Sant’Agnese e il regno dei Cieli
Sant’Agnese, di cui oggi, 21 gennaio, celebriamo la memoria, non avrebbe potuto morire fisicamente al servizio di Dio senza prima essere spiritualmente morta ai desideri terreni
Redazione (21/01/2025 15:59, Gaudium Press) Così come la morte distrugge il corpo, l’amore per la vita eterna spegne la passione per le cose terrene e rende la persona completamente insensibile ai desideri terreni.
Sant’Agnese non avrebbe potuto morire fisicamente per Dio senza prima essere morta spiritualmente ai desideri terreni. Elevata ai vertici della virtù, la sua anima spregiava i patimenti e calpestava le ricompense.
Fu condotta davanti a re e governatori attorniati da soldati, ma rimase ferma, più resistente dei carnefici, superiore anche a coloro che la giudicavano. E noi, adulti carichi di debolezza, che vediamo giovani ragazze farsi strada verso il Regno dei Cieli a colpi di spada, cosa diremo di fronte a questi esempi, noi che ci lasciamo dominare dall’ira, gonfiare dall’orgoglio, turbare dall’ambizione e travolgere dalla lussuria?
Se non siamo stati chiamati a conquistare il Regno dei Cieli attraverso la lotta e la persecuzione, almeno vergogniamoci di non voler seguire Dio nei tempi di pace. Oggi Dio non ci dice: “Morite per me”, ma solo: “Fate morire in voi i desideri proibiti”. Se non riusciamo a dominare i desideri della carne in tempo di pace, come possiamo sacrificare quella stessa carne al Signore in tempo di guerra?
Il bene e il male sono insieme in questa vita
Il Regno dei cieli è simile a una rete che viene gettata in mare e che cattura pesci di ogni tipo. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, dove raccolgono i buoni nelle ceste e buttano via i cattivi.
In questa vita, siamo tutti raccolti nelle maglie della Fede, come un insieme di pesci che non sono ancora stati selezionati. Sulla riva, però, si rivelerà la natura di ciò che è stato trascinato nella rete, cioè dalla Santa Chiesa. A differenza di questi pesci, che non possono cambiare una volta catturati, noi siamo stati catturati cattivi, ma in questa rete siamo diventati buoni. Riflettiamo, quindi, mentre ci siamo dentro, per evitare di essere respinti quando raggiungeremo la terraferma.
Considerate quanto vi piace partecipare alla festa di oggi, tanto che se a qualcuno di voi venisse proibito di prendervi parte, si sentirebbe molto triste. Come sarà allora quel giorno per coloro che saranno trascinati fuori dalla vista del Giudice, separati dalla compagnia degli eletti e, dopo essere stati immersi nelle tenebre, torturati dal fuoco eterno?
Per approfondire brevemente questo paragone, il Signore aggiunge: “Così sarà alla fine del mondo: gli angeli separeranno gli empi dai giusti e li getteranno nella fornace, dove ci sarà pianto e stridore di denti” (Mt 13,49-50). Ecco, cari fratelli e sorelle, parole che dobbiamo temere più che spiegare. I tormenti dei peccatori sono esposti con chiarezza, in modo che nessuno possa prendere a pretesto la propria ignoranza, come se l’argomento fosse stato spiegato loro in modo oscuro. […]
Amare il Regno, temere il castigo
Il Signore conclude il suo discorso proprio dove lo aveva iniziato. All’inizio aveva detto che il Regno era come un tesoro nascosto e una perla preziosa; poi aveva descritto le pene dell’inferno, riferendosi ai tormenti che i condannati vi soffrono; e aveva aggiunto in chiusura: “Perciò ogni scriba che è istruito nelle cose del Regno dei cieli è paragonato a un padrone di casa che tira fuori dal suo tesoro cose nuove e antiche” (Mt 13,52).
È come se dicesse chiaramente: “Nella Santa Chiesa, il predicatore colto è colui che sa esprimere cose nuove, parlando della dolcezza della dimora celeste, e allo stesso tempo esporre cose vecchie, dissertando sulla paura dei castighi, in modo che almeno i tormenti spaventino coloro che non sono attirati dai premi”.
Ascoltiamo ciò che ci viene detto sul Cielo per amarlo; ascoltiamo ciò che ci viene insegnato sui tormenti per temerli, in modo che se l’amore non basta ad attirare nel Regno un’anima insensibile e troppo attaccata alla terra, almeno possa esservi condotta dalla paura.
Così il Signore parla della Gehenna: “Ci sarà pianto e stridore di denti”. Lì, il lutto eterno farà seguito ai piaceri del presente. Perciò, fratelli carissimi, se temete di dover piangere allora, fuggite ora dalla gioia vana. È infatti impossibile gioire con il mondo oggi e regnare con il Signore in quel giorno. Frenate, dunque, le onde della felicità effimera, dominate completamente i piaceri della carne.
Lasciate che il pensiero del fuoco eterno vi renda amaro tutto ciò che vi piace in questo mondo. Con la severa regola di vita che si addice agli uomini adulti, frenate i divertimenti puerili a cui vi date, in modo che, fuggendo dalle cose transitorie, possiate arrivare senza difficoltà alle gioie eterne, con l’aiuto di Nostro Signore Gesù Cristo.
Estratti da: SAN GREGORIO IL GRANDE. Omelie sui Vangeli. Omelia XI, pronunciata nella Basilica di Sant’Agnese nel giorno della sua festa: PL 76, 1114-1118.
Testo tratto, con adattamenti, dalla Rivista Araldi del Vangelo n. 217, gennaio 2020.
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