Il cardinale Ruini ha parlato di tutto: delle sue tentazioni, del celibato, delle sacerdotesse, del rapporto con Bergoglio e Wojtyla
Il cardinale, che è stato per tre mandati presidente dell’episcopato italiano, ha avuto un incontro con Aldo Cazzullo del Corriere della Sera.
Foto: Media vaticani
Redazione (10/12/2024 10:40, Gaudium Press) La voce del cardinale Camillo Ruini, un cardinale novantenne che conserva una giovanile lucidità di pensiero, è sempre molto rispettata in Italia e ad ogni livello della Chiesa. Il cardinale, che è stato per tre mandati presidente dell’episcopato italiano, ha parlato con Aldo Cazzullo del Corriere della Sera, in occasione della commemorazione dei suoi 70 anni di sacerdozio. Ecco alcuni stralci dell’ampia intervista.
Sono 70 anni di sacerdozio, ma in essi “non ha mai dubitato dell’esistenza di Dio, della vita eterna, della resurrezione della carne?”, chiede Cazzullo al Cardinale: “No – è la sua risposta categorica- come dono del Signore. Ho avuto molte tentazioni contro la fede, ma ho sempre resistito”. Ma qual è la differenza tra dubbio e tentazione, risponde il giornalista, a cui il cardinale dà una risposta di chiarezza teologica: “Sono due cose molto diverse. Il dubbio è una sospensione dell’assenso. La tentazione è una spinta a non credere, alla quale si può rispondere: no, io credo, e sto lavorando con la mia testa per vincere questa tentazione”.
Il cardinale Ruini invidia la fede semplice dell’uomo semplice?
“Ne parlai un giorno con Ratzinger, quando era ancora cardinale. Mi disse che per lui e per me, che conoscevo la teologia, era impossibile avere la fede dei semplici, dovevamo elaborare di più”.
Il giornalista sembra avere un particolare interesse per la dottrina cattolica della resurrezione dei corpi alla fine dei tempi e chiede: “In particolare, come spiega la resurrezione della carne?”, e cita un’espressione di Riccardo Muti che dice che “Oggi vengono tutti cremati, ricomporre un corpo dalle ceneri sarà difficile…”.
“La condizione dei nostri cadaveri conta poco- risponde il cardinale Ruini-. La risurrezione è operata dall’onnipotenza di Dio, che trova un limite, per così dire, solo nel principio di contraddizione”, principio che in questo caso si riassume nel fatto che Dio non può fare nulla contro se stesso, e quindi “Dio non può effettuare il contrario”.
Non ha paura di dichiararsi “conservatore”.
Il giornalista chiede se è vero che il Cardinale sia stato un prete progressista che ha celebrato il matrimonio di Romano Prodi, Presidente del Consiglio italiano di centro-sinistra tra il 1996 e il 1998, nonché Presidente della Commissione europea in seguito. “Non sono mai stato un progressista”, risponde. “In ogni caso, se vogliamo usare queste categorie, [sono] un conservatore. Ero un amico intimo di Romano Prodi e ho celebrato il suo matrimonio. C’è stato un equivoco nei nostri rapporti, almeno da parte mia: pensavo che la pensasse come me. In ogni caso, provo amicizia e stima per Prodi, che so essere ricambiata”.
Qualcuno sembra criticare un buon rapporto che il cardinale ha avuto con Silvio Berlusconi, che è stato per tre volte presidente del Consiglio dei ministri italiano.
“Ho sostenuto Berlusconi nel senso che non l’ho demonizzato. E ho cercato di lavorare con lui per il bene del Paese. In sostanza, manterrei questa linea anche adesso”.
“Una volta mi disse: non possiamo sperare di avere Berlusconi senza i difetti di Berlusconi”, racconta il giornalista Cazzullo al cardinale.
“Questo è vero. Noi cattolici eravamo entusiasti di Kennedy; ma anche lui non era un modello di vita familiare. Ricordo che, appena diventato premier, Berlusconi venne a chiedermi cosa poteva fare per la Chiesa”.
E cosa rispose il cardinale? “Mi vergognai. Era il primo a farlo: nessun democristiano era mai venuto da me prima. Non mi aspettavo un approccio del genere”.
Ricordi di San Giovanni Paolo II
Come ricorda il suo primo incontro con Papa Wojtyla?
