Gaudium news > Urgenza per il Vaticano: il caso Rupnik e l’immenso dolore delle vittime dimenticate

Urgenza per il Vaticano: il caso Rupnik e l’immenso dolore delle vittime dimenticate

 Il caso di Marko Ivan Rupnik mette in luce un grave scandalo di abusi all’interno della Chiesa, caratterizzato da indagini lente, mancanza di trasparenza e continua sofferenza delle vittime, mentre il Vaticano continua a non assumersi le proprie responsabilità.

6 1 1

 

Immagine di riferimento – Foto: CNA

Redazione (13/03/2025 15:22, Gaudium Press) Il caso Rupnik, l’ex gesuita accusato di molteplici abusi su ex religiose avvenuti nel corso del tempo, continua a essere al centro dell’attenzione mediatica.

In un contesto caratterizzato dalla confusione, dalla richiesta di un’azione efficace da parte di coloro che si dichiarano vittime invisibili, le accuse contro Rupnik rimangono irrisolte, mentre le vittime affrontano un carico emotivo crescente a causa dei ritardi della giustizia. La trasmissione del programma Le Iene, di cui ha parlato Luisella Scrosatti su La Nuova Bussola Quotidiana, in cui alcune delle vittime di Rupnik hanno condiviso la loro dolorosa esperienza, esorta il Vaticano ad adottare misure definitive per risolvere questo caso.

L’abuso dietro le opere di Rupnik

Le accuse contro Marko Ivan Rupnik hanno le caratteristiche di un film dell’orrore.

Nel programma Le Iene, Gloria Branciani, Mirjam Kovac (ex suore della disciolta comunità di Loyola) e suor Samuelle (che ha frequentato per 4 anni un corso al Centro Aletti dove c’era Rupnik), hanno raccontato come il sacerdote abbia abusato del suo potere, infliggendo dolore fisico ed emotivo alle vittime in un contesto di abuso di autorità e “mistiche” deliranti. Le denunce spaziano da allusioni sessuali a situazioni più estreme come le orge. Sono stati denunciati anche abusi durante il processo di creazione artistica nel Centro Aletti.

Una delle testimonianze più scioccanti di Branciani ha rivelato come Rupnik, mentre dipingeva, lo facesse nudo dalla vita in giù, e come le sue opere d’arte, esposte in molti luoghi sacri del mondo, portino il marchio sessualizzato di un uomo che ha usato la sua posizione di potere per sottomettere le donne consacrate: “dipingeva nudo dalla vita in giù; la sua pittura era legata all’eccitazione fisica”. Questa tragica ironia aggiunge un ulteriore strato di orrore alla situazione, poiché le opere firmate da Rupnik si trovano in chiese dove i fedeli cercano la purezza e la santità.

Un altro dei casi esposti è quello di suor Samuelle, eremita, che racconta che Rupnik, mentre venivano montati dei ponteggi nei luoghi sacri per realizzare i mosaici, le “massaggiava” la schiena, giocando con l’elastico del suo reggiseno e cercando di sedurla.

La mancanza di trasparenza nel caso Rupnik

Nonostante la gravità delle accuse, le indagini non mostrano progressi e molti affermano che sono state poco trasparenti. Il cardinale Víctor M. Fernández, durante un recente intervento, ha sottovalutato l’importanza di questo caso e ha affermato che c’erano “altri casi più gravi”, posizione che è stata ampiamente criticata.

La cronologia delle indagini sulle accuse contro Rupnik riflette per molti una mancanza di coerenza e impegno. Dall’apertura dell’indagine nel 2018 alle restrizioni imposte al sacerdote nel 2022, il processo è stato pieno di ritardi, contraddizioni e mancanza di chiarezza. Nel 2020, la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) ha decretato che Rupnik aveva assolto una complice in una colpa contro il sesto comandamento, il che ha portato a una scomunica che è stata poi revocata.

La sofferenza delle vittime e la sfiducia verso la Chiesa per la mancanza di risposta

Le presunte vittime hanno espresso la loro frustrazione per la mancanza di risposta da parte del Vaticano, ed è chiaro che la mancanza di informazioni in qualsiasi procedimento giudiziario può causare ulteriore sofferenza e ansia nelle vittime.

Gloria Branciani ha dichiarato di sentirsi tradita dalla mancanza di risposta del Vaticano, un anno dopo l’inizio dell’ultima inchiesta. Il 27 ottobre 2023, il Papa aveva affidato al Dicastero per la Dottrina della Fede il compito di riesaminare il caso, dopo aver deciso di “rinunciare alla prescrizione per consentire lo svolgimento di un processo”.

Ma Branciani ha sottolineato che, ancora una volta, nessuno si è assunto la responsabilità per il gravissimo abuso di cui è stata vittima. L’inazione del Vaticano indebolisce anche la fiducia dei fedeli nella capacità della Chiesa di affrontare efficacemente i casi di abuso.

Cronologia delle indagini sulle accuse contro padre Marko Rupnik

Di seguito, la cronologia presentata su www.jesuits.global/es dei principali eventi relativi alle indagini sulle accuse contro padre Marko Rupnik, fino all’apertura del processo presso il Dicastero per la Dottrina della Fede, nell’ottobre 2023:

Accuse assoluzione per complicità

  • Ottobre 2018: Il Delegato della Curia SJ per le Case Interprovinciali a Roma [dei gesuiti] riceve accuse di condotta sessuale inappropriata e un’accusa di assoluzione di una complice, da parte di P. Rupnik, in un peccato contro il sesto comandamento. Viene avviata un’indagine preliminare.
  • Maggio 2019: l’indagine considera credibili le accuse e viene inviato un fascicolo alla CDF [Congregazione per la Dottrina della Fede].
  • Giugno 2019: vengono imposte restrizioni cautelari da parte del delegato P. Guerrero, Superiore Maggiore della DIR.
  • Luglio 2019: La CDF chiede al Padre Generale l’apertura di un procedimento amministrativo penale. Il Generale nomina un delegato e due consulenti.
  • Gennaio 2020: Il delegato e i consulenti (esterni alla Compagnia di Gesù) concludono all’unanimità che c’è stata l’assoluzione di una complice.
  • Maggio 2020: La CDF dichiara che c’è stata l’assoluzione di una complice e, quindi, decreta che P. Rupnik è in stato di scomunica latae sententiae; la scomunica viene revocata nello stesso mese. A P. Rupnik vengono imposte restrizioni amministrative (per tre anni) e cessa di essere Direttore del Centro Aletti.

Accuse contro P. Rupnik relative a membri della comunità di Loyola

  • Giugno 2021: La CDF contatta la Curia Generale SJ in merito alle accuse relative a P. Rupnik e ad alcuni membri della comunità di Loyola.
  • Luglio 2021: Il Padre Generale chiede al Delegato della DIR, P. Johan Verschueren, di avviare un’indagine preliminare guidata da una persona esterna alla Compagnia (restano in vigore le restrizioni del maggio 2020).
  • Gennaio 2022: L’indagine conclude che c’è un caso di cui rispondere. I risultati vengono inviati alla CDF con la raccomandazione di un processo penale.
  • Febbraio 2022: P. Verschueren impone nuove restrizioni ministeriali.
  • Ottobre 2022: Il DDF indica che i fatti sono prescritti e non è possibile procedere al processo.
  • Dicembre 2022: Il Superiore Maggiore della DIR impone nuove restrizioni.

 

 

lascia il tuo commento

Notizie correlate