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Cresce il malcontento tra i dipendenti vaticani

Privatizzazioni e subappalti, stipendi bloccati, promozioni non trasparenti e non legate ai risultati, bilanci non pubblicati: questo è ciò che lamenta l’Associazione dei Dipendenti Laici del Vaticano.

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Foto: Wikipedia

Redazione (25/08/2024 14:53, Gaudium Press) L’Associazione dei Lavoratori Laici Vaticani (ADLV) ha diffuso un comunicato in cui esprime la propria preoccupazione per le attuali politiche economiche, realizzate durante il pontificato di Papa Francesco, che oltre a non aver generato i risultati finanziari attesi, sollevano dubbi sul senso di lavorare per le strutture e i dicasteri della Santa Sede.

“Far parte della comunità dei dipendenti vaticani deve significare far parte di una famiglia speciale caratterizzata da valori specifici che la distinguono dalle aziende esterne, soprattutto private”, ma osservando i cambiamenti derivanti dalla riforma economica, l’ADLV si chiede se ci sia una reale considerazione della “persona umana”.

“A partire dal Motu Proprio Fidelis dispensator et prudens, il Vaticano ha iniziato a prestare particolare attenzione all’economia, che oggi è un elemento dominante in tutte le attività della res vaticana”, aggiunge l’ADLV. “Il nostro interesse è anche quello di tutelare l’immagine della Santa Sede, purtroppo minata negli ultimi anni dagli scandali”.

“Oggi, a fronte dell’investimento di risorse fatto, quali sono i risultati di questa ‘rivoluzione’? Non sappiamo esattamente perché i dati di bilancio, di cui si è già parlato nelle conferenze stampa, non siano stati pubblicati qualche anno fa. Non abbiamo perso la speranza di poter vedere il prossimo bilancio consuntivo del 2023”, lamenta l’ADLV.

Il sindacato vaticano ha una lunga lista di lamentele che includono la privatizzazione e i subappalti, i salari fermi accompagnati dall’aumento degli affitti, le promozioni non trasparenti e non legate ai risultati, così come i saldi di bilancio non resi noti.

“Notizie recenti raccontano di un Vaticano che si sta aprendo ai processi di esternalizzazione in diversi settori. Questo rappresenterebbe un radicale cambio di rotta: da piccola comunità ispirata ai valori evangelici, desiderosa di evidenziare la propria peculiarità agli occhi del mondo, ad una azienda a tutti gli effetti. Una multinazionale un po’ zoppa, a cui mancano molti dei bonus, dei premi e delle indennità di cui godono i dipendenti esterni. Oggi si tende a parlare di “cultura di impresa”. Cosa sta diventando il Vaticano? Per chi lavoriamo? Sappiamo tutti quanto sia importante stare al passo con i tempi, ma a quale costo? Quali sono le ragioni di questo improvviso cambiamento? Tutto tace”, continua il sindacato.

“Il patrimonio immobiliare, di competenza dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, è stato consegnato alla gestione di alcune agenzie immobiliari italiane; i beni mobili, gli investimenti in obbligazioni e i titoli di tutti gli enti/ministeri sono stati improvvisamente smantellati e consegnati a società per lo più americane”.

“L’Annona, il supermercato vaticano, subirà presto la stessa sorte: la sua gestione sarà presto affidata a un noto marchio italiano. I 30/40 funzionari vaticani, avvisati a posteriori, saranno ricollocati all’interno del Vaticano, non si sa bene dove, così come non si sa quale sarà il destino delle società esterne che attualmente collaborano con l’Annona.”

“Abbiamo la percezione che l’istituzione si stia lentamente “destrutturando”: è una politica utile? Solo il tempo ci darà le risposte giuste. Nel frattempo ci chiediamo: che fine ha fatto la necessità di proteggere i dati e le informazioni? Che fine ha fatto la prudenza? Perché non rafforzare le risorse interne, sempre più demotivate e confuse? In che direzione stiamo andando?”.

Il comunicato si conclude sottolineando che “il malcontento sta crescendo impietosamente, come dimostra l’azione collettiva avviata da alcuni dipendenti dei Musei Vaticani. Quando si inaugurerà l’agognata apertura al dialogo nello stile del Cardinale Casaroli?

Tra aprile e maggio di quest’anno, i dipendenti dei Musei Vaticani, con un’azione collettiva senza precedenti, hanno chiesto al governo vaticano migliori condizioni di lavoro, tra cui il riconoscimento dell’anzianità, delle assenze per malattia e del compenso per gli straordinari.

 

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