“Era l’autunno del 1984. Mi invitò a cena, con mia grande sorpresa, e mi fece diverse domande sulla Conferenza episcopale italiana e sul Convegno di Loreto in preparazione [un incontro per riflettere sul rapporto tra la Chiesa e la comunità umana, nell’aprile 1985]”. “Risposi con molta franchezza, senza nascondere i problemi. Nacque così un rapporto profondo, che durò fino alla sua morte”.
Quali erano questi problemi?
“L’orientamento della dirigenza della CSI, di cui non facevo parte, non era esattamente quello di Giovanni Paolo II. E nemmeno quello della direzione della Conferenza di Loreto, di cui facevo parte. Questo ha permesso al Papa di arrivare alla conferenza preparato, sapendo cosa dire e cosa rispondere”.
“È vero che Wojtyla ragionava in termini di ‘noi’ e ‘loro’ in riferimento a cattolici e comunisti? Montini [Paolo VI] e Moro [ndr. Aldo Moro, due volte primo ministro italiano, uno dei capi della democrazia cristiana]”, si chiede Cazzullo. “Giovanni Paolo II conosceva bene il comunismo reale – risponde il cardinale Ruini -. E pensava che non fosse possibile trovare un accordo con loro. Devo aggiungere, però, che aveva una autentica venerazione per Paolo VI, il Papa del Concilio, e non pensava di prendere le distanze da lui opponendosi al comunismo. Paolo VI non va confuso con Moro”.
Ma “Wojtyla era un uomo di destra?” “No – risponde il cardinale-. Pur essendo duro con i comunisti, non era un conservatore. Ha accolto il Concilio con gioia. Per lui il Concilio è stata la più grande grazia del XX secolo”.
Ricordi con Benedetto
Il giornalista Cazzullo è incisivo nelle sue domande: “Ratzinger era un ottimo teologo, ma sapeva fare il Papa?”.
“Benedetto XVI non era a suo agio nel governo pratico della Chiesa e fu il primo a riconoscere questo suo limite. Ma con il suo insegnamento e la sua preghiera ha fatto molto bene alla Chiesa e alla società”.
Il cardinale si sofferma poi sull’attuale pontificato:
“Non ho avuto con Papa Francesco un rapporto analogo a quello che ho avuto con i due Pontefici precedenti. Quando Bergoglio è stato eletto avevo già ottantadue anni, ero già in pensione. Inoltre, non c’era la consonanza spontanea con lui che mi legava a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Ma…”. Ma? “Non sono affatto ostile a Papa Francesco. E non sono d’accordo con chi non riconosce nulla di buono nel suo pontificato, o addirittura ne contesta la legittimità”.
Come immagina la Chiesa del futuro?
“Sono sempre stato un sostenitore della Chiesa del popolo; ma ora devo rilevare che sta rapidamente diminuendo”, una risposta che sembra rivelare il pensiero del cardinale, nel senso della perdita del radicamento popolare del cattolicesimo in ampi settori. “Spero che l’intuizione di Benedetto XVI sulle minoranze creative che fanno crescere la società in senso cristiano diventi realtà”.
Tuttavia, il cardinale Ruini vede motivi di speranza, anche in Europa: “Pensiamo a quel piccolo gruppo di cattolici in Scandinavia che, sotto la guida di ottimi vescovi, sta facendo notevoli progressi, in un mondo in cui la Chiesa luterana è in crisi totale”.
Il giornalista si chiede se non sia stato un errore aver rifiutato un funerale cattolico per Piergiorgio Welby, pittore e poeta italiano che, affetto da distrofia muscolare progressiva, aveva chiesto la sospensione delle cure: “Ho rifiutato il funerale perché Welby, con la sua decisione di sospendere le cure, si era espressamente posto in una posizione incompatibile con quella della Chiesa cattolica. Concedere il funerale significava rinunciare alle nostre posizioni. Ma fin dall’inizio ho detto che potevamo e dovevamo pregare per lui, come per chiunque altro, affinché il Signore lo accogliesse nella sua eterna misericordia. Negare il funerale non significa condannare all’inferno, alla morte eterna”.
Ma l’inferno esiste, oppure esiste ed è vuoto?
“Hans Urs von Balthasar diceva: certo che esiste; certo che ci sono i demoni; che ci siano anche uomini non ne siamo certi, e possiamo sperare di no. Giovanni Paolo II sembrava sottoscrivere questa opinione in uno dei suoi discorsi. Ma il cardinale Re mi spiegò che questo passaggio non era proprio suo, e quando se ne rese conto, il Papa disse di non citare mai questo testo, perché non era il suo pensiero”.
