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Sant’Odone, abate

Il 18 novembre la Chiesa ricorda la figura di un santo francese: Odone. Personaggio carismatico e pittoresco, le sue virtù resero il regno francese ricco di opere di carità e di testimonianze di fede.

Sanodondecluny

Redazione (18/11/2024 15:15, Gaudium Press) Odone nacque nell’879 nella regione del Maine, in Francia. Suo padre Abbon – uomo di fede di nobile famiglia e stimato giurista – non aveva ancora figli e una vigilia di Natale chiese a Gesù Bambino di concedergli la grazia di avere una discendenza, per i meriti della sua nascita e per la fecondità di sua Madre vergine. La sua preghiera fu esaudita, nonostante l’età avanzata della moglie. Un giorno, quando vide il figlioletto nella culla, lo prese in braccio e lo offrì a San Martino di Tours. Ma non disse a nessuno che, come padre, aveva fatto questo voto.

Non appena il bambino raggiunse l’età giusta, Abbon lo affidò alle cure di un sacerdote perché lo istruisse e lo formasse cristianamente. Poco dopo, però, si pentì del voto fatto a San Martino e, invece di mandare il figlio al servizio della Chiesa, lo affidò a Guglielmo, duca d’Aquitania, per avviarlo alla carriera delle armi.

Nell’atmosfera mondana della corte ducale, Odone dimenticò rapidamente ciò che aveva imparato nei primi anni di vita. Pensava solo al gioco d’azzardo, alla caccia e agli esercizi militari, tralasciando le preghiere quotidiane e gli altri atti di devozione. Tuttavia, Dio non gli permise di assaporare questi vani divertimenti. Al contrario, più si abbandonava ad essi, più ne sentiva il sapore amaro, una tristezza e una malinconia di cui non riusciva a scoprire la causa. Allo stesso tempo, era spaventato da sogni che gli rappresentavano i pericoli di una vita dissoluta e sregolata.

Nel mezzo del suo tumulto interiore, si rivolse alla Vergine. Una vigilia di Natale, le chiese di avere pietà di lui e di condurlo sulla retta via della santità. All’epoca aveva sedici anni. Il mattino seguente fu colpito da un mal di testa così forte che riusciva a malapena a reggersi in piedi e pensava che fosse arrivato il momento di morire. Questa malattia durò tre anni, fino al giorno in cui suo padre gli rivelò il voto che aveva fatto quando era ancora un bambino. Odone confermò personalmente il voto e si rimise presto in salute. Si ritirò quindi a Tours, dove si dedicò al servizio di Dio nella chiesa di San Martino.

Germoglia la vocazione monastica

Questo diciannovenne iniziò una vita di preghiera e di studio. Passava molto tempo a leggere e Virgilio era uno dei suoi autori preferiti. Un giorno, avendo visto in sogno un vaso antico, molto bello all’esterno ma pieno di serpenti, capì che doveva mettere da parte i classici pagani e applicarsi alla conoscenza della Sacra Scrittura e dei Padri della Chiesa.

In questa nuova fase della sua vita, lesse la Regola di San Benedetto e decise di metterla in pratica, secondo le possibilità del suo stato, abbracciando una vita di penitenza. Poiché i pellegrinaggi a San Martino di Tours erano numerosi, molte personalità si rivolgevano a Odone per avere consigli. Non c’era nessuno che lo avvicinasse senza essere toccato nel profondo del cuore dalle sue parole piene di dolcezza divina.

Attraverso la lettura dei Padri della Chiesa e della Regola di San Benedetto, Odone iniziò a nutrire il desiderio di abbracciare la vita monastica. Si mise quindi alla ricerca di un monastero che lo accogliesse. Un compito non facile in quei tempi difficili. Per sessant’anni, le guerre civili e le devastazioni dei pirati normanni avevano rovinato il Paese, costringendo i monaci ad abbandonare i loro monasteri in cerca di rifugi sicuri.

Discepolo di San Bernon

Venuto a conoscenza dell’esistenza del monastero di Baume, il cui abate era San Bernon, Odone, allora trentenne, vi si recò. Portò con sé i suoi preziosi libri, circa un centinaio, un vero tesoro in quei tempi di barbarie. Grazie alle sue conoscenze, gli fu affidato il compito di occuparsi della scuola del monastero.

Gli inizi della sua vita monastica non furono tranquilli. Alcuni monaci, dalla vita poco esemplare, cercarono di allontanarlo dalla retta via, a volte cercando di coinvolgerlo nella critica all’abate, a volte facendo gravi recriminazioni e persino insultandolo. La sua arma in queste dispute era la pazienza, con la quale cercava di placare i fratelli in ogni modo.

L’abate Bernon intuì presto il grande futuro del suo giovane discepolo e lo convinse a conseguire l’ordinazione sacerdotale. Poi, vedendo avvicinarsi la fine della sua vita santa, volle che gli succedesse alla guida del monastero di Baume. Ma i monaci si rifiutarono di obbedirgli. Bernon gli affidò allora la cura delle abbazie di Cluny, Massay e Bourdieux.

