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Le vittime di Rupnik denunciano la poca trasparenza del processo canonico a suo carico

 Il caso Rupnik è forse il caso più clamoroso di abuso ecclesiastico, di tutti i tempi.

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Foto: Screenshot Youtube

Redazione (29/10/2024 15:56, Gaudium Press) Il caso Rupnik è forse il caso di abuso nella Chiesa, più discusso di tutti i tempi.

Dopo molti tira e molla, dichiarazioni sui media da parte delle vittime, dapprima in forma riservata, ma ultimamente anche in conferenza stampa e con la presenza dell’avvocato, il caso Rupnik è ancora in discussione presso il Dicastero per la Dottrina della Fede.

Come si ricorderà, nell’ottobre dello scorso anno il Papa “ha abrogato la prescrizione per consentire lo svolgimento di un processo” contro il sacerdote, così la Sala Stampa vaticana precisava in un breve comunicato.

Rupnik è stato accusato di abusi nei confronti di circa venti ex suore della Comunità di Loyola, di cui era inizialmente il direttore spirituale. Questa comunità è stata sciolta dal Vaticano alla fine dello scorso anno, a seguito di accertamenti effettuati dall’arcivescovo Daniele Libanori, che aveva definito credibili le accuse di abuso.

Le ex suore tornano a parlare ed esprimono il loro disappunto

Ma ora, un’ex suora che ha denunciato gli abusi, Gloria Branciani, che ha reso pubbliche le sue accuse nel 2023, ha espresso la sua sensazione di “tradimento” per la mancanza di risposta, a distanza di un anno.

“Ho denunciato Rupnik per la prima volta nel 1993 e nel 2021 la Chiesa mi ha chiesto nuovamente di testimoniare”, ha spiegato Branciani. “Entrambe le volte non ho ricevuto alcuna risposta da parte delle autorità ecclesiastiche. Mi sento ancora una volta delusa dalla Chiesa, che non sembra disposta ad assumersi la responsabilità per i gravi abusi che ho subito”.

La Branciani aveva reso la sua testimonianza in Vaticano  per due volte, l’ultima nell’aprile 2023, insieme ad altre quattro presunte vittime. Nel suo recente messaggio ha aggiunto: “Mi aspetto una presa di posizione chiara a favore delle vittime, senza ulteriori ambiguità che non fanno altro che prolungare la sofferenza e screditare l’istituzione. Abbiamo bisogno di azioni concrete per sostenere le parole di condanna che la Chiesa ha espresso contro gli abusi delle suore”.

Mirjam Kovač, un’altra presunta vittima, ha reso pubblica la sua testimonianza nel febbraio 2023 e ha espresso il suo “dolore e la sua delusione” sia per gli abusi che per la risposta della Chiesa. “Quando penso a quello che abbiamo subito io e le mie sorelle, provo una profonda delusione”, ha detto Kovač, di origine slovena, “spero che l’istituzione e coloro che la rappresentano agiscano per stabilire relazioni basate sulla verità e sulla giustizia, e non solo a parole, ma nei fatti”.

Oltre alle testimoni dirette, diversi esperti di abusi all’interno della Chiesa hanno espresso preoccupazione per la lentezza del processo Rupnik. Il gesuita Hans Zollner, esperto di prevenzione degli abusi e uno dei più importanti consulenti in questo campo, ha osservato che “l’incertezza, la mancanza di informazioni o l’opacità in qualsiasi processo creano grande disagio e potenzialmente molta ansia per le vittime di traumi, poiché fanno rivivere i ricordi di esperienze dolorose”.

Continua a esercitare il suo sacerdozio

Mentre il processo è ancora in corso, p. Rupnik continua a esercitare il suo ministero sacerdotale nella diocesi di Capodistria, in Slovenia, dopo essere stato accolto nell’agosto 2023 in seguito alla sua espulsione dalla Compagnia di Gesù per disobbedienza. La diocesi ha spiegato in un comunicato che, finché non ci sarà un verdetto di colpevolezza da parte di un tribunale ecclesiastico o civile, Rupnik manterrà i suoi diritti e doveri di sacerdote diocesano.

Ciò è stato fortemente criticato dalle vittime e dai loro sostenitori, che ritengono che, permettendo a Rupnik di mantenere il suo ministero attivo, la Chiesa stia lanciando un messaggio contraddittorio che mina la credibilità dei suoi sforzi anti-abuso.

Fonti del Dicastero per la Dottrina della Fede, che hanno chiesto di non essere identificate, hanno detto che “si stanno rivedendo i meccanismi per assicurare che sia fatta giustizia” nel caso di Rupnik, anche se hanno sottolineato che il DDF di solito non commenta i procedimenti in corso. Sono già state rilasciate diverse dichiarazioni di questo tipo.

Con informazioni di Aciprensa.

 

 

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