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Beata Anna Caterina Emmerick

 Il 9 febbraio la Chiesa celebra la memoria della Beata Anna Caterina Emmerick (1774-1824), monaca agostiniana che ricevette le stimmate della Passione di Nostro Signore. Dotata di carismi straordinari, li usò per confortare coloro che si rivolgevano a lei.

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Redazione (09/02/2025 12:55, Gaudium Press) Anna Caterina nacque a Flamschen, vicino alla città di Coesfeld,in Germania.

La sua formazione scolastica fu breve, ma colpì tutti per le sue conoscenze, soprattutto in campo religioso. Fin da piccola vedeva spesso il suo Angelo custode e giocava con il Bambino Gesù tra i prati e nel giardino. Anche la Madonna le appariva spesso e i santi le erano buoni e affettuosi amici. Le piaceva visitare le chiese, partecipare alla Messa e pregare la Via Crucis per le strade.

Raccontava queste visioni e questi eventi intimi in tutta semplicità, pensando che gli altri bambini potessero vedere e sperimentare la stessa cosa; ma quando vide che si stupivano dei suoi racconti, cominciò a tacere, pensando che fosse contro il pudore parlare di queste cose.

Anna Catharina aveva un carattere allegro e amabile, ma era quasi sempre silenziosa e riservata. I genitori, credendo che si trattasse di testardaggine, la trattarono con grande rigore.

Voleva entrare in convento, ma non riuscì a realizzare il suo sogno, così tornò a casa dei genitori, dove prese a lavorare come sarta.

Quattro anni prima di entrare in convento, Dio le concesse una grazia molto speciale:

“Venendo dal Tabernacolo, dove era custodito il Santissimo Sacramento, vidi il mio Sposo celeste sotto forma di un giovane splendente. Nella mano sinistra portava una ghirlanda di fiori, nella destra una corona di spine; me le presentò entrambe perché le scegliessi. Io presi la corona di spine, lui me la pose sul capo e io la strinsi con entrambe le mani; poi scomparve e io tornai in me, sentendo un forte dolore intorno alla testa. Il giorno dopo, la fronte e le tempie, persino le guance erano molto gonfie e soffrivo terribilmente. Questi dolori e l’infiammazione tornarono più volte”.

Infine, nel 1802, entrò nel convento di Agnetenburg a Dulmen, insieme a una sua amica, Klara Sontgen. Era sempre disposta a svolgere i compiti più faticosi. All’inizio non godeva di grande stima a causa delle sue umili origini; alcune delle sue consorelle criticavano la sua stretta osservanza della regola, ma lei sopportava le sue sofferenze con serenità di spirito.

“Il mio desiderio di stare vicino al Santissimo Sacramento era così irresistibile che spesso uscivo di notte dalla mia cella per andare a pregare in chiesa quando era aperta; se non lo era, mi inginocchiavo davanti alla porta o vicino al muro, anche d’inverno, o mi prostravo sul pavimento con le braccia aperte in estasi”.

Dal 1802 al 1811 fu spesso malata e soffrì molto.

Nel 1811 lasciò il convento di Agnetenburg a causa della secolarizzazione. Un sacerdote francese rifugiato a Dulmen, padre Lambert, la assunse come governante. Ma poco dopo si ammalò e fu costretta a letto, chiamò così la sorella minore, Gertrud, a prendersi cura della casa.

Le stimmate

Nell’autunno del 1812, il Divino Salvatore le apparve sotto forma di un giovane splendente e le porse un crocifisso, che lei strinse con fervore al cuore. Da quel momento in poi ebbe un segno di croce inciso sul petto, lungo circa tre centimetri, che sanguinava molto, dapprima ogni mercoledì, poi il venerdì, in seguito meno frequentemente. La stigmatizzazione avvenne pochi giorni dopo, il 29 dicembre.

Quel giorno, alle 3 del pomeriggio, era sdraiata con le braccia aperte in estasi, meditando sulla Santa Passione di Gesù. Vide allora il Salvatore crocifisso in una luce brillante e sentì un forte desiderio di soffrire con lui. In quel momento, dalle mani, dai piedi e dal costato del Signore uscirono raggi luminosi color sangue che penetrarono nelle mani, nei piedi e nel costato della Serva di Dio, facendo apparire gocce di sangue nei punti delle ferite.

Il 2 novembre 1812 fu costretta a letto e da quel momento non poté più alzarsi. Non poteva nutrirsi che di acqua, mescolata con un po’ di vino, poi solo acqua o, raramente, il succo di una ciliegia o di una prugna. Viveva solo della Santa Comunione.

Si preoccupava molto del benessere degli altri. Anche se era costretta a letto, confezionava gli abiti per i bambini bisognosi. Riceveva molti visitatori con grande carità.

Molte persone venivano a visitarla a causa delle sue stimmate. Diversi personaggi del movimento di rinnovamento dell’inizio del XIX secolo le fecero visita: Clemens August, il barone di Droste zu Vischering, Bernhard Overberg, Friedrich Leopold von Stolberg, Johann Michael Sailer, Christian e Clemens Brentano, Luise Hensel, Melchior e Apollonia Diepenbrock.

Di particolare importanza fu l’incontro con Clemens Brentano, che le fece visita per la prima volta nel 1818. Da allora si fermò a Dulmen per cinque anni; ogni giorno andava a trovare Anna Caterina per scrivere le sue visioni, che furono poi pubblicate.

Suor Anna Caterina vide misticamente l’intera vita e la passione del Divino Salvatore e di sua Madre; vide l’opera degli Apostoli e la diffusione della Santa Chiesa, molti eventi dell’Antico Testamento, nonché eventi futuri. Toccando le reliquie, di solito vedeva la vita, le opere e le sofferenze dei rispettivi santi. Sapeva certamente riconoscere e determinare le reliquie dei santi, distinguendo generalmente gli oggetti sacri da quelli profani.

Nell’estate del 1823, la Beata divenne sempre più debole, ma unì sempre le sue sofferenze a quelle del Signore. Morì il 9 febbraio 1824.

La vita di questa suora fu caratterizzata da una profonda unione con Gesù Cristo. Infatti, partecipò così intimamente ai dolori di nostro Signore che non è esagerato dire che visse, soffrì e morì per lui.

Inoltre, Caterina ebbe sempre una profonda e sincera devozione per Maria, che può essere riassunta in questa preghiera che recitava: “O mio Dio, permettici di servire l’opera della Redenzione, seguendo il modello della fede e dell’amore di Maria”.

Con informazioni tratte da Vatican.va.

 

 

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