Diventa cattolica e fonda il primo convento in Etiopia
La storia di Emahoy Haregeweine.
Emahoy Haregeweine (al centro) con il cardinale Berhaneyesus durante la benedizione della cappella di Holeta, in Etiopia.
Redazione (07/11/2024 15:52, Gaudium Press) Vatican News riporta la storia di Emahoy Haregeweine, una suora pioniera in Etiopia, che ha fondato il primo convento locale in quel Paese, il convento benedettino della Santissima Trinità.
Ai membri del convento viene dato il titolo di “Emahoy”, una parola amarica che significa “Mia Madre”. Questo titolo riflette la convinzione che tutte le donne sono madri: alcune diventano madri biologiche, mentre altre, come le monache, dedicano la loro vita a diventare madri spirituali per tutti.
Dall’ispirazione liturgica alla guida monastica
Haregeweine, nata ad Addis Abeba, in Etiopia, studiò alla scuola francese Lycée Gebremariam, dove venne a contatto con culture e lingue diverse. All’età di 16 anni, dopo aver partecipato alla sua prima messa, nella Parrocchia di San Francesco, insieme ad un amico cattolico, rimase profondamente colpita dalla liturgia, che risvegliò in lei il desiderio di rafforzare il suo rapporto con Cristo.
Nonostante la sua formazione ortodossa, fu attratta dal cattolicesimo e iniziò a frequentare regolarmente la Messa, col desiderio di diventare suora. La sua fede si approfondì dopo aver visto un’immagine di San Francesco, che rafforzò il suo impegno nella vocazione.
Guidata dalla preghiera e dall’accompagnamento spirituale, Emahoy Haregeweine ha superato poi le difficoltà e si è unita alle Piccole Sorelle di Gesù (fondate da San Charles de Foucauld).
Ha intrapreso la formazione religiosa in diversi Paesi, tra cui Nigeria, Kenya, Egitto, Francia e Italia, cercando continuamente risposte alle sue domande spirituali.
Nel 2007, partecipando a un seminario sulle tradizioni monastiche etiopi, ha sentito di aver trovato le risposte che cercava. Questo momento ha segnato l’inizio della sua missione di fondare un convento cattolico che riflettesse l’identità spirituale e culturale unica dell’Etiopia.
Nel 2018 ha realizzato il suo sogno fondando il primo convento cattolico in Etiopia, il “Convento benedettino della Santissima Trinità”. Durante il suo soggiorno in Francia, con il sostegno dei Benedettini, ha usato il suo tempo libero per raccogliere fondi vendendo souvenir fatti a mano. Con questi fondi ha potuto acquistare una piccola casa ad Addis Abeba.
In seguito, con il sostegno dei benedettini francesi, ha acquistato un terreno a Holeta, a 40 km dalla capitale. Con la benedizione e l’approvazione del cardinale Berhaneyesus Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba e presidente della Conferenza episcopale cattolica etiope, le è stato concesso il privilegio di fondare il convento.
Indossando il suo nuovo abito monastico e offrendo preghiere nella lingua locale, sentiva di aver finalmente trovato le risposte alle difficoltà del suo cammino religioso.
Emahoy Haregeweine sostiene l’integrazione della fede nella cultura locale e promuove l’autosufficienza finanziaria del suo convento. Ha lanciato iniziative agricole per garantire la sostenibilità a lungo termine a beneficio sia del convento che della comunità, e ha anche avviato un programma di assistenza all’infanzia che mette in contatto la sua comunità con gli abitanti del villaggio.
La vita monastica e la chiamata alla santità
Haregeweine immagina il convento come un santuario pacifico dove i fedeli possono unirsi alle suore per pregare, riflettere e consultarsi spiritualmente nelle loro lingue locali. Il suo obiettivo è creare uno spazio in cui la fede e la comunità fioriscano insieme, favorendo un legame profondo con Dio e con gli altri.
Incoraggia le coppie sposate ad avere più figli e a creare famiglie oranti, esortando coloro che sono in fase di discernimento vocazionale a trascorrere del tempo in preghiera e ad ascoltare i suggerimenti di Dio. Alla luce dell’evangelizzazione mediatica, spera di creare un sito web per il convento per diffondere i messaggi vocazionali.
Per lei, la santità non è limitata alla vita religiosa, ma è una chiamata universale, sottolineando che la Chiesa durerà solo se saremo disposti a sacrificarci per amore di Gesù Cristo.
Con informazioni tratte da Vatican News.
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