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San Francisco e Santa Giacinta Marto

 Il 20 febbraio si commemora la memoria dei due Pastorelli di Fatima, Santa Giacinta e San Francisco. Su di loro gravava un grave presagio: la Madonna li aveva avvertiti che avrebbero avuto una vita breve e sarebbero andati presto in Paradiso.

Fatima pastorinhos

Redazione (20/02/2025 16:48, Gaudium Press) Nel periodo che intercorse tra le apparizioni di Fatima e la morte di Francesco e Giacinta Marto, la Vergine operò nelle loro anime un’opera di perfezione che li rese degni di essere annoverati tra i grandi santi della Chiesa.

Rivolgendo il suo sguardo ai pastorelli, la Madonna volle usare la loro innocenza per parlare al mondo, proprio come aveva fatto a La Salette e a Lourdes. La predilezione per i puri di cuore è una caratteristica delle apparizioni mariane dei tempi moderni.

La menzogna era incompatibile con quei bambini

Le notizie provenienti da Leiria a partire dal maggio 1917 suscitarono un enorme interesse tra il popolo portoghese. Molti per devozione, altri per curiosità, accorsero per vedere il luogo delle apparizioni. Volevano anche incontrare Lucia, Francisco o Giacinta e ascoltare le loro testimonianze.

Chi visitava la casa dei pastorelli si trovava di fronte a bambini di provincia privi di qualsiasi presunzione personale, ma adorni di una pietà commisurata agli eventi di cui dicevano di essere stati testimoni:

“Un sorriso angelico illuminava i loro volti, un’anima pura brillava nei loro occhi limpidi che erano stati rapiti alla vista della creatura più sublime, uscita dalle mani di Dio, una semplicità incantevole trasudava da tutti i loro gesti e dalla loro parola; tutto diceva che lì la menzogna era impossibile, che l’inganno era incompatibile con quei bambini”.

Nel frattempo, un grave presagio incombeva su Francisco e Giacinta: la Madonna li aveva avvertiti che avrebbero vissuto poco e sarebbero andati presto in Paradiso. Chi sarebbe stato preso per primo e a quali condizioni? Loro stessi non lo sapevano. Tuttavia, non persero la minima occasione per offrire sacrifici in riparazione delle offese commesse contro la bella Signora e suo Figlio Gesù.

Un ragazzo placido, meditativo e religioso

Francisco fu il primo a morire, il 4 aprile 1919, vittima della famosa influenza polmonare che assunse proporzioni pandemiche alla fine della Prima Guerra Mondiale. Aveva circa undici anni, un anno e mezzo in più di Giacinta.

Suor Lucia racconta nelle sue Memorie che “Francisco non sembrava il fratello di Giacinta se non nei tratti del viso e nella pratica della virtù”, a causa del contrasto tra la sua placidità e la vivacità di lei. Sebbene fosse felice di partecipare ai giochi, si arrendeva facilmente alle preferenze degli altri, senza puntare a vincere. Quando gli altri bambini gli negavano il diritto di vincere, rispondeva: “Pensi di aver vinto? Sì! Per me non ha importanza”.

In compenso, amava cantare e suonare il piffero, sottraendosi volentieri agli incontri dei bambini, per intrattenersi con la sua musica.

Insieme alle due bambine, aspettava il calar della sera per accompagnare la Madonna e gli Angeli ad accendere le loro candele, come chiamavano le stelle. Le contavano, una per una, finché non riuscivano più a contarle.

Chiunque avesse guardato Francisco superficialmente, avrebbe potuto avere l’impressione che fosse un ragazzo come gli altri, e un po’ distratto. Gli eventi che si svolsero nella Cova da Iria, tuttavia, rivelarono la vera statura dell’uomo che, tra i veggenti, era “il più religioso di tutti”.

La serietà di fronte alle realtà soprannaturali

Le apparizioni dell’Angelo del Portogallo, seguite dalle sei visite della Madonna, ebbero un effetto profondo sui pastorelli, trasformandoli rapidamente e per sempre. Il contatto diretto con la natura angelica e con la stessa Regina degli Angeli squarciò il velo che li separava dalle realtà eterne e determinò un completo cambiamento nella loro mentalità.

Francisco mostrò grande serietà nei confronti delle apparizioni, senza mai chiedersi se la sua risposta comprendesse gradi o misure, perché capì che la Madonna si aspettava un’adesione totale.

Un amore traboccante per Nostro Signore Gesù Cristo

Suor Lucia racconta:

“Un giorno gli chiesi:

“Francisco, cosa ti piace di più: consolare Nostro Signore o convertire i peccatori perché non ci siano più anime all’inferno?”.

“Mi piacerebbe di più consolare Nostro Signore. Non hai notato come la Madonna era così triste il mese scorso quando ha detto alla gente di non offendere Nostro Signore, che è già molto offeso? Io volevo consolare Nostro Signore e poi convertire i peccatori perché non Lo offendessero più”.

Curiosamente, pur vedendo la Madonna il 13° giorno del mese, senza riuscire ad esprimere a parole l’entusiasmo che provava per Lei, il ragazzo rimase ancora più affascinato dalla Santissima Trinità, soprattutto da Nostro Signore Gesù Cristo. Questo vero e proprio fascino polarizzava il suo cuore, “tutta la sua capacità di amare”, e lo portava a esclamare: “Lo amo tanto!”. Oppure: “Penso a Dio che è così triste a causa di tanti peccati! Se potessi dargli la gioia!”.

