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San Girolamo, il leone ruggente della Chiesa

Il 30 settembre la Chiesa celebra la memoria di San Girolamo. Oltre a tradurre la Bibbia, fu un esempio di uomo combattivo e di polemista, come i santi sono soliti essere.

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Redazione (30/09/2024 16:16, Gaudium Press) Se chiedete a qualsiasi teologo chi fosse San Girolamo, vi risponderà sicuramente: “È il traduttore della Bibbia”; se facciamo la stessa domanda a qualcun altro, potrebbe dire: ‘È il santo che aveva un leone come animale domestico’; se potessimo chiedere al santo stesso, direbbe: ‘Sono un monaco’. In effetti, queste sono le tre caratteristiche principali di questo Padre della Chiesa: religioso, interprete di Dio e amico del leone.

Sebbene siano qualità molto diverse, hanno una ragione comune: un grande amore per Dio. Per servire perfettamente Dio, si fece monaco; per farlo conoscere, tradusse le sue parole nella lingua dell’Occidente; per difenderlo, divenne il leone della sua Chiesa.

I primi due punti sono semplici da capire, il problema è il terzo.

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Non ci soffermeremo sulla veridicità della storia dell’adozione del leone da parte di san Girolamo; quel che è certo è che è del tutto simbolica: il santo era un leone ruggente per il suo tempo, che denunciava i peccati e le colpe dei suoi contemporanei. Come un leone, si ritirò nel deserto; come un leone, non ebbe paura di presentarsi nel deserto della controversia, terrorizzando gli eretici con il suo ruggito e attaccandoli con i suoi artigli; e come il Leone di Giuda, fu presto circondato dai serpenti dell’ipocrisia, dal veleno della calunnia, dai farisei che esistono in ogni epoca.

Infatti, non potevano sopportare affermazioni come queste:

“Mi duole dire quante vergini [consacrate] cadono ogni giorno, quante la Santa Chiesa perde dal suo grembo. […] Alcune, quando si accorgono di aver concepito in modo criminale, preparano veleni abortivi e accade spesso che, morendo anch’esse, scendano all’inferno, colpevoli di un triplice delitto: assassine di se stesse, adultere di Cristo e matricide del nascituro“ (Lettera 22).[1] .

“La verginità si perde anche con il pensiero. [Le religiose che peccano in questo modo sono cattive vergini, vergini nella carne ma non nello spirito” (Lettera 22).

“Ci sono altri, e parlo di uomini del mio stato [sacerdotale], che aspirano al sacerdozio e al diaconato per essere liberi di procurarsi donne a piacimento” (Lettera 22).

“L’Apostolo condanna il sacerdote dedito al vino e l’antica legge del Levitico lo proibisce (10,9). […] Fuggite da tutto ciò che vi rende ubriachi e che vi fa perdere il senno” (Lettera 52).

E cosa fecero i suoi nemici, coloro che si sentivano attaccati dalle parole di san Girolamo? Lo stesso di sempre: calunnie infondate, da parte di testimoni bugiardi; silenzio di fronte alle sue argomentazioni; la condanna dopo che aveva dichiarato la sua innocenza: “Non lo si perseguita per i suoi presunti scandali, ma per i suoi scritti, per le sue denunce, per aver egli stesso dato un esempio contrario”[2].

Questo “senato di farisei” (come lo definiva lui) si accusava così dei vizi denunciati dal santo, come lui stesso aveva avvertito: “Non ho fatto del male a nessuno, almeno nessuno in particolare è stato descritto nelle mie parole, e nessuno in particolare è stato oggetto dei miei discorsi. Ho trattato i vizi in generale. Se qualcuno è adirato verso di me, sta confessando lui stesso di esserlo” (Lettera 52).

Naturalmente, gli ipocriti non sopportano che si dica loro tutta la verità, perché ferisce la loro coscienza, come ha già detto Sulpicio Severo: “Una lotta incessante e un duello ininterrotto contro i malvagi hanno concentrato in Girolamo gli odi dei perversi. In lui gli eretici odiano colui che non smette di attaccarli; i chierici odiano colui che critica la loro vita e i loro peccati. Ma tutti gli uomini virtuosi lo amano e lo ammirano”[3].

Possiamo dire che una delle più grandi glorie di San Girolamo è stata questa: essere stato uno dei più grandi difensori della Chiesa del suo tempo, aver denunciato il vizio e lodato la virtù, aver fatto rivivere la nozione di bene e di male, ed essere stato perseguitato per amore della giustizia (cfr. Mt 5,10).

Magari avessimo altri Girolamo ai nostri giorni che attaccano i vizi contemporanei!

 

Di Miguel de Souza Ferrari

 

[1] SAN GERONIMO. Obras completas: Epistolario. vol. 10. Madrid: BAC, 2013, p. 177-178. (Il resto delle citazioni dalle lettere di San Girolamo sono tratte da questa edizione).

[2] BERNET, Anne. San Girolamo. Clovis, 2002, p. 287-288.

[3] SULPICIUS SEVERUS. Dialogus I, 9. CSEL 1, 101; SCh 510, 137.

 

 

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