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“Le pratiche cattoliche classiche funzionano”: il vescovo Cordileone sulla cura della liturgia

 Notevole risonanza sta suscitando l’articolo dell’arcivescovo di San Francisco “È tempo di una rinascita dell’eccellenza nella liturgia cattolica”. Bishop Salvatore Cordileone 10

Foto: Catholicasts.com

Redazione (09/04/2025 14:34, Gaudium Press) L’articolo di Mons. Salvatore Cordileone, Arcivescovo di San Francisco, pubblicato sul National Catholic Register lo scorso 6 aprile con il titolo “È tempo di una rinascita dell’eccellenza nella liturgia cattolica” (It’s Time for a Renaissance of Excellence in Catholic Liturgy), ha avuto una notevole risonanza.

Il testo dell’arcivescovo inizia sottolineando “molti gravi problemi” che affliggono la società attuale, e anche la Chiesa, come “il declino del matrimonio e l’imminente crisi demografica; la parallela diminuzione dei giovani che accettano la chiamata al sacerdozio e alla vita religiosa; la crescente disgregazione familiare; le persistenti conseguenze delle rivelazioni di abusi sessuali da parte del clero avvenute decenni fa; lo scandalo causato da eminenti cattolici che si oppongono categoricamente alle verità morali fondamentali; la mancanza di chiarezza nel presentare gli insegnamenti della Chiesa su temi delicati del nostro tempo e le conseguenti divisioni che ne derivano; l’ascesa dei social network come magistero alternativo, che sostituisce i genitori e la parrocchia come principali educatori dei bambini. E l’elenco potrebbe continuare”.

Tuttavia, e dopo questo significativo elenco, Mons. Cordileone sottolinea che c’è un “problema di fondo” per tutte queste crisi, che è “la perdita del senso del sacro, specialmente nel modo in cui i cattolici celebrano il loro culto”.

L’arcivescovo sottolinea che si è verificato un fallimento nel momento di “evangelizzare la nuova generazione di giovani cattolici nelle nostre [chiese]”, che si traduce in “una diminuzione della partecipazione alla messa, dei matrimoni, dei battesimi e delle vocazioni religiose. Almeno il 40% degli adulti, che dicono di essere stati allevati come cattolici, ha abbandonato la Chiesa, secondo quanto riportato da Pew Research nel 2015, e 10 anni dopo le cifre non migliorano”. L’arcivescovo sottolinea in particolare che molti non “incontrano davvero Gesù nell’Eucaristia”, perché se fosse così non abbandonerebbero la Chiesa.

Un incontro

Mons. Cordileone ha annunciato che per rinnovare la fede in Gesù Cristo presente nell’Eucaristia, ha convocato per i giorni 1-4 giugno l’Incontro Liturgia: Fonte e Culmine, che si svolgerà nel Seminario San Patrizio a Melo Park, al quale parteciperà, tra le altre personalità, il Cardinale Robert Sarah, Prefetto emerito del Dicastero per il Culto Divino.

Per l’arcivescovo di San Francisco “il futuro della liturgia è fondamentale per le prospettive future degli sforzi della Chiesa per evangelizzare sia i fedeli cattolici che coloro che sono lontani da Cristo”.

“La buona notizia è che l’implementazione di pratiche che promuovono una maggiore riverenza nella Messa non deve necessariamente suscitare la controversia e il dissenso che abbiamo sperimentato noi cattolici di vecchia data negli anni successivi al Concilio [Vaticano II], cioè quando è fatta con un’adeguata catechesi e sensibilità pastorale. È stata proprio questa mancanza di buon senso pastorale che ha reso gli anni dei ‘cambiamenti’ così traumatici per tanti”, ha detto.

Pratiche già collaudate

Dice il vescovo che proposte di questo tipo le ha già attuate quando era parroco:

“Questa è stata la mia esperienza personale e quella di altri sacerdoti che conosco. L’attuazione di misure simili con questo approccio nelle due parrocchie, molto diverse, in cui ho servito come parroco – comprese semplici pratiche come un rigoroso codice di abbigliamento per i ministri laici nella liturgia e la presenza di uscieri nelle aree di comunione per garantire che nessuno portasse via una ostia consacrata – ha creato nel tempo una maggiore consapevolezza tra i parrocchiani, del rispetto speciale che deve essere dato all’adorazione dell’unico e vero Dio”.

Nella cattedrale di San Francisco, Santa Maria dell’Assunzione, l’arcivescovo Cordileone, insieme al rettore, ha notato  ”che sempre più persone si inginocchiavano per la comunione, il che creava difficoltà logistiche. Il rettore della cattedrale, padre Kevin Kennedy, mi ha parlato di questo e, dopo la nostra conversazione, ha deciso di posizionare dei lunghi inginocchiatoi di fronte al presbiterio (ciascuno con una capacità di circa otto persone) in modo che i fedeli (compresi gli anziani e i malati, e non solo i giovani riverenti con le ginocchia sane) possano inginocchiarsi per ricevere la Santa Comunione se lo desiderano. Il risultato? Quando viene offerta la possibilità di inginocchiarsi per ricevere la Comunione, molte persone lo fanno in modo naturale. È un utile esempio di sviluppo organico: offrire alle persone l’opportunità di sperimentare una pratica liturgica radicata nella nostra tradizione, senza obbligare tutti a rispettarla, ma lasciando un legittimo margine di diversità dove la Chiesa lo permette”.

Mons. Cordileone continua il suo articolo parlando di altre misure in linea e conclude che l’obiettivo è che i cattolici credano sempre più “che ogni domenica il sacrificio di Gesù Cristo ci viene reso presente sull’altare, che ritorna a noi sotto le sembianze di pane e vino, e ci viene offerto in adempimento delle sue parole di mandato: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi» (Giovanni 6,53)”.

“Sono felice di vedere quanti giovani sono attratti dalle pratiche cattoliche classiche che esprimono con tanta efficacia realtà trascendenti. Ciò che è classicamente cattolico funziona. È ora di ricostruire con fiducia su una base solida, anche in ginocchio in riverenza davanti a Nostro Signore Gesù Cristo”, conclude.

 

 

 

 

 

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