A casa di Lucia, la reazione fu diversa e scoppiò una persecuzione che la fece soffrire molto. Ma Francisco la incoraggiava: “Non importa. La Madonna non ha detto che avremmo dovuto soffrire molto per riparare a Nostro Signore e al suo Cuore Immacolato per i tanti peccati con cui sono offesi? Sono così tristi! Se possiamo consolarli con queste sofferenze, saremo felici”.

L’amore traboccante del ragazzo per Gesù e il suo proposito di consolarlo avevano avuto origine dalla Comunione portata dall’Angelo e, in particolare, dalle apparizioni di giugno, luglio e ottobre, in cui la Madonna gli aveva fatto vedere la luce inaccessibile della Trinità. Questo dono lo attirò in modo definitivo, suscitando in lui una meraviglia mai più superata:

“Eravamo nel fuoco, in quella luce che è Dio, e non bruciavamo. Quale Dio! Non si può dire! È questo che non si può mai dire! Che peccato che fosse così triste! Se solo potessi confortarlo…”.

Questo desiderio, nato nella sua anima verginale, non era solo il frutto di un entusiasmo effimero. Francisco Marto era determinato a consolare Gesù con tutti i mezzi a sua disposizione, in particolare attraverso la propria conversione.

Un cambiamento di vita profondo e radicale

Dopo l’incontro con la Regina del Cielo, Francesco iniziò a vivere su un piano diverso: i suoi affetti erano tutti per Lei e per il suo Divin Figlio, il suo pensiero volava in ogni momento al Tabernacolo dove era nascosto Gesù, così come si riferiva al Santissimo Sacramento, e le sue azioni nascevano da una continua e profonda relazione interiore con il Cuore Immacolato di Maria.

Come si può essere uguali e tornare ai vecchi divertimenti dopo aver sentito su di sé il dolce sguardo della Signora del Rosario? Per questo, mentre cantava le prime strofe di una delle canzoni che lo entusiasmavano, decise: “Non cantiamo più. Da quando abbiamo visto l’Angelo e la Madonna, non ho più voglia di cantare”.

Le sporadiche inosservanze domestiche o la pigrizia di Francisco cessarono di esistere; lasciarono il posto a uno spirito penitente e contemplativo, desideroso di consolare Gesù e di collaborare, offrendo la sua vita per la magnifica vittoria della Santa Chiesa, negli eventi che gli erano stati rivelati.

Risposta generosa alla chiamata del Cielo

Nella prima apparizione, quando Lucia chiese se Francisco sarebbe andato in Paradiso, la Madonna rispose: “ Si, ma devi pregare molti Rosari”.

L’avvertimento era un ovvio riferimento al modo abbreviato in cui il ragazzo li recitava per finire in fretta. E questo fu accolto da lui con la migliore delle disposizioni: “O Madre mia, Rosari, ne recito quanti ne vuoi”.

Da quel momento in poi, Francisco raddoppiò il numero dei Rosari, recitandone molti con le bambine e molti da solo. Suor Lucia racconta che “se gli dicevo di venire a giocare e poi di pregare con noi, lui rispondeva:

“Allora pregherò anch’io. Non ti ricordi che la Madonna mi ha detto che devo recitare molti Rosari?”.

Questo spirito di fervente preghiera contraddistinse il piccolo pastore fino alla fine, come la sua arma più efficace per svolgere la missione che aveva ricevuto dal Cielo. Accanto a questo spirito c’era quello dei sacrifici, nel cui compimento era altrettanto generoso: “La Madonna ha detto che dovremo soffrire molto! A me non importa; soffrirò tutto quello che lei vorrà! Quello che voglio è andare in Paradiso”.

Inizio del trionfo del Cuore Immacolato nelle anime

Alla fine di ottobre del 1918, Francisco e Giacinta si ammalano gravemente e non si riprendono più. Una forte febbre li consumò. All’inizio c’era la speranza di una guarigione, ma presto la malattia si rivelò irreversibile.

La Madonna visitò la casa dei Marto per confortarli, come racconta Giacinta alla cugina Lucia: “La Madonna venne a trovarci e disse che avrebbe portato Francisco in Cielo molto presto”. Da quel momento, i due fratelli attesero con ardore il giorno gioioso della loro partenza per l’eternità.

Il 3 aprile 1919, un sacerdote venne da Fatima per portare il Viatico a Francisco, che lo chiedeva con fervore da mesi. Era la sua seconda Comunione, preceduta da quella ricevuta da mani angeliche.

Durante la malattia, il veemente desiderio di ricevere la Comunione era l’unico stimolo che lo faceva andare avanti e, quando finalmente poté ricevere l’Eucaristia, confessò a Giacinta: “Oggi sono più felice di te, perché ho Gesù nascosto nel mio petto. Io vado in Paradiso, ma chiederò a Nostro Signore e alla Madonna di portarti lì in fretta”.

La mattina del giorno seguente, senza agonia né rantoli, con la serenità di chi entra nel dolce riposo dei giusti, Francisco Marto spirò santamente ad Aljustrel.

La vita di Francisco ci apre la più incoraggiante delle speranze: “Se l’opera della Madonna a Fatima – soprattutto con quei due bambini chiamati in Cielo – è stata così, possiamo ben chiederci se questo non abbia un valore simbolico, e se non indichi quale sarà l’azione della Madonna su tutta l’umanità quando realizzerà le promesse fatte a Fatima”.

Testo estratto, con adattamenti, dalla rivista Araldi del Vangelo n. 184, aprile 2017.

 

 

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