divenne la guida, il padre spirituale di Santa Chiara, che, sentendosi molto sicura di sé, stava preparando il terreno per il grande giorno, quello in cui si sarebbe data totalmente alle cose di Dio.

Francesco stesso le tagliò i capelli

Il grande giorno stava arrivando. La mattina della Domenica delle Palme, il 18 marzo 1212, si recò in chiesa con sua madre, le sue sorelle e le donne che di solito le accompagnavano.

Mentre le altre si affrettavano a ricevere i rami d’olivo, Chiara rimaneva al suo posto per modestia. Il Vescovo scese dall’altare per offrirle un ramo d’olivo, come presagio della vittoria che stava per ottenere sul mondo.

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La notte seguente si preparò a fuggire, seguendo gli ordini di Francesco. Uscì segretamente di casa. Lasciò la città e si diresse verso Santa Maria degli Angeli, dove i frati, che stavano cantando il Mattutino, la accolsero alla luce di grandi torce.

Davanti all’altare della Regina delle Vergini, Francesco le tagliò i capelli, i “bei capelli biondi”, e la vestì con l’abito della penitenza.

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Poi Chiara pronunciò con commozione il voto di povertà e castità, e tutto ciò che aveva portato con sé di prezioso, lo distribuì ai poveri.

E Francesco, anch’egli commosso, la portò subito in un monastero di religiose di San Benedetto a San Paolo d’Assisi, dove la lasciò. Chiara aveva allora diciotto anni.

Una resistenza irriducibile alle promesse e alle minacce

Il rifugio della figlia di Favorino fu presto scoperto. Fuggita dalla casa attraverso una porta quasi sempre chiusa, chiamata porta della morte perché da lì usciva chi moriva, Favorino si era presto accorto che una catasta di legna da ardere, che allora si trovava contro la porta, era stata completamente rimossa.

Avendo poi scoperto dove si trovava la figlia, il padre e alcuni parenti si recarono a prenderla per riportarla a casa.

La Chiara che Favorino trovò, era assolutamente diversa dalla ragazza obbediente che conosceva così bene: risoluta e inflessibile ora, promesse e minacce non servirono a dissuaderla dalla nuova vita che voleva condurre.

Le usarono allora la violenza, ma Chiara, liberandosi dalle mani del padre, corse all’altare della chiesa e lì si tolse il velo che le copriva il capo, mostrandolo a tutti rasato, a significare che aveva dato un solenne addio al secolo, per sempre.

Quando Francesco vide i ripetuti tentativi di Favorino di riavere la figlia, decise di trasferirla in un altro convento dove sarebbe stata più protetta.

Così Santa Chiara passò a Sant’Angelo di Panzo, anch’esso un convento benedettino.

Anche la sorella Ines si fece monaca

La rabbia di Favorino, quando seppe che sedici giorni dopo la fuga di Chiara, anche Ines stava scappando per incontrare la sorella, raggiunse il culmine.

Già promessa sposa, con il giorno delle nozze fissato, aveva lasciato i genitori, la sua bella casa e le sue belle relazioni per vivere come la sorella, lontano da tutto e da tutti.

Furioso, il padre pregò Monaldo, lo zio dei suoi figli, di prendere molti uomini armati e di riportare Inês indietro, a tutti i costi.

Monaldo e gli uomini che aveva radunato arrivarono alle porte del convento, fingendo di venire in pace. Voleva solo che le suore consegnassero la giovane donna scappata dalla casa paterna e niente di più.

Ma, a seconda della risposta, avrebbero usato la forza. Le monache di Sant’Angelo furono colte dal massimo timore, alla vista di questi uomini armati e promisero di consegnare la giovane Ines senza indugio.

La figlia di Favorino, però, resistette: era lì, era venuta per restare e non se ne sarebbe mai andata.

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Vinti dalla preghiera di Santa Chiara

Poi, all’improvviso, uno degli uomini le saltò addosso, furioso per il rifiuto della ragazza, e cominciò a picchiarla, prendendola a calci e tirandola per i capelli. Non era un buon avvertimento? Sarebbe stato invece un male!

Inês, trascinata lungo il sentiero, urlava chiamando in aiuto la sorella. Povera, delicata Chiara! Cosa poteva fare? Cosa poteva fare contro la forza bruta di quegli uomini?

Solo Dio, che può tutto, poteva aiutare la buona Inês.

E Chiara, nella sua semplice celletta, tutta nell’ardore della fede, mentre la sorella, veniva trascinata, con le vesti strappate, tutta sbrindellata, per essere riportata ad Assisi, pregava Dio di venire benignamente in aiuto delle due povere e fragili donne.

Proprio allora, i forti uomini vincenti sentirono che una strana forza non permetteva più loro di trascinare la leggerissima figlia del Favorino.

Pesante come il piombo, non riuscivano a tirarla di un solo centimetro, per quanto si sforzassero. Invano i bruti la scuotevano, la agitavano, cercavano di sollevarla, di fare qualsiasi cosa.

Lo zio Monaldo, arrabbiatissimo, si avvicinò alla nipote. La fissò, con occhi di fuoco, e, pieno di una furia senza pari, alzò il braccio, con il pugno guantato di ferro, per colpirla.

Quando fece per abbatterlo, con tutta la sua forza, sul viso della nipote, non ci riuscì: zio Monaldo era pietrificato. Con il braccio alzato, il pugno minaccioso, era una statua di rabbia mista a sorpresa.

Cosa gli era successo? Dopo l’ardente preghiera, Chiara aveva lasciato la cella ed era scesa al piano di sotto. Si avvicinò agli uomini, strinse a sé Ines, in modo protettivo, e lo zio, con gli amici stupiti e sorpresi, li lasciò in pace e andò ad Assisi.

Da quel giorno Favorino e la sua famiglia non si intromisero più nella vita delle due ragazze, permettendo loro di vivere la vita che tanto desideravano. […]

Principesse che trovarono la loro gloria nella povertà

Da Sant’Angelo, Chiara passò a San Damiano, la prima chiesa che San Francesco aveva restaurato.

È lì che la sua vita di lavoro e di preghiera, di povertà e di gioia fiorì veramente. La fama di San Damiano si diffuse in tutto il mondo. E Santa Chiara ebbe la consolazione di vedere sua madre e molte altre donne del paese abbracciare le austerità della penitenza.

La comunità arrivò presto a contare sedici donne, tre delle quali appartenenti all’illustre famiglia fiorentina degli Ubaldini. Anche le principesse trovavano più gloria nella povertà di Chiara che nel possesso dei beni, dei piaceri e degli onori di questo mondo.

Padre René-François Rohrbacher

Testo tratto dalla rivista Araldi del Vangelo n. 212, agosto 2019.

 

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