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Esaltazione della Santa Croce: il cammino verso la luce

L’Esaltazione della Santissima Croce di Nostro Signore Gesù Cristo è una delle feste più belle della Chiesa, e si celebra il 14 settembre. Da simbolo ignominioso, la Santa Croce è diventata un emblema di gloria. Collocata sulla sommità di chiese e cattedrali, sulle corone dei re, a nobilitare gli ambienti più disparati di tutto il mondo, la Croce del Salvatore è diventata un segno di salvezza per tutti i secoli.

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Redazione (14/09/2024 16:07, Gaudium Press) Eusebio di Cesarea racconta che il generale Costantino, figlio di Sant’Elena, la notte prima della battaglia in cui avrebbe sconfitto l’imperatore Massenzio – terribile persecutore dei cristiani – ebbe un sogno in cui vide una croce luminosa nel cielo, ed udì una voce che gli diceva: “Con questo segno vincerai!”. Il giorno dopo, prima dell’inizio della difficile battaglia, fece apporre il simbolo della croce sugli stendardi delle sue legioni e partì per la battaglia, nella quale ottenne la vittoria totale.

Il risultato immediato di questo episodio fu la libertà di culto per i cristiani, fino ad allora perseguitati dai pagani, concessa da Costantino stesso quando fu incoronato imperatore.

Tuttavia, si potrebbe dire che questa promessa, presentata in sogno, era rivolta più in generale a ogni cattolico che, nella lotta della vita, combatte sotto il segno della croce.

Caro lettore, oggi sei invitato a esaltare il più grande simbolo del cristianesimo: la Santa Croce!

Da segno di ignominia a segno di gloria

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All’inizio qualcuno potrebbe chiederci: “Ma se la Chiesa cattolica è la religione della vita, perché glorificare questo strumento di morte?”.

San Paolo dice: “Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani, ma per gli eletti, siano essi Giudei o Greci, è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti la stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1 Cor 1, 23-25).

In cima alla croce, in un’apparente sconfitta, in un apparente fallimento, scandalo e follia, Gesù ci ha liberati dalla morte e dal peccato. Sulla cima di quest’albero, riservato ai criminali più malvagi, Cristo ha sconfitto il diavolo e ci ha aperto le porte del Cielo. Per questo la croce è per noi la luce che ci indica il cammino, in questa terra di esilio, verso la Gerusalemme celeste: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23).

Da segno di ignominia, la croce divenne segno di gloria per gli uomini di fede. E così come Costantino la pose sui suoi stendardi, la croce è arrivata a comparire ovunque ci sia un battezzato, dal pastorale dei Papi o dalla corona dei re, fino alla parete di un’umile casa di villaggio.

Il diavolo fugge dalla croce

Il diavolo fugge da questo segno della sua sconfitta e della nostra liberazione. A Sant’Antonio, abate del II secolo, accadde che il diavolo lo tormentasse con terribili tentazioni. Un giorno, angosciato dai tanti attacchi, gli venne in mente di farsi il segno della croce. Da allora, ogni volta che veniva disturbato, il santo si faceva di nuovo il segno della croce, e metteva in fuga lo spirito delle tenebre.

La vera Croce

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Una bella e antica tradizione racconta che Sant’Elena, nel IV secolo, trovò la vera Croce di Gesù a Gerusalemme. Secondo San Cirillo di Gerusalemme, Sant’Ambrogio e Rufino, dopo molti scavi in profondità, gli esploratori trovarono tre croci, ma non riuscirono a distinguere quella di Nostro Signore Gesù Cristo. Portarono sul posto una donna morente e la toccarono con ognuna delle tre croci. Quando la toccarono con la terza croce, la malata recuperò immediatamente la salute e si alzò. Vedendo questo miracolo, Sant’Elena, insieme a San Macario, vescovo di Gerusalemme, e a migliaia di fedeli, uscirono in processione per le strade, portando con loro l’adorabile strumento della Redenzione. Lungo la strada incontrarono una vedova che portava il figlio morto per essere seppellito. Avvicinarono la Santa Croce al morto e, con grande sorpresa di tutti, questi risuscitò.

La festa dell’esaltazione della Santa Croce

Nel VII secolo, l’Impero bizantino (che era succeduto all’Impero romano d’Oriente) combatteva una guerra interminabile contro i Persiani. Essi avevano conquistato la Palestina nel 614, impadronendosi dei tesori e della reliquia della Santa Croce. Solo il 14 settembre 627 l’imperatore Eraclio, dopo aver invaso la Persia, la recuperò e questa data venne celebrata in tutta la cristianità come festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Per evitare ulteriori furti, la Croce fu divisa in più parti. Una venne portata a Roma, un’altra a Costantinopoli e una terza venne conservata in una bellissima cassaforte d’argento a Gerusalemme. Un’altra fu divisa in piccoli frammenti e inviata alle chiese di tutto il mondo. Oggi, a Roma, il più grande frammento esistente della vera Croce di Gesù, insieme ad altre reliquie della Passione, si trova nella Chiesa di Santa Croce.

“Per Crucem, ad Lucem”

Ci sono grandi difficoltà da affrontare e strade difficili da percorrere su questa terra, soprattutto ai nostri giorni, mentre la società è scossa da tanti mali e minacce. “La vita dell’uomo sulla terra è una lotta” (Giobbe 7,1). L’importante è non lasciarsi sopraffare, così come l’Uomo-Dio non si lasciò scoraggiare. Anche se è caduto tre volte sulla strada del Calvario, si è coraggiosamente rialzato e ha portato a termine la sua Via Crucis.

San Giovanni Paolo II lo ha giustamente insegnato quando si trovava in Brasile ai piedi del Cristo Redentore: “La croce, simbolo della fede, è anche il simbolo della sofferenza che porta alla gloria, della passione che porta alla Risurrezione. Per crucem ad lucem“, attraverso la croce si arriva alla luce: questo proverbio, profondamente evangelico, ci dice che, vissuta nel suo vero significato, la croce del cristiano è sempre una croce pasquale” (Om. Rio de Janeiro, 30 giugno 1980).

Estratto, con modifiche, da

CAMPOS, Juliane de. Con questo segno vincerai. Rivista Araldi del Vangelo, anno I, n. 9, settembre 2002, p. 42-43

 

 

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