San Luca Evangelista
Oggi, 18 ottobre, la Chiesa celebra la festa di San Luca Evangelista, un medico che conobbe personalmente la Madonna e che, secondo l’antica tradizione, ne fece un ritratto. La data della sua morte è sconosciuta.
Redazione (18/10/2024 15:03, Gaudium Press) La devozione dei fedeli vorrebbe sapere chi furono i genitori di San Luca, come trascorse la sua infanzia, come iniziò la sua missione con i discepoli di Gesù… Ma anche se questi dettagli non sono stati tramandati dalla storia, i tratti eccezionali del suo animo e del suo carattere possono essere scoperti nelle brevi righe del suo Vangelo, così come negli Atti degli Apostoli, attribuiti a lui dalla Tradizione più antica.
Discepolo nella Chiesa nascente
San Luca conosceva Gesù? Alcuni, sulla base di autori antichi e dell’affermazione di San Gregorio Magno, lo credono e ritengono che fosse uno dei discepoli di Emmaus.
I suoi scritti rivelano tratti del suo animo e del suo carattere, come la misericordia, la mitezza e l’umiltà, di cui fu un magnifico esempio.
In una seconda ipotesi, diversi esegeti lo considerano un discepolo della Chiesa nascente, forse della prima ora, per così dire, dopo l’Ascensione del Signore. Per farlo, si basano sulle parole dello stesso San Luca nel prologo del suo Vangelo: “Molti si sono sforzati di comporre una storia degli avvenimenti che si sono svolti tra noi, così come ci sono stati tramandati da coloro che ne sono stati testimoni oculari fin dall’inizio e che sono diventati ministri della Parola” (Lc 1,1-2). Con questa affermazione, l’evangelista sembra escludere se stesso dal numero di coloro che vissero con Nostro Signore, e aggiunge: “È parso bene anche a me, dopo aver indagato diligentemente ogni cosa fin dal principio, di metterla per iscritto” (Lc 1,3).
Si ritiene, sulla base di studi esegetici, che fosse un gentile, originario di Antiochia in Siria, ma di origine greca. San Paolo, di cui fu compagno di predicazione e di viaggio, non lo include tra quelli “della circoncisione” (cfr. Col 4,10-11). Tuttavia, nei suoi scritti mostra una profonda conoscenza dell’Antico Testamento, il che fa pensare che avesse una certa attrazione per il giudaismo e che dovesse dedicarsi alla lettura delle Scritture nella sua patria, dove c’era una grande comunità ebraica.
Dopo la persecuzione di Santo Stefano, i discepoli si dispersero in Fenicia, Cipro e Antiochia, predicando la Parola non solo ai Giudei ma anche ai Greci (cfr. At 11,19-20). È quindi probabile che San Luca si sia convertito in questa occasione.
Inizio perfetto, con gli occhi fissi su Maria
Si può dire che San Luca sia stato un uomo dalla sensibilità fine ed elevata. Quando decise di scrivere la vita di Nostro Signore, cercò innanzitutto tra i testimoni oculari Colei che era nascosta sotto il velo dell’umiltà.
Quali furono le sue emozioni quando incontrò per la prima volta la Madonna? Indubbiamente la sua maestosità unita alla semplicità della sua persona deve averlo entusiasmato. Inoltre, leggenda o no, molti attribuiscono a lui i primi dipinti della Madre di Dio.
La maternità soprannaturale, nobile e casta della Beata Vergine lo attirò in una particolare intimità e gli permise di ascoltare da quelle labbra immacolate le confidenze dell’Annunciazione dell’Angelo, il modo in cui avvenne l’Incarnazione del Verbo e la sua nascita verginale. Tutte le meraviglie della grazia operata attraverso Maria nella storia e nella vita individuale delle persone sono dovute in misura non trascurabile a questa familiarità che San Luca, docile ai suggerimenti dello Spirito Santo, ha potuto trasmettere nel suo Vangelo.
Si è anche preoccupato di conoscere alcuni eventi precedenti, come la nascita del Precursore. E affinché nei tempi futuri non ci fossero dubbi sulla fondatezza dei suoi racconti (cfr. Lc 1,4), volle tracciare dei paralleli tra gli eventi soprannaturali e i dati storici profani del tempo, dimostrando la sua sagacia e profondità d’animo.
