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Udienza generale: riflessioni del Papa sul mistero della Visitazione di Maria

 Nel corso dell’udienza generale di questo mercoledì, il Pontefice ha proseguito il ciclo di catechesi giubilari su “Gesù Cristo, nostra speranza”.

Papa Francisco reflete sobre o misterio da Visitacao de Nossa Senhora 4 700x394 1

Redazione (06/02/2025 11:22, Gaudium Press) Nella mattinata di mercoledì 5 febbraio, durante l’Udienza generale tenutasi in Aula Paolo VI, Papa Francesco ha proseguito il ciclo di catechesi giubilari su “Gesù Cristo, nostra speranza”, riflettendo sul mistero della Visitazione.

All’inizio dell’udienza, il Pontefice si è scusato con i presenti per non essere in grado di leggere la catechesi: “Mi scuso perché con questo brutto raffreddore è difficile parlare”. Il testo di Francesco è stato letto da padre Pierluigi Giroli, sacerdote rosminiano e dipendente della Segreteria di Stato.

Il mistero della Visitazione

Affrontando il mistero della Visitazione, il Pontefice ha spiegato che “la Vergine Maria visita Santa Elisabetta; ma è soprattutto Gesù, nel grembo di sua madre, che visita il suo popolo, come dice Zaccaria nel suo inno di lode”. Dopo lo stupore e l’ammirazione per ciò che l’Angelo le aveva annunciato, Maria si alza e si mette in cammino.

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Secondo il Papa, “l’unico atto con cui l’uomo può corrispondere a Dio che si rivela, è quello della disponibilità illimitata”. Questa giovane figlia di Israele non sceglie di proteggersi dal mondo, non teme i pericoli e i giudizi degli altri, ma va incontro agli altri.

Spinta dall’amore, la Madonna va incontro alla cugina Elisabetta, “una donna anziana che, dopo una lunga attesa, accoglie una gravidanza inaspettata, difficile da affrontare alla sua età. Ma la Madonna va incontro a Elisabetta anche per condividere la sua fede nel Dio dell’impossibile e la sua speranza nel compimento delle sue promesse”.

Magnificat: un canto di redenzione

La voce della “piena di grazia” che saluta Elisabetta suscita, nel bambino che l’anziana donna porta in grembo, una profezia e dà origine a una doppia benedizione: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”. E anche una beatitudine: “Beati voi che avete creduto, perché si compirà ciò che vi è stato detto dal Signore”.

Di fronte al riconoscimento dell’identità messianica del Figlio e della sua missione di madre, la Vergine non parla di sé, ma di Dio e dà vita a una lode piena di fede, speranza e gioia, un canto che risuona ogni giorno nella Chiesa durante la recita dei Vespri: è il canto del Magnificat, sottolinea il Pontefice.

Il Magnificat è diventato “un canto di redenzione, che ha come sfondo il ricordo della liberazione di Israele dall’Egitto. I verbi sono tutti al passato, impregnati di una memoria d’amore che illumina il presente con la fede e illumina il futuro con la speranza: Maria canta la grazia del passato, ma è la donna del presente che porta il futuro nel suo grembo”.

Accogliere la presenza di Maria nella nostra vita

“Il Signore, che si è chinato sulla piccola Maria per compiere in lei ‘grandi opere’ e farne la madre del Signore, ha inviato un flusso ininterrotto di amore misericordioso ‘di generazione in generazione’ sul popolo fedele all’alleanza, e ora rivela la pienezza della salvezza nel suo Figlio, inviato per salvare gli uomini dai loro peccati”, sottolinea il Papa.

“La Pasqua emerge così come categoria ermeneutica per comprendere tutte le successive liberazioni, fino a quella realizzata dal Messia nella pienezza dei tempi”. Francesco ha concluso chiedendo al Signore “la grazia di poter attendere il compimento di ogni sua promessa; e di aiutarci ad accogliere la presenza di Maria nella nostra vita”. (EPC)

 

 

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