Perché il Vaticano continua a pubblicare opere dell’ex gesuita Rupnik, accusato di abusi?
Il Vaticano ha scelto un’opera di Rupnik per celebrare la festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.
Redazione (23/08/2024 17:15, Gaudium Press) Molti non riescono a capire l’ostinazione del Vaticano nell’utilizzare le opere di Rupnik – l’ex gesuita accusato di ripetuti abusi sessuali – per promuovere eventi, come ha appena fatto in occasione della festa dell’Assunzione. Questo ha generato titoli come quello de La Nuova Bussola Quotidiana: “Nella lotta contro gli abusi, questo pontificato non ha credibilità”.
Il 15 agosto, il Vaticano ha infatti utilizzato uno dei mosaici di questo ex gesuita, come illustrazione della festa dell’Assunzione, nei media ufficiali.
Un’insistenza che non solo provoca grande sofferenza alle innumerevoli vittime di abusi da parte di chierici, ma va anche contro le indicazioni del cardinale Sean O’Malley, ex presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, che in una lettera a tutti i responsabili del dicastero ha chiesto di non utilizzare più le opere del mosaicista. Il cardinale americano ha fatto eco alla richiesta di cinque donne che affermano di essere state abusate dall’ex gesuita, che hanno fatto appello ai vescovi cattolici di tutto il mondo affinché rimuovano i caratteristici mosaici di Rupnik.
Ma non tutti in Vaticano condividono l’opinione del cardinale cappuccino.
Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, non si oppone all’uso delle opere del sacerdote accusato, che è sotto processo presso il Dicastero per la Dottrina della Fede fino a data da destinarsi. “Come cristiani, siamo chiamati a non giudicare”, ha detto Ruffini, un’affermazione che può sembrare simpatica, ma non ha senso perché il giudizio è la seconda operazione mentale dell’essere umano. Sempre secondo Ruffini, la decisione del processo in corso sulla Dottrina della fede non può essere anticipata.
Tuttavia, Ruffini sembra ignorare il fatto che Rupnik è già stato processato e condannato con scomunica latae sententiae per aver dato l’assoluzione ad un suo complice. Inoltre, non sembra tenere conto del fatto che, da quasi due anni, abbiamo ricevuto continue notizie sul caso Rupnik e che le accuse sono state considerate credibili da solerti investigatori della Chiesa. Forse, per evitare scandali, dovrebbe dare chiare istruzioni affinché non vengano pubblicate le sue opere sulle pagine vaticane in attesa della decisione, che si sta trascinando senza alcuna apparente giustificazione.
Perché pubblicare opere che causano così tanti danni alla Chiesa, come sottolineato da alti membri della gerarchia? O c’è un ordine in tal senso?
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