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Santa Scolastica, sorella gemella di San Benedetto

Santa Scolastica, sorella gemella di San Benedetto, fu la fondatrice del ramo femminile dell’Ordine benedettino.

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Santa Scolastica accanto a San Benedetto – Monastero benedettino, San Cugat del Valles, Barcellona (Spagna) Foto: Sergio Hollmann

Editore (09/02/2025 20:52, Gaudium Press) Santa Scolastica, sorella di San Benedetto, nacque a Norcia, in Umbria, regione ai piedi degli Appennini, nell’anno 480. Modello di fanciulla cristiana, Scolastica fu pia, virtuosa, coltivò la preghiera e fu nemica dello spirito mondano e della vanità. Sviluppò un’opera strettamente legata a quella di San Benedetto, fondando le Suore Benedettine.

Alla morte dei genitori, Scolastica, che viveva in clausura nella sua casa, venne a sapere che suo fratello aveva lasciato l’eremo di Subiaco e fondato il famoso monastero di Montecassino, decise allora di professare la stessa perfezione evangelica, distribuendo tutti i suoi beni ai poveri e andando alla ricerca del fratello.

Quando lo incontrò, gli manifestò le sue intenzioni di trascorrere il resto della vita in una solitudine come la sua e lo pregò di essere il suo padre spirituale, prescrivendo le regole da seguire per perfezionare la sua anima. San Benedetto, già a conoscenza della vocazione della sorella, la accettò e fece costruire una cella per lei e la sua cameriera non lontano dal monastero, dandole sostanzialmente le stesse regole dei suoi monaci.

In un’epoca in cui l’azione sociale di queste monache sembrava così necessaria, esse si impegnarono in qualcosa di molto più importante: pregavano e si sacrificavano. E con il loro esempio rendevano evidente che la fecondità del ramo maschile era dovuta al fatto che esisteva un ramo femminile che pregava e si sacrificava.

Così emerge il ruolo ammirevole, insostituibile e incomparabile di Santa Scolastica.

L’incontro di San Benedetto con Santa Scolastica[1]

Un giorno, San Benedetto e alcuni dei suoi discepoli andarono a incontrare Santa Scolastica in una proprietà del monastero vicino alla porta. Trascorsero l’intera giornata pregando, parlando e lodando Dio, e solo la sera si sedettero a tavola.

Trascorso il tempo, la monaca pregò il fratello:

– Ti prego, non lasciarmi stanotte, così potremo continuare a parlare fino al mattino delle gioie della vita in cielo.

Al che San Benedetto rispose:

– Cosa dici, sorella mia? Non posso passare la notte fuori dalla mia cella!

Quando Scolastica udì il rifiuto del fratello, pose le mani sul tavolo in segno di preghiera, vi appoggiò il capo e pregò in silenzio il Signore onnipotente. Quando sollevò il capo, scoppiò un grande temporale, con lampi, tuoni e rovesci così violenti che né San Benedetto né i monaci che erano venuti con lui poterono mettere piede fuori dalla porta!

L’uomo di Dio si rese conto che non poteva tornare al monastero, così cominciò a lamentarsi:

– Che Dio onnipotente ti perdoni, sorella mia! Che cosa hai fatto?

Santa Scolastica rispose:

– Te l’ho chiesto, fratello, e tu non mi hai ascoltato, così ho pregato il mio Dio ed egli mi ha ascoltato! Ora, se ti è possibile, puoi andartene; salutami e torna al monastero”.

San Benedetto, che non aveva voluto rimanere lì spontaneamente, dovette rimanere contro la sua volontà. Rimasero svegli tutta la notte, incoraggiandosi a vicenda con sante conversazioni sulla vita spirituale.

Non stupiamoci che Santa Scolastica avesse più potere di lui: se, come dice San Giovanni, Dio è amore (1Gv 4,8), colei che amava di più aveva più potere, e giustamente.

[1] Liturgia delle Ore

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