Il Cardinale Pell fu vittima dell’ Operazione Tethering della polizia australiana
È stato pubblicato, a due anni dalla sua morte, un nuovo libro sul cardinale australiano Pell, scritto da una giornalista sua amica.
Redazione (11/01/2025 13:38, Gaudium Press A due anni dalla morte del cardinale australiano, è uscito un nuovo libro sul cardinale Pell, questa volta scritto da Tess Livingstone, con il titolo George Cardinal Pell – Pax Invictis”, che potrebbe essere tradotto come ‘George Cardinal Pell – Pace agli Invincibili’. L’editore è la famosa Ignatius Press.
L’autrice è corrispondente del quotidiano The Australian e amica di lunga data del perseguitato e calunniato cardinale Pell, che trascorse più di un anno in carcere prima di essere assolto dall’Alta Corte d’Australia. La giornalista ha parlato, nel corso di un’intervista, con Edward Pentin del National Catholic Register.
Tess Livingstone aveva già pubblicato una biografia più breve del cardinale, nel 2002, quando era ancora solo arcivescovo di Sydney. In questa biografia, ora più estesa, la Livingstone descrive il ruolo centrale del Cardinale nella riforma delle finanze vaticane, comprese le molte sfide che aveva affrontato durante il processo e la sofferenza sopportata a causa dell’errore giudiziario eclatante che lo aveva visto trascorrere 404 giorni in prigione tra il 2019 e il 2020, con accuse inventate di abusi sessuali su minori. “Col senno di poi, [era] tutto così illogico”, ha detto Livingstone al National Catholic Register. “Era così ridicolo”, dice.
L’autrice sottolinea anche come il cardinale avesse offerto la propria sofferenza per le vittime di abusi e per la Chiesa, mettendo invece in evidenza i suoi ruoli di leadership e i risultati ottenuti, come l’aumento del numero di seminaristi e di studenti nelle università cattoliche.
Quando era arrivato in Vaticano per guidare la riforma nel 2014, Livingstone sottolinea come il cardinale avesse abbracciato pienamente l’obiettivo di Papa Francesco di una Chiesa che aiutasse i poveri, ma non il suo desiderio di una Chiesa povera. Quello che voleva era “una Chiesa meglio gestita”, e la sua priorità era che le finanze della Chiesa venissero utilizzate principalmente per la carità e per i poveri, piuttosto che sprecate in una burocrazia inutile. “Venne con l’idea di risolvere il problema, di portare gli standard moderni in questo luogo; non era un’idea inverosimile e all’inizio andò bene”.
Una feroce resistenza
L’autrice sostiene una certa “teoria del complotto” contro il cardinale Pell, ritenendo che la riforma delle finanze da lui avviata in Vaticano avesse suscitato una forte resistenza tra gli ex funzionari che parlavano di lui a sproposito con Papa Francesco. Questa opposizione interna ha portato a sospettare una collusione tra personalità anonime vaticane e australiane, per toglierlo di mezzo. “Erano certamente molto felici di vederlo andare via”, dice l’autrice. “Ha fatto davvero un lavoro straordinario e questo ha lasciato la vecchia guardia molto scontenta”.
Operazione Tethering
L’autrice sostiene che dal 2013, ancor prima di andare in Vaticano per la riforma finanziaria, il cardinale era oggetto dell’“Operation Tethering”, un’indagine avviata dalla polizia australiana di Victoria contro il cardinale, quando ancora non c’erano accuse specifiche nei suoi confronti. Nel 2017, quando Pell fu accusato in Australia, furono effettuati misteriosi trasferimenti di denaro, non contabilizzati, dal Vaticano all’Australia. Alcune figure vaticane erano a conoscenza dell’“Operazione Tethering” e l’avrebbero usata per i loro scopi? “Questa è la teoria”, dice Livingstone.
L’ autrice sottolinea che “non è ancora chiaro cosa sia successo esattamente”. Lo stesso cardinale Pell sospettava che ci fossero forze oscure all’opera. “Avrebbe voluto che l’intera faccenda fosse indagata a fondo”, dice Livingstone. “Avrebbe anche voluto che fosse istituita una commissione reale per indagare su quanto accaduto con il sistema giudiziario di Victoria. È andata male”.
La sua più grande preoccupazione erano le false dottrine
Nel frattempo, la sua più grande preoccupazione erano probabilmente le false dottrine e, sebbene fosse riluttante a definirsi un “tradizionalista”, era determinato a difendere il deposito della fede e a sostenere la Tradizione apostolica.
Cosa potrebbe pensare il cardinale Pell dell’attuale stato della Chiesa a due anni dalla sua morte?
Le sue preoccupazioni sullo stato della Chiesa non erano un segreto. In Pax Invictus, la Livingstone analizza il famoso memorandum “Demos”, pubblicato nel marzo 2022, molto critico nei confronti di Papa Francesco e del pontificato in generale. Rivela che in parte era stato scritto da lui, ma era stato un lavoro di gruppo, e aggiunge che il suo amato zio, Harry Burke, era solito scrivere ai giornali con lo pseudonimo di Demos.
Oggi, le preoccupazioni di Pell sarebbero probabilmente aumentate. Livingstone ha aggiunto che avrebbe considerato il Sinodo sulla sinodalità, spesso visto come un tentativo di indebolire la dottrina della Chiesa, come “una completa perdita di tempo” e che pensava che il processo sinodale “fosse tutto sbagliato”. Ha ricordato anche la descrizione che avevano fatto di lui, in un articolo scabroso scritto sulla rivista britannica Spectator, pubblicato subito dopo la sua morte, come un “incubo tossico” e un potpourri di “effusioni new age di buona volontà”.
Livingstone ha detto che il cardinale sarebbe stato “molto contento” di vedere restaurata la Cattedrale di Notre Dame a Parigi, ma “estremamente irritato” per il rinnovo del controverso accordo del 2018 tra il Vaticano e Pechino sulla nomina dei vescovi. Pell era sempre stato “decisamente anticomunista”, ha ricordato Livingstone, il che spiega perché fosse “così arrabbiato per l’accordo con la Cina”. I suoi grandi eroi d’infanzia, osserva, erano stati i combattenti anticomunisti del XX secolo come l’arcivescovo croato Aloysius Stepinac di Zagabria e il cardinale ungherese Joseph Mindszenty, oltre all’attuale cardinale cinese Joseph Zen Ze-kiun.
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