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La sinodalità entra nella fase di attuazione. Cosa aspettarsi da questa nuova fase?

 “Il Sinodo sulla sinodalità è solo un pretesto per apportare cambiamenti nell’insegnamento della Chiesa? Diversi partecipanti e leader sinodali hanno espresso la speranza che il processo porti a cambiamenti negli insegnamenti tradizionali”.

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Foto: Vatican News/ Vatican Media

Redazione (25/03/2025 17:19, Gaudium Press) Il Sinodo sulla sinodalità, un processo triennale che sembrava interminabile, ha preso una nuova e inaspettata piega con il recente annuncio della Fase di attuazione della durata di tre anni. Invece di convocare una nuova Assemblea sinodale, è stata introdotta l’idea di tenere un’Assemblea ecclesiale in Vaticano, prevista per l’ottobre 2028. Questo cambiamento non solo altera le dinamiche delle prossime fasi del Sinodo, ma solleva anche una serie di questioni teologiche, pastorali e strutturali sulla direzione che la Chiesa sta prendendo sotto il pontificato di Papa Francesco.

In una recente intervista al sito web Vatican News, il cardinale Mario Grech, segretario generale della Segreteria generale del Sinodo, ha sottolineato che l’Assemblea ecclesiale differisce in modo significativo dalle precedenti assemblee sinodali. Mentre il Sinodo dei vescovi era composto principalmente da vescovi, la nuova Assemblea avrà una composizione più ampia, forse con una prevalenza di laici. Questa decisione sembra riflettere un tentativo di enfatizzare la partecipazione più attiva di tutti i membri della Chiesa. Tuttavia, solleva anche preoccupazioni sul ruolo dei vescovi nella struttura ecclesiale, poiché l’ufficio episcopale conferisce loro la responsabilità primaria di insegnare, governare e santificare il popolo di Dio. È quantomeno singolare pensare che la sinodalità avrà il suo esito in un’Assemblea piuttosto che in un Sinodo.

Vale la pena notare che la decisione di sostituire la prossima Assemblea sinodale con questa nuova forma di riunione non è passata attraverso un ampio dibattito all’interno del Sinodo stesso, né è stata oggetto di una consultazione diretta con i vescovi. Ciò solleva dubbi sull’opportunità di questa decisione e su chi sarà responsabile della configurazione dell’Assemblea ecclesiale. Dopo tutto, questa nuova forma di deliberazione avrà un impatto significativo sulla Costituzione divina della Chiesa e sul ruolo dei vescovi nella gerarchia ecclesiale.

Allo stesso tempo, la decisione di estendere il periodo di attuazione del Sinodo e di centralizzare la sua direzione a Roma, dimostra l’impegno di Papa Francesco nel garantire che il processo sinodale non perda slancio. Il timore, tuttavia, è che tale mossa possa apparire contraddittoria: un processo che sostiene la decentralizzazione ma che rimane fortemente guidato dal Vaticano. Il fatto che il processo sia stato approvato durante il ricovero in ospedale del Pontefice segnala l’importanza dell’evento per il suo pontificato.

Questioni fondamentali del processo sinodale

In un recente commento scritto per il National Catholic Register, il giornalista e dottore in teologia Larry Chapp, fondatore del sito Gaudiumetspes22.com, sostiene che per far sì che il processo sinodale raggiunga i suoi obiettivi senza generare inutili divisioni, è necessario affrontare alcune questioni, che egli divide in tre temi: chiarezza di definizione, analisi pastorale e orientamento teologico.

Secondo Chapp, fin dall’inizio la sinodalità è stata descritta con termini vaghi come “ascolto”, “inclusione”, “dialogo” e  “consultazione”. Tuttavia, questi concetti non sono sufficienti a definire con precisione cosa significhi una Chiesa sinodale rispetto a una struttura più piramidale. Quali differenze strutturali concrete propone questo approccio?

