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Editoriale: Ho vissuto… e continuerò a vivere

 Mons. João Scognamiglio Clá Dias, fondatore degli Araldi del Vangelo, è morto il 1° novembre 2024. Quale sarà la sua eredità?

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Redazione (03/11/2024 10:05, Gaudium Press) Quando si leggono le biografie di persone famose in opere di riferimento, ci si imbatte spesso in una sfilata di informazioni pragmatiche: è nato in un tale luogo, la sua famiglia aveva tali condizioni, ha intrapreso tali attività e, infine, è morto a tale età.

Quando si tratta di agiografie o memorie di uomini illustri, il compito diventa molto più arduo, soprattutto se si vuole comprimerle in una sintesi. Come la Parola di Dio trasposta nelle Sacre Scritture non è in grado di rappresentare pienamente la Divinità, così, per analogia, non si può definire pienamente un uomo di fede. Come esclamò una volta il mistico San Giovanni della Croce, in questa ascesa dell’anima “più si sale, meno si capisce”.

Gli eroi della fede superano le mere delimitazioni umane.

Definire significa etimologicamente porre fine, determinare l’essenza di qualcosa. Tuttavia, gli eroi della Fede vanno oltre le mere delimitazioni umane. Se sono caratterizzati dalla carità come vincolo di perfezione (cfr. Col 3,14), e se la misura dell’amare Dio consiste nell’amarlo senza misura, i santi sono incommensurabili.

I risultati del loro lavoro sono altrettanto insondabili. Il fratello laico Alfonso Rodríguez, ad esempio, ritenuto privo di utilità e posto come portiere al cancello di un collegio gesuita, è stato determinante nel favorire San Pedro Claver, il più grande evangelizzatore della Colombia, dove battezzò trecentomila persone. I frutti dell’apostolato di un santo portiere si raccolgono ancora oggi in America!

Inoltre, la missione dei giusti non si consuma in questa valle di lacrime. Santa Teresa di Gesù Bambino sottolineava giustamente che: “Non muoio, ma entro nella vita”. E aggiungeva: “Trascorrerò il mio cielo facendo del bene sulla terra”. In questa terra d’esilio, voleva realizzare le vocazioni più diverse: missionaria, medico, profetessa, crociata… Ma alla fine si rese conto che solo l’amore poteva soddisfarle tutte, proprio perché è eterno. Infatti, “la carità non avrà mai fine” (1 Cor 13,8).

Sarebbe possibile definire mons. João Scognamiglio Clá Dias?

D’altra parte, è possibile definire monsignor João Scognamiglio Clá Dias? Sembrerebbe di sì, perché anche gli uomini più preminenti della storia, nonostante la loro incomparabile statura, sono stati “definiti” in qualche modo: Abramo ricevette l’appellativo di “padre di molte nazioni” (Gen 17,5); il Battista divenne noto come “l’uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni” (Gv 1,6); San Paolo si definì “apostolo di Gesù Cristo” (II Tim 1,1).

Dopo l’Ascensione di nostro Signore Gesù Cristo, tali apologie furono spesso consacrate come epitaffi. Di San Benedetto da Norcia si dice: “C’era un uomo venerabile, Benedetto di nome e di grazia”. Sulla lapide di Sant’Antonio di Santana Galvão si legge l’elogio: “Un uomo che aveva la sua anima nelle mani”. Contro una visione ristretta di San Francesco d’Assisi, San Bonaventura gli attribuì l’appannaggio di un “uomo angelico”. Per Giovanni d’Austria, l’illustre comandante spagnolo della battaglia di Lepanto, si ripete la frase applicata a Giovanni Battista, omonimo del Precursore ed effettivamente “inviato da Dio”.

Senza timore di esagerare, tutti questi predicati potrebbero essere attribuiti mutatis mutandis al fondatore degli Araldi del Vangelo. Anche il titolo stesso di questo numero riassume qualcosa della sua essenza: “Una colonna nel tempio del mio Dio” (Ap 3, 12). Non solo perché, in mezzo allo sfacelo della società odierna e all’infedeltà quasi endemica all’interno della Santa Chiesa, ha mantenuto un’adesione incrollabile alla verità e alla virtù, ma anche perché, come la colonna di nube e di fuoco che guidava gli israeliti nel deserto (cfr. Es 13,21), ha condotto una moltitudine di discepoli sulla retta via. Inoltre, come una colonna militare, ha combattuto la buona battaglia, ha portato a termine la sua missione e ha mantenuto la fede (cfr. II Tim 4,7).

Portò la sua croce come voleva Gesù, per amore suo e di sua Madre, fino alla fine.

È in questa chiave di battaglia che il maestro e ispiratore di mons. João, il dottor Plinio Corrêa de Oliveira, immaginava che un giorno la sua vocazione sarebbe stata sintetizzata, allargata tramite la partecipazione ai suoi discepoli: “Per me tutto è una lotta”. E se così fosse, si potrebbe aggiungere: “Tutto è gloria per lui”.

Contrariamente a una visione pusillanime, tale gloria è il risultato del trionfo garantito dalla Madonna, anche dopo le battute d’arresto della nostra traiettoria nella Chiesa militante. Ecco perché il dottor Plinio scrisse un bellissimo epitaffio per coloro che hanno perseverato fino alla fine: “Qui giace colui che la Madonna ha guardato nell’ora della sua afflizione e che ha detto ‘sì’”.

Sempre in quest’ottica, il dottor Plinio immaginò un altro epitaffio per un successivo discepolo fedele: “Portò la sua croce come voleva Gesù, per amore suo e di sua Madre, fino alla fine”. E se l’intento era quello di evidenziare la dedizione di uno schiavo di Maria, si potrebbe anche riassumere nell’espressione: “Il suo grande scopo era servire”. Entrambe le descrizioni ben si adattano alla figura di mons. Giovanni: un alter Christus crucifixus, che ha offerto la sua vita generosamente per la Chiesa e per i suoi figli spirituali, soprattutto dopo l’ictus che lo colpì nel 2010.

Tuttavia, se volessimo cercare una sintesi più concisa della sua missione, potremmo ricordare le parole del dottor Plinio: “Se qualcuno mi chiedesse: ‘Cosa vuoi come epitaffio per la tua vita?’, risponderei: ”Mettilo e basta: Ho vissuto. È finita”.

Questo passaggio si adatta perfettamente alla vita del fondatore degli Araldi del Vangelo. Egli, infatti, ha vissuto una vita piena, santa e generosa, riunendo in qualche modo tutti gli attributi citati sopra, oltre a quelli che continuano a scaturire dal cuore di ciascuno dei suoi figli spirituali. Il più grande panegirico della vita di mons. Giovanni è stato il suo. Per questo poteva proclamare per sempre: “Ho vissuto… e continuerò a vivere”.

Compilato da Dominic Joseph

 

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