San Leonardo di Porto Maurizio, forse il più grande predicatore d’Italia
Sebbene avesse studiato dai gesuiti, divenne francescano. Un giorno costruì una casa di ritiro per i religiosi, affinché potessero predicare a se stessi.
Redazione (26/11/2024 15:14, Gaudium Press) San Leonardo di Porto Maurizio, nacque lì, a Porto Maurizio, in Italia, nel 1676.
Suo padre, Domenico Casanova, capitano di marina, morì quando Leonardo era molto piccolo.
Pur avendo studiato con i Gesuiti al Collegio Romano, entrò a far parte dei Francescani.
Fu uno dei più grandi predicatori del suo Paese, di tutti i tempi.
Superiore del monastero di Firenze, fu esigente nell’osservanza della regola della vita comunitaria. Quel monastero infatti risplendeva di fervore.
Fu il grande promotore della recita della Via Crucis, che raccomandava sempre. Quando visitava le parrocchie per predicare, vi lasciava sempre la Via Crucis, cosa che fece in 571 parrocchie. Fu lui a erigere una Via Crucis nel Colosseo a Roma, il luogo dove c”erano stati più emuli del martirio di Cristo. Fu anche attivo nel propagare la devozione al Cuore di Gesù e al Cuore di Maria.
I frutti della sua predicazione erano più che visibili. Uno dei parroci visitati diceva: ”Benedetta l’ora in cui mi è venuto in mente di chiamare padre Leonardo a predicare nella mia parrocchia. Solo Dio sa quale grande bene ha fatto qui. La sua predicazione tocca il profondo dei cuori. Da quando predica, tutti i confessori della regione non bastano per confessare i peccatori pentiti”.
Uno dei temi preferiti di San Leonardo era la Passione di Cristo, il culmine della vita del Signore qui sulla terra, davanti al quale tutti i drammi impallidiscono e tutte le cose assumono la loro giusta proporzione. Alla fine di uno dei suoi sermoni su questo tema in Corsica, due nemici inconciliabili spararono in aria con i loro fucili e si abbracciarono in segno di pace e di perdono reciproco.
Un giorno dell’anno 1750 fece la Via Crucis nel Colosseo a Roma. Questa era un’altra delle sue devozioni, ovunque predicasse una missione lasciava una Via Crucis, se non c’era. L’umile frate non sapeva che questa sarebbe diventata una tradizione papale: lì, in quell’anfiteatro Flavio – che stava diventando solo una cava di pietra e un cantiere di demolizione – i Papi avrebbero pregato ogni anno, il Venerdì Santo, la Via Crucis della Passione di Cristo.
Il sacerdote sapeva che la chiave del buon esito dell’apostolato risiedeva nella vita interiore, e così fondò una casa tra le cime solitarie affinché i religiosi vi si ritirassero in silenzio e in preghiera. Il santo stesso diede l’esempio recandosi lì con una certa regolarità. Diceva: “Finora ho predicato agli altri. In questi giorni devo predicare a Leonardo”.
Non poteva farne a meno: il santo era molto devoto alla Vergine e un coraggioso difensore della sua Immacolata Concezione. Convinse Benedetto XIV a convocare un Concilio per definire questa dottrina. Il Papa preparò una bolla a questo scopo, ma per ragioni misteriose il documento non fu pubblicato. La definizione del dogma dovette attendere un secolo.
Dopo 43 anni di viaggi in missione attraverso l’Italia, un giorno dovette viaggiare a piedi in pieno inverno e, tornando a Roma, si ammalò e morì nel 1751.
“Desidero morire in missione con la spada in mano contro l’inferno”, aveva scritto anni prima, in una delle sue Risoluzioni. Dio esaudì il suo desiderio.
Con informazioni tratte da Catholic.net
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