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Macron e l’arcivescovo di Parigi insistono nel portare la “contemporaneità” a Notre Dame

 Continuano a cercare di sostituire le storiche vetrate di Viollet-le-Duc con altre del XXI secolo.

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Redazione (04/01/2025 11:51, Gaudium Press) Il governo francese, ostinatamente, chissà se perché ha dietro di sé il sostegno dell’arcivescovo di Parigi, vuole cambiare le storiche vetrate di Notre Dame senza alcuna giustificazione.

Pochi giorni dopo la reinaugurazione della “Cattedrale del mondo”, il 18 dicembre l’Eliseo, sempre con l’appoggio ingiustificato della diocesi della Ville Lumière, ha annunciato: un artista-pittore di nome Tabouret disegnerà nuove vetrate “contemporanee” per sei cappelle del corridoio sud della navata.

In realtà le vetrate che si vogliono sostituire non sono state danneggiate dall’incendio del 2019 e sono state ideate da un nome che sarà per sempre intimamente associato alla Cattedrale, quello di Viollet-le-Duc, l’architetto della famosa guglia di Notre Dame.

“È un po’ paradossale voler rendere omaggio a Viollet-le-Duc annullando il suo lavoro”, ha dichiarato Julien Lacaze, presidente dell’Associazione Siti e Monumenti, che si è opposta a tale iconoclastia e che ha già annunciato azioni amministrative contro tale operazione. Forse si tratta di un desiderio di Macron di “lasciare il suo segno per tutti, sulla nave”, osserva Lacaze. Se così fosse, potrebbe spiegare la sua fretta, data l’instabilità della sua situazione politica.

Ma potrebbe anche darsi che un monumento centenario di tale prestigio possa essere un po’ un “chiodo fisso” per i promotori di queste vetrate “contemporanee”. Infatti, quando è stata annunciata l’idea di realizzarle, si è parlato della volontà di “portare il XXI secolo a Notre-Dame”. L’idea che emerge è che si tratta quindi di un’iconoclastia contro un passato che tutti ammirano a Notre-Dame, e che ha spinto donatori da tutto il mondo a contribuire fino a 800 milioni di euro per la sua ricostruzione.

Prima di proseguire nella loro impresa, Macron e l’arcivescovo di Parigi dovrebbero consultare la voce del popolo, o anche dei donatori della ricostruzione, per vedere cosa ne pensano dell’invadente contemporaneità dell’edificio secolare. Molto probabilmente la loro scelta verrebbe sconfitta da una valanga di voti.

Un sintomo di ciò che la gente vuole è stata la consultazione online condotta dal sito La Tribune de l’Art a partire dal dicembre 2023, per raccogliere consensi contro queste vetrate moderne. Oggi la petizione ha già raggiunto 260.000 firme, una cifra non indifferente.

Questa opposizione alle vetrate contemporanee è sostenuta anche dalla Commissione nazionale francese per il patrimonio e l’architettura, che ha respinto il progetto all’unanimità nel giugno dello scorso anno: “All’unanimità! Una cosa che non succede quasi mai”, insiste Julian Lacaze.

Inoltre, quella che sarebbe la “targa ricordo” di Macron sull’amato edificio costerebbe ben 4 milioni di euro… In altre parole, la questione non è di necessità, ma sembra piuttosto ideologica e, per di più, molto costosa.

Inoltre, le vetrate da sostituire sono classificate come monumenti storici, e non ha senso che la Dolce e Bella Francia voglia violare la Carta di Venezia del 1964, approvata dall’UNESCO, che stabilisce giustamente i principi fondamentali per la conservazione e il restauro di questi monumenti, e che all’articolo 8 afferma che “gli elementi di scultura, pittura o decorazione che sono parte integrante di un monumento possono essere rimossi solo quando questa è l’unica misura fattibile per assicurarne la conservazione”. In altre parole, in parole povere, il presidente francese e l’arcivescovo di Parigi non si curano di un documento di riferimento mondiale, redatto da specialisti, su come trattare i gioielli architettonici che sono conservati nel loro Paese e che dovrebbero custodire anziché minacciare. (CCM)

 

 

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