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San Carlo Borromeo, nipote del Papa, fece di Milano una città di santi

 Raggiunse il successo negli studi grazie al duro lavoro. Nipote del Papa, a 23 anni era già cardinale. Ma alla base di tutto c’era la virtù.

San Carlo Borromeo

Redazione (04/11/2024 15:59, Gaudium Press) San Carlo Borromeo nacque ad Arona, in Italia, nel 1538, da una famiglia di nobili origini. Suo padre era il conte Gilberto Borromeo. Sua madre Margherita apparteneva alla famiglia dei Medici. Era il secondo di sei figli.

Fin da giovane è evidente la sua passione per gli studi e il fatto che amava, a differenza di quasi tutti gli altri uomini, attenersi ai propri doveri. Ma in questi campi della scienza e della conoscenza raggiunse il successo non per un brillante talento originale, ma per l’applicazione, lo sforzo e la serietà con cui vi si dedicava. Aveva qualche difficoltà con le parole e i suoi insegnanti lo consideravano addirittura un po’ lento, ma la sua tenacia superava gli ostacoli.

All’età di 21 anni conseguì il dottorato in legge presso l’Università di Milano.

Un suo parente, uno zio materno, fu nominato Papa con il nome di Pio IV e lo scelse come Segretario di Stato. A soli 23 anni fu nominato cardinale. Presiedette sinodi e concili.

Legato pontificio, protettore di Paesi e ordini religiosi.

A soli 23 anni era già legato pontificio di Bologna, della Romagna e della Marca d’Ancona, nonché protettore del Portogallo, dei Paesi Bassi, dei cantoni cattolici della Svizzera e anche degli ordini di San Francesco, del Carmelo, dei Cavalieri di Malta e altri. La sua capacità di lavoro era impressionante. Nel 1560 il Papa lo aveva nominato amministratore della sede vacante di Milano. È meraviglioso vedere un uomo così giovane, con una natura che non era quella di un genio, e ancora solo un chierico degli ordini minori, sviluppare le fatiche di molti, di giganti. Si percepisce qui l’azione della grazia divina, a cui si aggiungeva, è vero, la dote di una nobile nascita.

Spicca la sua opera di educazione cristiana: fondò 740 scuole di catechismo. Fondò anche 6 seminari che furono modelli per l’istruzione dei sacerdoti in tutto il mondo.

Inoltre, con l’intento di portare respiro alla corte pontificia, fondò un’accademia letteraria composta da chierici e laici. Le lezioni e le opere di questa accademia furono pubblicate tra le opere di San Carlo con il titolo Noctes Vaticanae.

Pur dovendo condurre una vita conforme ai canoni dell’epoca, compì molte penitenze affinché la virtù cristiana regnasse sempre nel suo essere.

Fautore del Concilio di Trento

Il Concilio di Trento era stato sospeso nel 1552 e lo zio Papa di San Carlo aveva annunciato di volerlo riprendere. Ciò avvenne nel 1562, dopo aver superato molte difficoltà, ma soprattutto perché San Carlo Borromeo vi dedicò tutte le sue energie. Più volte l’assemblea dei vescovi fu sul punto di sciogliersi, ma l’abilità del santo lo impedì. Alla fine, dopo nove riunioni generali e molte particolari, furono approvati importantissimi decreti disciplinari e dogmatici che hanno segnato la vita della Chiesa universale: si può dire che in gran parte tutto questo lavoro ha come padre San Carlo Borromeo.

Alla morte di Paolo IV, e nonostante San Pio V volesse trattenerlo a Roma, riuscì a partire per Milano, sede di cui era amministratore, ma che non era nelle migliori condizioni. Riuscì a convocare un consiglio regionale e furono applicate le disposizioni del Concilio di Trento. Lì brillò nella carità verso i poveri, nella penitenza, nella scienza, nella virtù.

Spicca il suo rispetto per la liturgia, perché non diceva mai una preghiera o amministrava un sacramento in fretta e furia, anche se aveva mille occupazioni. Si confessava ogni giorno prima di celebrare la Messa. Con pazienza e perseveranza, trasformò questa importante sede di Milano e, sebbene a volte si trovasse di fronte a un’aperta opposizione, persino da parte del Senato, alla fine superò le resistenze.

I membri di un ordine religioso, gli Umiliati, sebbene sembrassero accettare la riforma di San Carlo, erano in realtà degli ipocriti. Un giorno tre priori di quest’ordine si unirono in un complotto per uccidere il santo. L’assassino era addirittura un sacerdote, Girolamo Donati Farina, che, come Giuda, riceveva denaro in oro per questo compito. Il 26 ottobre 1569 si piazzò alla porta della cappella della casa del Santo e, quando ne ebbe l’occasione, gli sparò. Il Santo stesso pensò di essere ferito a morte, ma il proiettile aveva appena sfiorato le sue vesti.

Il suo grande risultato a Milano fu quello di formare un clero virtuoso e ben preparato.

Durante la peste che devastò la città dal 1576 al 1578, San Carlo si dedicò alla cura dei malati.

Morì il 4 novembre 1584, dopo aver fondato un convalescenziario a Milano. La sua morte fu in gran parte dovuta alla generosità con cui si  era dedicato all’apostolato.

Con informazioni di EWTN e Aciprensa

 

 

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