San Giovanni de Matha
Il 17 dicembre la Chiesa celebra la memoria di San Giovanni de Matha che, insieme a San Felice di Valois, fondò l’Ordine della Santissima Trinità per il riscatto dei prigionieri, a Cerfroid, in Francia.
Foto: Wikipedia
Redazione (17/12/2024 20:47, Gaudium Press) San Giovanni de Matha nacque in Provenza, in Francia, il 23 giugno 1160, da una nobile famiglia. Lo stemma della casa di Matha raffigurava un prigioniero con le catene e queste parole come motto: “Signore, liberami da queste catene, da questi legami!”.
Mentre la madre aspettava la sua nascita, un giorno in cui si raccomandava particolarmente alla Vergine, Ella le apparve dicendo: “Non temere, darai al mondo un figlio che sarà santo e redentore degli schiavi cristiani. Sarà padre di un gran numero di figli che compiranno lo stesso ministero per la salvezza delle anime”.
I suoi genitori lo educarono all’amore verso Dio e la Vergine, e fin da piccolo il ragazzo rispose alle loro attese. Studiò all’Università di Aix-en-Provence e, tornato a casa, decise di ritirarsi nel deserto, scegliendo la regione di Beaume, dove Santa Maria Maddalena aveva vissuto in penitenza.
Il demonio lo assalì violentemente, ma lo vinse con un coraggio simile a quello di Sant’Antonio e di altri eremiti. Dopo un anno di eremitaggio, Nostro Signore gli raccomandò di terminare gli studi perché voleva servirsi di lui.
Giovanni andò all’Università di Parigi per studiare teologia. Un giorno, mentre pregava davanti a un crocifisso nel convento di San Vittore, sentì una voce che gli disse per tre volte: “Cerca la sapienza, figlio mio, e rallegra il mio Cuore!”. Riprese gli studi con nuovo vigore e divenne così preparato che i maestri dell’università gli offrirono il titolo di dottore. In un primo momento rifiutò, ma San Pietro gli apparve e gli ordinò di accettare nel nome del Signore.
Come professore di teologia, San Giovanni de Matha fu ordinato sacerdote. Quando il vescovo gli impose le mani dicendo: “Accetta lo Spirito Santo”, un globo di fuoco apparve sul suo capo.
Il giorno della prima Messa, al momento dell’elevazione, l’uditorio stupito vide apparire sull’altare un Angelo vestito di bianco, che portava sul petto una croce blu e rossa e tendeva le mani incrociate su due prigionieri, uno cristiano e l’altro moro. San Giovanni spiegò poi che Dio lo chiamava a fondare un Ordine per la redenzione dei prigionieri. A tal fine, si recò da Papa Celestino III.
L’incontro con san Domenico e san Felice di Valois
In quel periodo San Domenico studiava a Palencia. Un giorno, una povera donna venne a chiedergli l’elemosina per essere aiutata a salvare uno dei suoi fratelli, schiavo dei Mori. Il santo, che non aveva nulla da dare, offrì se stesso. E quando la donna non volle venderlo, San Domenico si gettò ai piedi di un crocifisso, pregando Dio di venire in soccorso del prigioniero e degli altri schiavi cristiani. Allora il Crocifisso gli rispose a gran voce: “Figlio mio, non è a te che voglio affidare quest’opera, ma a Giovanni, un medico di Parigi. Ti riservo un altro ministero, che eserciterai tra i cristiani”.
San Giovanni e San Domenico si incontrarono poi in Francia quando vi fondarono i loro Ordini.
San Giovanni aveva lasciato Roma. A Faucon incontrò San Felice di Valois, che si unì a lui per la consacrazione dei suoi progetti.
L’Ordine della Santissima Trinità per la redenzione dei prigionieri fu approvato da Innocenzo III il 17 dicembre 1198, insieme alla bolla Operante divine dispositionis. Il giorno della purificazione della Vergine, il 2 febbraio 1198, Innocenzo III stesso diede loro l’abito del nuovo Ordine. Quando lo indossò, disse loro che i tre colori che lo componevano erano il simbolo della Santissima Trinità. Il bianco rappresentava il Padre, il blu il Figlio e il rosso lo Spirito Santo. E aggiunse le parole: “Hic est ordo aprobatur, non a sancto fabricato, sed a Deo solo summo – Questo è un Ordine approvato, fatto non da un santo, ma esclusivamente dal Dio supremo”.
I due santi si ritirarono in Francia dove fondarono il monastero di Serfroit e si dedicarono alla loro opera.
Le sue lotte furono indicibili e accompagnate da numerosi miracoli. Organizzò una spedizione in Africa, dove salvò personalmente un gran numero di prigionieri cristiani. Durante un secondo viaggio, cadde nelle mani dei musulmani, fu picchiato e lasciato sanguinante per le strade di Tunisi. Si riprese, radunò i cristiani e si imbarcò su una nave che doveva portarli a Roma. La nave finì per essere attaccata, le vele strappate e il timone rotto. San Giovanni de Matha fece una vela con il suo mantello e la nave raggiunse le coste dell’Italia in sei ore. Questo santo fondò anche numerosi conventi e predicò la crociata contro gli Albigesi.
Quando Innocenzo III convocò il Concilio in Laterano, il re Filippo Augusto scelse San Giovanni de Matha come teologo. Ma Dio lo voleva già in cielo, perché il santo si ammalò e morì il 17 dicembre 1213. Fu canonizzato da Urbano IV nel 1262[1].
[1] Cfr. Abbé Joseph-Epiphane Darras. Grande Vie des Saints.
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