Abate di Cluny

Sant’Odone si stabilì a Cluny come abate all’età di 48 anni. Da quel momento il monastero cominciò a distinguersi da tutti gli altri per l’osservanza della regola di San Benedetto, l’emulazione della virtù tra i monaci, lo studio della religione e la carità verso i poveri, ai quali il nuovo abate elargiva elemosine in abbondanza, senza preoccuparsi del giorno dopo. Soprattutto durante la Quaresima, fu particolarmente prodigo con i bisognosi, arrivando a distribuire cibo a più di settemila poveri.

Le virtù di Sant’Odone attirarono a Cluny un gran numero di uomini, sia laici che chierici, molti dei quali di alto rango, e persino alcuni vescovi lasciarono le loro diocesi per vivere lì come semplici monaci. Molti altri monasteri si sottomisero all’autorità di questo grande riformatore della vita monastica, dando così origine alla famosa Congregazione di Cluny, che tanta influenza esercitò nell’Europa cristiana dei secoli successivi. Legato direttamente al Papa e libero da interferenze del potere temporale, Sant’Odone fu il primo di una successione ininterrotta di santi abati che governarono la nuova istituzione religiosa per duecento anni, diffondendo il buon odore di Nostro Signore Gesù Cristo in tutto l’Occidente cristiano.

A causa del forte aumento del numero di monaci, si rese necessario ampliare le strutture di Cluny e costruire una nuova chiesa. Una volta terminata la costruzione, l’abate invitò tutti i vescovi della regione e numerose autorità locali alla cerimonia di inaugurazione. Il giorno della festa ci fu una sorpresa imbarazzante: il monastero non aveva abbastanza cibo per ospitare così tante persone… Con grande stupore di tutti, un feroce cinghiale si avvicinò all’edificio e si lasciò catturare senza difficoltà, contribuendo così con la sua gustosa carne al pasto offerto agli ospiti.

Un punto particolarmente importante della riforma introdotta da Sant’Odone era la regola del silenzio nei momenti stabiliti. Un piccolo episodio dimostra come i monaci cluniacensi la rispettassero con assoluta precisione, anche quando si trovavano fuori dal monastero: una sera, per non parlare in un momento in cui la regola prescriveva il silenzio assoluto, uno di loro preferì lasciare che un ladro gli rubasse il cavallo. Aveva compiuto un atto di virtù ma non subì alcun danno, perché il mattino dopo il ladro fu trovato immobile sul suo cavallo vicino al luogo del furto. Era il figlio di un mugnaio del monastero. Fu portato da Sant’Odone che, invece di punirlo con la meritata pena detentiva, ordinò di dargli cinque pezzi d’argento come compenso per la “fatica di custodire il cavallo” per tutta la notte. E lasciò andare il giovane in pace.

Per tre volte i Papi chiamarono Sant’Odone a Roma per riconciliare due nemici mortali in continua guerra – Alberico, patrizio romano, e Ugo, re d’Italia – e per riformare vari monasteri, tra cui quello di San Paolo Fuori Le Mura.

Durante uno di questi viaggi, un uomo, impressionato dalla santità che brillava sul volto del santo abate, si prostrò ai suoi piedi, chiedendo di essere ammesso come monaco. Ma era un noto ladro… non poteva essere accolto. Ma egli insistette, sostenendo che la sua salvezza eterna era in serio pericolo e che Sant’Odone avrebbe poi dovuto rendere conto della sua anima a Dio. Il santo lo mandò quindi a Cluny. Questo “buon ladro” divenne uno dei religiosi più zelanti della comunità. Morì qualche tempo dopo in odore di santità.

Sant’Odone, oltre ad essere un grande scrittore, era considerato il più grande musicista del X secolo e influenzò profondamente il canto liturgico del suo tempo. Secondo i suoi biografi, tutto in questo grande santo era di proporzioni sorprendenti: la sua influenza, la sua virtù, la sua energia.

L’ultimo pellegrinaggio alla tomba di San Martino

Al termine della sua lunga vita, Sant’Odone aveva preso sotto la sua autorità paterna i principali monasteri in Italia e in Francia, ripristinando in tutti la primitiva osservanza della Regola di San Benedetto. In occasione del suo terzo soggiorno a Roma, una grave malattia gli annunciò che era prossimo alla morte. Chiese a San Martino di concedergli la grazia di visitare la sua tomba per l’ultima volta. La sua preghiera fu esaudita: guarì e si mise presto in viaggio verso Tours, dove arrivò in tempo per partecipare alla festa del suo patrono. Tre giorni dopo si ammalò di nuovo e rese l’anima a Dio tra le braccia del suo discepolo Théotolon, arcivescovo di Tours, il 18 novembre 942.

La sua vita piena di luci, prove e difficoltà suscita ancora oggi la devozione dei fedeli e continua a servire da esempio a tutti coloro che desiderano fermamente raggiungere la perfezione.

Articolo tratto dalla Rivista degli Araldi n. 59, 2006, n. 5. di José Antonio Dominguez.

 

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