Compassione e delicatezza d’animo
Essendo l’Autore principale della Bibbia, Dio tuttavia “scelse e si servì di uomini in possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo in loro e per mezzo di loro, mettesse per iscritto, come veri autori, tutto e solo ciò che voleva”. Quindi, se i libri sacri scritti da San Luca rivelano alcune particolarità, ciò è dovuto non solo allo scopo specifico e al destinatario che egli aveva in mente, ma anche al fatto che la sua personalità era più sensibile a certi aspetti dell’opera di salvezza.
Nella cosiddetta “grande inserzione di Luca”, che va dal versetto 51 del capitolo 9 al versetto 28 del capitolo 19 del suo Vangelo, troviamo alcuni episodi e parabole non raccontati dagli altri evangelisti, nei quali possiamo contemplare alcuni tratti del suo carattere.
Il primo di questi è la sua propensione alla misericordia, che viene sottolineata anche in altri passi dei suoi scritti. Si tratta di una virtù morale, contigua alla carità, che ai suoi tempi era poco o per nulla praticata. Poiché il sistema di grazia acquistato con la Redenzione non era ancora stato istituito, la società era governata dalla legge del taglione, “occhio per occhio e dente per dente” (Lev 24,20). In questo contesto, la bellezza e il perdono senza condizioni furono immortalati dall’Evangelista nella parabola del figliol prodigo (cfr. Lc 15,11-32).
San Luca mette in luce molti altri aspetti che saranno d’ora in poi essenziali nella vita cristiana, come la mitezza e l’umiltà, la sincerità, la povertà di spirito, la penitenza, la gioia, la benevolenza verso il prossimo, la preghiera perseverante, la fiducia nella Provvidenza, il dovere di evitare gli scandali, la necessità di essere riconoscenti. E di tutte queste virtù egli fu certamente un magnifico esempio.
Un’altra caratteristica della sua personalità era che non rispettava le persone. La sua delicatezza d’animo, forse aggiunta all’abitudine di essere a disposizione di tutti grazie alla sua professione di medico (cfr. Col 4,14), lo portava a non escludere dai suoi racconti i bambini, i malati e le donne.
Anche se non conosciamo i dettagli della sua conversione, è impressionante vedere come gli insegnamenti di Gesù Cristo siano penetrati profondamente nella sua anima e come abbia aderito completamente alle grazie che gli sono state concesse. E, non volendo tenere per sé ciò che aveva ricevuto, lo trasmise magnanimamente alle generazioni future.
Un compagno fedele in ogni momento
San Luca fu anche un instancabile collaboratore dell’Apostolo delle Genti.
È probabile che abbia raggiunto San Paolo a Troas e sia partito con lui per la Macedonia, perché a questo punto il testo degli Atti degli Apostoli passa improvvisamente dalla terza persona alla prima persona plurale, indicando che anche l’Evangelista era diventato uno dei protagonisti degli eventi (cfr. At 16,10).
Dopo aver predicato in Macedonia e in Grecia, San Luca continuò ad affiancare San Paolo. Entrambi si recarono a Gerusalemme e a Cesarea e vi rimasero a lungo. Si ritiene che sia stato in questo periodo che ha raccolto le testimonianze di coloro che hanno vissuto con Gesù.
A un certo punto, però, l’Apostolo fu arrestato e, invocando il giudizio di Cesare, inviato a Roma. Anche in questa situazione piena di contraddizioni e di problemi, l’Evangelista non lo abbandonò. Durante la sua seconda prigionia nella Città Eterna, San Paolo dirà a Timoteo che tutti lo avevano abbandonato tranne Luca (cfr. II Tim 4,11) e, nella Lettera ai Colossesi, registrerà la sua stima per un compagno così fedele, definendolo “il medico più caro” (4,14).
San Luca trascorse circa quindici anni con San Paolo e, dopo la morte di quest’ultimo, continuò a predicare la Buona Novella fino al giorno in cui si addormentò nel Signore, avendo precedentemente sofferto molto per amore di lui.
Caratteristiche della sua scrittura
I suoi due libri, il Vangelo e gli Atti degli Apostoli, furono dedicati a Teofilo, un nome che potrebbe ben significare non una persona fisica, ma l’universalità dei fedeli, poiché, etimologicamente, il termine greco Théo-philos significa amico di Dio o colui che Dio ama. ”
In effetti, gli scritti lucani sono stati redatti con l’obiettivo di pubblicare la storia della salvezza e di renderne partecipi tutti gli uomini di buona volontà (cfr. Lc 2,14), siano essi ebrei o meno. Fluenti, chiare e spesso ricche di dettagli, le narrazioni riescono a catturare il lettore e a renderlo presente ai fatti, il che è senza dubbio dovuto all’ammirazione sfrenata dell’autore per il Divino Maestro e per le due colonne portanti della Chiesa, San Pietro e San Paolo, virtù che era riuscito a trasmettere nelle sue parole.
