Il Beato Angelico combatté la Rivoluzione faziosa
Nel XV secolo ci fu un sacerdote che, attraverso la pittura, si oppose radicalmente allo spirito rivoluzionario trasmesso dal Rinascimento: il Beato Angelico.
Redazione (18/02/2025 15:24, Gaudium Press) Figlio di un contadino, il Beato Angelico nacque intorno al 1395 in un villaggio della provincia di Firenze e in gioventù vi si trasferì e lì apprese la pittura da un monaco benedettino, allora artista di fama.
Un giorno, ascoltando una predica del beato Giovanni Dominici, fondatore del convento domenicano di Fiesole, vicino Firenze, volle farsi frate. Dominici fu poi nominato cardinale e adottò sagge misure per debellare lo Scisma d’Occidente.
Entrò in questa casa religiosa, scelse il nome di Giovanni, in segno di ammirazione per il Fondatore, e fu ordinato sacerdote.
Il carisma dei Domenicani è la predicazione. Mosso da un’ispirazione divina, il priore del convento, Sant’Antonino – futuro arcivescovo di Firenze – visto il suo grande talento, gli ordinò di dedicarsi alla predicazione attraverso la pittura.
Rimase a Fiesole dal 1420 al 1438, dipingendo nel convento stesso e ricevendo commissioni da chiese famose e da famiglie importanti che desideravano decorare le cappelle dei loro palazzi.
Fra Giovanni fu per tre volte priore del convento di Fiesole. Dedito a formare i suoi discepoli alla santità, continuò il suo apostolato attraverso i suoi meravigliosi dipinti. Era chiamato Fra Angelico.
I suoi dipinti furono eliminati all’interno del Palazzo Apostolico
Nel 1439 si trasferì a Firenze nel Convento di San Marco, in fase di ricostruzione, e lì compose dipinti, considerati i suoi capolavori.
Papa Eugenio IV vi si recò per la cerimonia di dedicazione della chiesa del convento e visitò le celle dei frati, le cui pareti erano decorate con opere del Beato Angelico.
Il pontefice lo chiamò quindi a Roma per decorare parti del Palazzo Apostolico, che attualmente conta 1.400 pezzi, tra cui le stanze del papa e gli uffici della Curia romana.
Si recò nella Città Eterna nel 1445 e dipinse quadri in varie parti del palazzo. Le opere nella Cappella del Santissimo Sacramento e nell’ufficio di Niccolò V, successore di Eugenio IV, furono eliminate nel XVI secolo.
Perché furono distrutte?
Il Beato Angelico combatteva lo spirito rivoluzionario del Rinascimento attraverso le sue opere pittoriche.
Anche quando dipingevano o raffiguravano scene religiose, gli artisti del Rinascimento si limitavano a rispecchiare la natura, escludendo completamente i valori trascendenti, soprannaturali e la vita eterna che caratterizzavano lo spirito medievale.[1]
Rifiutò l’arcivescovado di Firenze
Eugenio IV offrì al Beato Angelico l’arcivescovado di Firenze, uno dei più importanti d’Italia. Per umiltà, egli rifiutò e propose il confratello Sant’Antonino per l’incarico, e il pontefice accettò.
Il Beato si apprestava a decorare la Basilica di Santa Maria sopra Minerva, di stile prevalentemente gotico e costruita sulle rovine del tempio dedicato alla dea Minerva, ma fu colpito da una malattia e si ritirò nella sua cella.
Quando i monaci si accorsero che l’ora estrema si avvicinava, iniziarono a cantare la Salve Regina in gregoriano. Il suo volto si illuminò, abbozzò un dolce sorriso e la sua anima fu elevata al Cielo.
La leggenda narra che, in quel momento, una lacrima scivolò lungo la guancia di tutti gli angeli che aveva dipinto. Era il 18 febbraio 1455.
Sulla sua lapide si legge: “Meritò gloria più per la sua carità che per la sua arte”.
La sua memoria viene celebrata il 18 febbraio.
L’armonia non è egualitaria, ma gerarchica
Sintetizziamo alcuni commenti del dottor Plinio Corrêa de Oliveira su quest’uomo di Dio.
