Il pedagogista italiano: Digitalizzare l’ educazione “non ha portato nessun beneficio effettivo”
I pedagogisti Alberto Pellai e Daniele Novara lanciano un appello al governo italiano affinché garantisca che i ragazzi e le ragazze non possano avere smartphone prima dei 14 anni e social network prima dei 16 anni.
Alberto Pellai
Redazione (15/11/2024 14:08, Gaudium Press) Religion In Freedom riporta l’appello di Alberto Pellai e Daniele Novara, pedagogisti, che in una petizione al governo italiano che ha già superato le 66.000 firme chiedono “al governo italiano di impegnarsi affinché nessuno dei nostri ragazzi e ragazze possa avere uno smartphone personale prima dei 14 anni e che nessuno possa avere un profilo sui social network prima dei 16. Aiutiamo le nuove generazioni”.
Uno dei promotori della campagna, Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, ha spiegato le ragioni di questa petizione sul numero 244 (novembre 2024) del mensile italiano di apologetica Il Timone. La traduzione è a cura di Verbum Caro:
Le ragioni del divieto
“Vietare a un minore di 14 anni l’uso di uno smartphone o l’apertura di un account personale sui social network prima dei 16 anni sembra oggi impossibile.
Il mondo intero è andato nella direzione opposta. Siamo una società in cui i nativi digitali sono diventati navigatori digitali e la percezione di tutti, genitori e insegnanti compresi, è che non si possa tornare indietro.
Daniele Novara e io, invece, chiediamo questo cambio di rotta e, insieme a più di 50.000 persone (cifra in crescita), abbiamo lanciato una petizione affinché il governo si faccia carico di fissare dei limiti di età per regolamentare la vita digitale dei minori.
Abbiamo attraversato un ventennio dominato da un “tecnoentusiasmo” poco propenso all’autocritica, ma ora che dati clinici, comportamentali e neuroscientifici ci mettono in guardia dai rischi e dagli effetti indesiderati del digitale in età evolutiva, è più che necessario interrogarsi e rivedere ciò che abbiamo permesso che accadesse sotto la spinta di questo “tecnoentusiasmo”.
“Anche la scuola si sta interrogando sulla necessità di un cambio di rotta rispetto ai processi di apprendimento guidati dalla digitalizzazione, tanto che l’attuale Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha previsto, a partire dall’anno scolastico 2024-2025, importanti novità su questo fronte; tra queste, l’obbligo per le scuole primarie e secondarie di essere smartphone-free, aderendo a una normativa che sempre più sistemi scolastici stanno adottando su scala internazionale.”
La digitalizzazione delude
“In Europa, ad esempio, i regolamenti scolastici dei Paesi con i migliori modelli di insegnamento e apprendimento oggi disponibili prevedono che le scuole adottino una politica di assenza di smartphone, come avviene in Finlandia, Norvegia, Svezia, Gran Bretagna e Francia.
Le ricerche finora disponibili confermano che la digitalizzazione dell’apprendimento non ha portato alcun beneficio reale alle giovani generazioni. Introdotta in larga misura nelle famiglie e nei sistemi scolastici nell’illusoria speranza di promuovere un reale progresso cognitivo e sociale per le nuove generazioni e di offrire a tutti l’accesso alla conoscenza, indipendentemente dal proprio background socio-culturale, si è rivelata dopo qualche decennio inferiore alle aspettative che l’avevano spinta qualitativamente e quantitativamente, con tanta urgenza, nella vita di tutti.
Purtroppo, alla mancanza di vantaggi oggettivi si è sostituita una serie di effetti secondari e indesiderati che hanno avuto ripercussioni molto negative sugli indicatori di salute degli individui in età evolutiva, a livello fisico, psicologico e socio-relazionale.
Jonathan Haidt, nel suo libro La generazione ansiosa, basandosi su centinaia di studi scientifici, ha individuato quattro aree di rischio evidente, che sono aumentate in modo esponenziale tra i minori proprio a partire dal triennio 2010-2012, cioè dal momento in cui:
-i telefoni cellulari sono diventati smartphone:
-i minori hanno iniziato a metterci le mani in età sempre più precoce; e
-il tempo trascorso online ha progressivamente eroso il tempo dedicato alla vita reale nell’esistenza dei soggetti in età evolutiva.
Quattro questioni critiche
Ecco le quattro questioni problematiche evidenziate nel saggio di Haidt:
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- Deprivazione sociale.
Gli adolescenti che trascorrono più tempo utilizzando i social network hanno maggiori probabilità di soffrire di depressione, ansia e altri disturbi rispetto agli adolescenti che trascorrono più tempo con i loro amici nella vita reale. Anche Jean M. Twenge, nel suo saggio epocale intitolato iGen, pubblicato poco prima della pandemia di covid, ha rilevato, sulla base di un’enorme quantità di dati scientifici, che la generazione di adolescenti “iperconnessi” nati dopo il 2000 ed entrati nell’adolescenza dopo il 2012 (generazione che ha ridefinito come “I-Gen”, cioè la generazione con gli I-Devices) è la generazione più triste, isolata, ansiosa e infelice degli ultimi decenni.
2.“Privazione del sonno.
Il sonno rappresenta uno dei più importanti fattori protettivi per la salute degli individui in età evolutiva. In caso di privazione del sonno, i preadolescenti e gli adolescenti hanno difficoltà a concentrarsi, ottengono risultati inferiori a scuola, rallentano i tempi di reazione e la risposta agli stimoli, nonché la capacità di prendere decisioni e risolvere problemi; condizioni che li rendono più inclini agli incidenti. La privazione del sonno porta anche, a lungo termine, al rischio di sovrappeso e a una minore efficienza del sistema immunitario.
3.Dipendenza
A seguito del “grande ricablaggio” delle reti neurali (“the great rewiring”, come lo chiama Haidt) dovuto agli smartphone portatili, la generazione di persone nate dopo il 2000 (la cosiddetta “generazione Z”) è diventata sempre più dipendente dall’uso degli smartphone e ha investito parti sempre maggiori della propria vita nell’iperconnessione.
4.Frammentazione dell’attenzione e della concentrazione
Gli studenti, abituati fin da piccoli a essere nel flusso dell’iperstimolazione e dell’ipereccitazione offerta dai social media e dagli schermi in generale, hanno sempre più difficoltà a rimanere concentrati su una determinata attività. La loro capacità di prestare attenzione, concentrarsi, memorizzare e ascoltare è talmente compromessa che oggi rappresenta uno dei maggiori ostacoli al raggiungimento degli obiettivi di apprendimento dei programmi scolastici in tutto il mondo.
È urgente un cambiamento di rotta
Per tutti questi motivi, un cambiamento di rotta è più importante che mai, e questo cambiamento di rotta non può più essere responsabilità esclusiva della famiglia.
Anche i governi devono intervenire, perché non si tratta solo di un problema educativo che dipende dalla responsabilità delle famiglie, ma anche di un problema di salute pubblica, che come tale richiede una precisa regolamentazione da parte dello Stato.
Questa è la motivazione che ci ha spinto a fare una petizione per sollecitare i governi a compiere un passo importante per la salute dei bambini. È un loro diritto e un dovere di tutto il mondo adulto.”
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