Inoltre, l’evangelista si sforzò di usare un linguaggio elegante ma accessibile alla maggioranza, scrivendo in una versione popolare del greco chiamata koiné, piuttosto che nella lingua classica, ed evitando l’uso di espressioni ebraiche, aramaiche e latine.
Foto: Francisco Lecaros
Da Gerusalemme ai confini della terra
Le sue opere, che seguono un filo logico impeccabile, si completano a vicenda in modo magistrale. Il Vangelo inizia con un’offerta sacerdotale (cfr. Lc 1,8-9) e tutto il testo successivo descrive il viaggio del Divino Maestro verso Gerusalemme, cioè verso il perfetto compimento della sua missione: redimere il genere umano. Nei racconti della Passione, è l’unico degli evangelisti a menzionare il sudore di sangue nell’Orto degli Ulivi (cfr. Lc 22,44).
Questa enfasi sull’aspetto sacerdotale dell’immolazione di Gesù ha fatto sì che San Luca lo raffigurasse spesso accanto a un bue o a un toro, animali usati dagli ebrei nei sacrifici del Tempio.
Tuttavia, morendo sulla croce, Nostro Signore è stato vittorioso. Per questo motivo, l’Evangelista racconta le gioie della Risurrezione e dell’Ascensione, concludendo il suo racconto con la benedizione sacerdotale che i discepoli ricevettero dal Maestro (cfr. Lc 24,51), che chiude in modo glorioso la sua missione sulla terra.
Questo finale è perfettamente in linea con l’inizio degli Atti degli Apostoli, che consiste in una descrizione più dettagliata del contesto dell’Ascensione: la raccomandazione di Cristo di rimanere tutti insieme, senza lasciare Gerusalemme, perché dovevano aspettare il compimento della promessa del Padre (cfr. At 1,4). Descrive poi come questa si sia realizzata con la discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo, che li ha spinti a essere “testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1,8).
Con una vastità soprannaturale di orizzonti, San Luca ha unito l’ascesa del Signore al cielo con il consolidamento della Chiesa sulla terra.
Uomini deboli che hanno trasformato il mondo
Uno dei dettagli degni di nota nelle opere di San Luca è la sua pazienza nei confronti delle debolezze degli uomini, consapevoli che queste non sono un ostacolo all’azione di Dio. Per questo motivo, all’inizio delle sue cronache sulla diffusione della Chiesa, inserisce subito una promessa di forza: “Lo Spirito Santo scenderà su di voi e vi darà forza” (At 1,8).
In molti altri passaggi, direttamente o indirettamente, presenta la debolezza e la piccolezza dello spirito come fattori che attraggono grazie profuse dalla Provvidenza. L’esempio più sublime lo troviamo nella Madonna che, riconoscendosi nulla di fronte all’Altissimo (cfr. Lc 1,38), ha ricevuto la grazia più grande di tutti i tempi: essere il tabernacolo dell’Incarnazione del Verbo.
Ora, se da un lato la miseria umana non è un ostacolo per Dio, dall’altro egli richiede cuori umili (cfr. Lc 18,9-14), pentiti dei propri peccati (cfr. Lc 7,36-50) e disposti a lasciare l’errore per donarsi a lui senza riserve, come Zaccheo (cfr. Lc 19,1-10).
San Luca, così come gli Apostoli e gli altri discepoli, erano uomini che, nonostante le loro mancanze, si aprivano alla grazia e permettevano a Gesù di santificarli. Ecco perché la loro debolezza ha vinto il mondo! Apriamoci quindi anche noi alla forza dell’amore divino e, senza attaccarci al peccato, ma con un cuore pentito e fiducioso, lottiamo per la trasformazione della faccia della terra. Il Creatore stesso scenderà dal cielo per incontrarci e fare del mondo il suo Regno glorioso.
Testo tratto, con piccoli adattamenti, dalla rivista Araldi del Vangelo n. 274, ottobre 2024. Di Sr Lucilia Lins Brandão Veas, EP.
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