San Tommaso d’Aquino e il Beato Giovanni da Fiesole erano chiamati, rispettivamente, il Dottore Angelico e il Pittore Angelico.
Se il Medioevo non fosse stato interrotto nel suo cammino verso lo splendore delle realizzazioni cattoliche, avremmo avuto degli “Angelici” in vari campi. Ci furono infatti guerrieri angelici come San Luigi IX e San Ferdinando di Castiglia.
Sarebbe poi emerso nel mondo un ordine angelico, soprannaturale, luminoso, coerente, profondamente logico, che sarebbe stato quello della Civiltà Cristiana e della Santa Chiesa Cattolica Romana. Un ordine più adatto agli angeli che agli uomini, che li conduce in Paradiso.
Le opere del Beato Angelico e di San Tommaso d’Aquino sono manifestazioni della virtù della saggezza, dove l’uomo desidera la coerenza e la profonda armonia interiore delle cose, molto più delle banalità o dei beni minori dell’esistenza umana.
La sua natura trova piena espansione in questa armonia e, soprattutto, esprime qualcosa di ineffabile, totale, che è la migliore rappresentazione di Dio.
Il Creatore è simboleggiato in questa armonia di tutte le cose. E chi la ama, ama il simbolo e quindi Dio stesso, predisponendo così la propria anima al Paradiso.
Va sottolineato che questa armonia non è egualitaria, ma gerarchica, con il suo vertice nel sublime, il punto supremo dell’ordine creato, da cui derivano tutte le armonie.
Temperanza e saggezza dello spirito medievale
Attraverso le arti, il Rinascimento agì sulle tendenze umane, ebbe una profonda influenza sulle mentalità e indusse persone, famiglie e popoli a maturare uno stato d’animo profondamente rivoluzionario.[3]
Nell’iconografia, ad esempio, gli Angeli sono rappresentati come bambini nudi, o adulti paffuti con volti vuoti, braccia grassocce e arti inferiori nudi. Alcuni sono seduti su nuvole in un cielo azzurro e suonano l’arpa.
Il Beato Angelico lottò tenacemente contro questa rivoluzione faziosa.
“Negli angeli che ritrasse, riuscì a esprimere la temperanza e la saggezza dello spirito medievale, proteso verso le ricchezze celesti.
“Angeli dall’animo così limpido, così onesto, da essere pronti a qualsiasi tipo di servizio. Così forti e consapevoli di sé da essere pronti per ogni tipo di comando. Così pacifici da essere Angeli della pace; così combattivi da essere Angeli che combattono il male.
“Tutti i contrasti, tutti gli opposti armonici sono in loro in uno stato meraviglioso. Sono una magnifica sintesi e un simbolo perfetto delle migliori disposizioni dell’anima medievale”[4].
In sostanza, ciò che San Tommaso ha compreso e scritto, il Beato Angelico ha percepito e dipinto, è ciò che si vedrà nel Regno di Maria.
Attraverso tutte queste armonie, vedremo qualcosa che ci farà pensare al volto immacolato, sacratissimo, regale, materno e tenerissimo della Madonna. E quello per cui non ci sono parole, né aggettivi, tutto è silenzio e adorazione riverente: il Volto di Nostro Signore Gesù Cristo”[5].
Di Paulo Francisco Martos
Nozioni di storia della Chiesa
[1] Cfr. CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Nel Rinascimento, padronanza del naturale e del terreno. In Dr Plinio. São Paulo. Ano III, n. 23 (febbraio 2000), p.12-16.
[2] Cfr. Idem. Il Beato Fra Angelico, il San Tommaso della pittura. In Dr Plinio. Anno VIII, n. 83 (febbraio 2005), pp. 29-30.
[3] Cfr. Idem. Rivoluzione e Contro-Rivoluzione.10. ed. in portoghese. São Paulo: Associação Brasileira Arautos do Evangelho. 2024, p. 84.
[4] Idem. Supremazia dell’anima. In Dr Plinio. Anno XI, n. 123 (giugno 2008). p. 33-34.
[5] Cfr. Idem. Il Beato Fra Angelico, il San Tommaso della pittura. In Dr Plinio. Anno VIII, n. 83 (febbraio 2005), p. 30.
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