Se la sinodalità implica una riorganizzazione del governo della Chiesa, come si armonizza con la tradizione apostolica? Se ci saranno cambiamenti significativi nel ruolo dei laici, ciò comporterà revisioni del Diritto Canonico? E se i vescovi saranno costretti a sottomettersi alle decisioni prese da organismi composti da una maggioranza di laici, questo non modificherà profondamente la teologia dell’autorità episcopale? Nessuna di queste domande è stata affrontata nell’intervista di Vatican News al cardinale Mario Grech, ma sicuramente saranno prese in considerazione dai giornalisti nei prossimi giorni.

Chapp richiama anche l’attenzione sulla preoccupante mancanza di interesse dei cattolici in generale per il tema della sinodalità. “Oltre alla questione strutturale, c’è anche la questione pastorale: i cattolici comuni sono interessati al processo sinodale? Durante la fase consultiva del Sinodo, solo l’1% dei fedeli ha partecipato alle sessioni di ascolto e alle risposte ai questionari”, sottolinea.

Allo stesso tempo, le maggiori preoccupazioni dei cattolici oggi ruotano attorno al crescente secolarismo, all’individualismo religioso, alla mancanza di formazione dottrinale e al degrado morale della società. Molti fedeli cercano un’esperienza liturgica più profonda e comunità parrocchiali più vivaci e spiritualmente arricchenti. Il Sinodo, con la sua attenzione alla riorganizzazione ecclesiale, sta rispondendo a queste esigenze pastorali? Se no, allora l’efficacia stessa del processo sinodale deve essere messa in discussione.

Tuttavia, Larry Chap solleva un’ipotesi seria: il Sinodo sulla sinodalità è solo un pretesto per apportare cambiamenti nell’insegnamento della Chiesa? “La preoccupazione teologica centrale è se il Sinodo viene usato come strumento per cambiare la dottrina della Chiesa con il pretesto di promuovere la sinodalità. Diversi partecipanti e leader sinodali hanno espresso la speranza che il processo porti a cambiamenti negli insegnamenti tradizionali”, afferma il giornalista.

Qui è essenziale sottolineare: se il Sinodo intende davvero cambiare le dottrine, questo dovrebbe essere dichiarato in modo trasparente, evitando false aspettative e dissipando ogni illusione di cambiamento degli insegnamenti tradizionali.

Conclusione

Papa Francesco, rientrato a Casa Santa Marta, anche se ancora sotto controllo medico per due mesi, ha chiarito di considerare la sinodalità come la pietra angolare del suo pontificato. Il suo impegno a garantire che la fase di attuazione del Sinodo non cada nel vuoto riflette questa determinazione. Il fatto che Francesco abbia convocato questo evento triennale, mentre la sua stessa vita era a rischio, rivela la sua intenzione di consolidare la sinodalità come eredità duratura. Egli cerca non solo di spianare la strada al suo successore, ma anche di rendere difficile a qualsiasi futuro pontefice, che si opponga al suo modello di Chiesa, il tentativo di invertirlo.

Vale la pena ricordare che dopo il Sinodo dell’Amazzonia, che ha preceduto il Sinodo sulla sinodalità, è stata discussa la creazione di una Conferenza episcopale amazzonica, che riunisse i vescovi di vari Paesi della regione. L’idea si è evoluta ed è sfociata nella creazione di una Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia, un’organizzazione che, a differenza di una conferenza episcopale tradizionale, include vescovi, religiosi e laici nel suo comitato esecutivo, con questi ultimi che partecipano non solo come ospiti, ma su un piano di parità. Anche se non sappiamo ancora se l’obiettivo dell’Assemblea ecclesiale sarà quello di rendere il governo dei vescovi più partecipativo, il precedente brasiliano suggerisce che questa direzione è una possibilità concreta. Pertanto, i tre anni che ci separano dall’Assemblea ecclesiale del 2028 saranno un periodo cruciale per l’osservazione critica e il discernimento teologico sul futuro della Chiesa sotto questa nuova forma di governo.

Di Rafael Tavares

 

 

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