La Cina intensifica la repressione religiosa: gli stranieri che praticano la loro religione rischiano l’arresto.
Sette anni dopo l’accordo tra Vaticano e Cina, nuove restrizioni minacciano la libertà religiosa.
Redazione (08/04/2025 15:35, Gaudium Press) Sette anni fa, nel 2015, sono stati firmati gli accordi tra il Vaticano e il governo cinese, inizialmente accolti come un segnale di normalizzazione della pratica della religione cattolica nel gigante asiatico.
Sei anni dopo, i frutti di quell’accordo si rivelano deludenti per molti, e le promesse di maggiore libertà per i cattolici cinesi non sono state mantenute. Invece di sperimentare una diminuzione delle restrizioni, la Chiesa si trova ad affrontare nuove difficoltà, soprattutto a causa delle recenti normative che entreranno in vigore il prossimo 1° maggio.
Secondo i sacerdoti anonimi intervistati da The Pillar, queste normative sono il riflesso di una maggiore limitazione della libertà religiosa, piuttosto che un passo avanti verso la normalizzazione. Le nuove 38 regole dettagliate impongono severe restrizioni alla partecipazione degli stranieri alle attività religiose in Cina. Tra le richieste più notevoli c’è il principio di “indipendenza religiosa e autogestione” che dovrebbe governare le attività ecclesiastiche nel paese, il che si traduce in un controllo ancora più stretto da parte del governo: “Se gli stranieri vogliono vivere la loro religione, devono anche chiedere il permesso alle autorità competenti e rispettare le regole stabilite dal Partito, riconoscendo il principio di ‘indipendenza e autogoverno’ delle religioni in Cina”, come espresso nelle ‘38 regole’.
Controllo sulle celebrazioni liturgiche
Una delle principali disposizioni delle nuove regole è che le messe e le celebrazioni liturgiche possono essere celebrate solo in luoghi di culto ufficiali e sotto la conduzione di ministri approvati dal governo. La possibilità che un sacerdote straniero presieda una cerimonia in uno spazio non autorizzato è limitata a situazioni straordinarie e sempre con la debita autorizzazione ufficiale. Ciò limita notevolmente la libertà dei cattolici stranieri che risiedono in Cina, impedendo loro di partecipare pienamente alla vita religiosa delle comunità locali.
Possibili conseguenze per gli stranieri
La normativa stabilisce inoltre che qualsiasi straniero che partecipi a cerimonie religiose al di fuori degli spazi autorizzati potrebbe andare incontro a gravi sanzioni, compreso l’arresto. Le autorità cinesi possono prendere provvedimenti contro coloro che “menzionano o compiono azioni ostili alla Cina, hanno tendenze ideologiche estremiste o interferiscono con le questioni religiose cinesi”. Questo approccio ha sollevato grandi preoccupazioni tra i sacerdoti locali, che temono che le nuove regole non solo limitino la libertà religiosa, ma criminalizzino anche qualsiasi tentativo di vivere il proprio credo al di fuori dei canali autorizzati dal governo.
Secondo The Pillar, tra i sacerdoti locali intervistati, l’impressione diffusa è che le nuove norme non solo rendano difficile la pratica religiosa, ma rappresentino un meccanismo di controllo che può essere utilizzato per perseguitare e arrestare i credenti. “Se necessario, le norme sono un pretesto, un permesso per arrestare”, affermano alcuni dei sacerdoti interpellati.
Un reato vivere il comune credo
Dal 1° maggio, la legge criminalizza anche la possibilità per i cattolici cinesi e stranieri di praticare insieme la fede. In termini concreti, un cattolico straniero, sia in visita che residente in Cina, non potrà partecipare alla messa o ad altre celebrazioni religiose che non siano officiate nelle chiese ufficiali e presiedute da sacerdoti della Chiesa cattolica patriottica cinese. Per i cattolici, questo rappresenta una nuova fase di repressione, poiché, come assicurano alcuni ecclesiastici, questo tipo di misure limita profondamente la possibilità di vivere il comune credo e di condividerlo liberamente.
Nonostante i primi tentativi di creare un ambiente più aperto e cooperativo tra la Chiesa e il governo cinese, le nuove normative dimostrano che la libertà religiosa in Cina è ancora oggetto di costante conflitto. I cattolici nel paese, sia cinesi che stranieri, si trovano di fronte a un panorama in cui le restrizioni aumentano e qualsiasi atto di fede al di fuori dei limiti imposti dal governo può essere considerato illegale.
Con informazioni da Religione in Libertà e Aica.
lascia il tuo commento