“E lei cosa ne pensa, cardinale Ruini?”.
“Più invecchio, più ci penso, più leggo il Vangelo, più vedo con quanta forza Gesù parla dell’inferno e di chi ci va: “Via da me, maledetti, nel fuoco eterno!”. Sono parole molto forti. Mi sembra strano che si possa dire che l’inferno non esiste o che è vuoto. Speriamo che ci sia il minor numero possibile di persone”.
Quali sono gli insegnamenti irrinunciabili?
“Innanzitutto l’esistenza di Dio. Una gran parte [delle persone] non ci crede più. Penso anche alle grandi questioni etiche e politiche: divorzio, aborto, eutanasia, su cui c’è un’opposizione radicale. La società sta prendendo una strada molto diversa da quella della Chiesa.
Foto: Wikipedia
Se gli omosessuali vogliono sposarsi, non è un riconoscimento della forza vitale del matrimonio? Perché impedirlo?
Il Cardinale risponde: “No. Non si tratta di un riconoscimento della forza vitale del matrimonio, ma di una negazione del concetto stesso di matrimonio. A livello personale, ognuno è libero di comportarsi come vuole. La forma giuridica e il riconoscimento pubblico del matrimonio tra persone dello stesso sesso è un’altra questione. Il matrimonio deve essere tra un uomo e una donna. Se si toglie questo, si toglie l’essenza del matrimonio”.
“Un giorno avremo preti sposati e preti donna?”, chiede Cazzullo.
“Non ci sono ostacoli dogmatici per quanto riguarda i sacerdoti sposati, anche se spero che venga mantenuta la regola del celibato per i sacerdoti di rito latino”. Diverso è il discorso sul sacerdozio femminile. Non è mai esistito nella Chiesa cattolica. Giovanni Paolo II ha cercato di escluderlo definitivamente. E Papa Francesco mantiene la stessa posizione”. Perché il celibato? “Per due motivi. La nostra costante tradizione e il fatto che Cristo era celibe. Poi c’è una ragione pratica che per me è molto importante. I comportamenti concreti nel matrimonio oggi sono molto cambiati. Il sacerdote che si sposasse si troverebbe in grande difficoltà. Se il suo matrimonio fallisce, sarà messo alla prova anche come sacerdote”.
“Ma in molte culture la donna è il tramite tra l’uomo e Dio. Nel mondo classico, in Grecia e nell’antica Roma, c’erano le sacerdotesse”, sostiene il giornalista. “Ma non nell’ebraismo. Non nella Bibbia”, risponde il cardinale.
I seminari sono vuoti. Come rispondere alla crisi delle vocazioni?
“Non ho ricette. La crisi vocazionale è un aspetto o una conseguenza della crisi generale della fede e della vita cristiana, oltre che della famiglia. Per avere un numero sufficiente di nuove e autentiche vocazioni dobbiamo superare questa crisi generale. In ogni caso, la grazia del Signore è decisiva”.
Medjugorje
Riguardo alle apparizioni di Medjugorje, il Cardinale ribadisce un pensiero già espresso in passato. Il cardinale Ruini ha presieduto un’indagine sull’argomento: “[Credo] che le prime apparizioni siano autentiche. Era davvero la Madonna a parlare. Per quanto riguarda le altre, sospendo il giudizio”.
Il giornalista sembra insistere sulla bontà del matrimonio per il sacerdote e per formare una famiglia: “Gli è mai mancata una famiglia, una moglie, dei figli?”.
“No”, risponde il cardinale. Ho avuto mia sorella Donata, insegnante di italiano, latino e greco, a cui ero molto legato. E ho sempre avuto persone molto vicine a me. Pierina è con me da 38 anni. Con lei, con Mara, la mia segretaria, e con altre due persone che mi aiutano, Raffaella e Sergio, siamo molto amici, al di là del rapporto di lavoro. Sono la mia famiglia.
“È mai stato innamorato?”: il giornalista vuole entrare nell’intimità di questo cardinale nonagenario. Ma Ruini non si sottrae alla risposta:
“Innamorato propriamente detto forse no. Ma sicuramente ero attratto da alcune delle mie fidanzate. Ma con l’aiuto di Dio non ho mai ceduto a questa attrazione”.
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